Ci sono solo tre Paesi in tutta l’Unione europea che presentano «squilibri macroeconomici eccessivi». E l’Italia rimane uno di questi, in compagnia di Grecia e Cipro. I fattori che preoccupano la Commissione Uè – che ieri ha diffuso ufficialmente 28 Rapporti-Paese – sono sostanzialmente sempre gli stessi: l’alto debito, la scarsa crescita e la bassa produttività. Germania, Francia e Olanda — insieme ad altri Paesi — restano invece nella categoria con squilibri economici non eccessivi: per Berlino e L’Aja il capo d’accusa è ancora una volta il surplus e il livello «non adeguato» degli investimenti. Bruxelles intravede qualche timido segnale positivo nell’agenda italiana delle riforme, ma ancora non basta. «I progressi del governo – scrive l’esecutivo Uè nel rapporto-stanno diventando più compatibili con la riduzione del debito». Però servono ben altri sforzi, anche perché «la crescita potenziale resta insufficiente ad assicurare una rapida riduzione del debito». Secondo la Commissione il debito italiano ha raggiunto il 134,8 percento del prodotto interno lordo nel 2018 e dovrebbe essere salito al 136,2% nel 2019 per poi aumentare ulteriormente nel 2020 (136,8%) e nel 2021 (137,4%). C’è un solo capitolo in cui Bruxelles rileva «sostanziali progressi»: la lotta all’evasione fiscale, in particolare con gli interventi per favorire i pagamenti elettronici e per ridurre l’uso del contante. «Alcuni progressi» sono stati fatti sul mercato del lavoro e nelle politiche sociali, in particolare quelle in favore dei giovani e dei gruppi più vulnerabili. Ancora nessun passo avanti, rispetto alle indicazioni della Commissione, su pensioni e concorrenza. Il rapporto nota che il sistema pensionistico continua a pesare in modo eccessivo sulla spesa pubblica, nonostante i ripetuti richiami di Bruxelles. Roma, poi, continua a non affrontare le restrizioni alla concorrenza nel settore del commercio al dettaglio e dei servizi alle imprese. La disoccupazione cala leggermente, ma «resta alta». Gli investimenti sono tornati a salire, ma «servono più sforzi». Un capitolo è poi dedicato alle banche e la Commissione di Bruxelles annota che la situazione in Italia è migliorata grazie a una riduzione dei crediti deteriorati (nei primi dieci mesi del 2019 sono stati ceduti circa 20 miliardi di euro), anche se lo stock negli istituti di credito rimane molto alto se comparato con quelli degli altri Paesi dell’Eurozona (a giugno dello scorso anno valeva circa 177 miliardi di euro). Tra le righe del rapporto Uè c’è anche un messaggio di «benvenuto» alla riforma della giustizia che blocca la prescrizione dopo il primo grado. Nonostante questo, la Commissione chiede misure «per aumentare l’efficienza, soprattutto al livei- lo di appello, dove ancora circa il 25 percento dei procedimenti è stato dichiarato prescritto nel 2018». Nel pacchetto presentato ieri c’erano anche dei consigli su dove indirizzare i nuovi fondi per la transizione energetica: l’ex Uva di Taranto e le zone carbonifere del Sulcis-Iglesiente. All’Italia andranno 364 milioni di euro (su un totale di 7,5 miliardi) che nelle previsioni dovrebbero mobilitare in tutto.
Riforme, pensioni e debito: l’Italia resta sorvegliata speciale
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