Nel decreto legge divieto di chiusura per le attività essenziali

Dal 28 marzo al 3 aprile scatta la chiusura su tutto il territorio nazionale anche perla fabbricazione di macchine per l’industria agricola, macchine per l’industria alimentare, di bevande e tabacco, degli articoli in gomma, produzione di spaghi, corde, funi e reti. Verrà invece limitata l’attività per cali center, fabbricazioni di prodotti in materie plastiche, imballaggi in legno, prodotti di carta, prodotti chimici, oltre alle opere di ingegneria civile. Via libera, inoltre, tra le altre voci, alla fabbricazione di imballaggi in vetro per alimenti, alla produzione di batterie, di pile e accumulatori elettrici, e all’attività delle agenzie di somministrazione lavoro. Sono alcune delle novità dell’allegato al decreto ministeriale Mise-Mef previsto i n pubblicazione ieri sera, in extremis, in Gazzetta Ufficiale. Il testo, dopo il faticoso accordo raggiunto con Cgil, Cisl e Uil corregge l’elenco di attività consentite dal Dpcm del 22 marzo, oggetto di accese polemiche da parte dei sindacati che volevano ridurre il numero di produzioni considerate indispensabili e quindi escluse dalla chiusura generalizzata. Per tutte le attività non indicate nell’elenco del Dpcm del 22 marzo la chiusura scatta da oggi, come già previsto, mentre la data del 28 marzo si riferisce alle ultime novità quindi alle attività precluse in virtù dell’allegato al nuovo decreto ministeriale. Per tutte queste attività la chiusura è disposta fino al 3 aprile. È stata necessaria una giornata di trattativa a distanza, con l’intervento del premier Giuseppe Conte che si è appellato al senso di responsabilità del sindacato, ed ha lasciato il testimone martedì sera al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che neUa tarda notte ha raggiunto una pre-intesa, poi perfezionata Ieri pomeriggio con i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. «È stato tolto dall’elenco tutto ciò che non era essenziale, visto il momento difficile che stiamo vivendo», hanno commentato i sindacati, «in queste attività chi lavora dovrà essere dotato dei dispositivi di protezione individuali e, in tutti i luoghi di lavoro, dovrà essere rigorosamente adottato il Protocollo sulla sicurezza». I sindacati nella trattativa avevano sollevato il tema della possibilità di derogare alla chiusura con la certificazione presentata al prefetto dal datore di lavoro che autocertifica che si tratta di una produzione funzionale all’attività di una filiera strategica, lamentando che in migliaia avrebbero approfittato di questa deroga, soprattutto in Lombardia e Emilia Romagna. Anche ieri sono giunte migliaia di comunicazioni alle prefetture, in tutta Italia, anche da parte di diverse imprese che nel frattempo hanno riconvertito le linee alla produzione di mascherine. «I prefetti dovranno coinvolgere le organizzazioni territoriali per la autocertificazione delle attività delle imprese che svolgono attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere essenziali», sostengono i sindacati aggiungendo che «il ministro della Difesa si è Impegnato a diminuire la produzione nel settore militare, salvaguardando solo le attività indispensabili». Il governo si è impegnato a monitorare con il sindacato l’applicazione del Protocollo sulla sicurezza. Per i call center rimane preclusa l’attività in uscita (outbound) e dei servizi telefonici a carattere ricreativo, tra le novità possono operare gli “altri servizi di sostegno alle imprese” per le sole consegne a domicilio. «Il lavoro sfiancante sui codici Ateco – commenta Marco Leonardi, consigliere economico del Mef – ci conferma che i lavori davvero essenziali sono gli operai, tra cui quelli agricoli, la raccolta dei rifiuti, le cassiere nei supermercati e gli infermieri. Lavori pagati poco».

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