Il mio amico Andrea è sicuro: si preparano alla Terza guerra mondiale…

ROMA – La guerra in Ucraina scatenata dalla cricca politico-mafiosa di Putin che governa oggi la Russia va avanti senza sosta con morti e distruzione. Sembra non esserci fine, non si riesce a capire come qualcuno, o qualche organismo, possa mettersi in mezzo ai contendenti per spingerli (costringerli) a un trattato di pace. Una pace giusta, che individui le colpe dell’aggressore; approvata dal popolo ucraino che ogni giorno viene massacrato e resiste ad oltranza. Sono mesi difficili, di confronto e anche di scontri a livello personale. Pure col mio amico Andrea F. che conosco da decenni con grande esperienza di lavoro all’estero per grandi compagnie internazionali per le quali si è occupato di sicurezza informatica e dei mercati. Andrea mi aggiorna e mi manda tabelle sull’andamento dei mercati, su linee che vanno su e giù e poi ancora su, insistendo su quelli che per lui sono chiari indizi: si va verso una nuova guerra mondiale.

Non solo sul quadrante geopolitico in cui insistiamo noi ma sullo scontro, per alcuni imminente, tra Usa e Cina. Tornando dalle nostre parti, in me suscita grande allarme la decisione di trasformare la Polonia nella corazzata d’Europa: previsto un massiccio piano di investimenti militari, fino al 4% del pil, con la formazione e messa in campo di un esercito di 300mila uomini. A questo proposito il mio amico Andrea mi ricorda una guerra poco considerata nei libri di storia ma che alla luce di quanto sta accadendo crea ulteriore sconforto. Parliamo della guerra scoppiata tra il 1919 ed il 1921, da una parte la Repubblica di Polonia, appena ricostituitasi come stato indipendente dopo più di un secolo di dominazione straniera, e il governo nazionalista ucraino in esilio; dall’altra la Russia sovietica già in lotta contro le armate controrivoluzionarie.

La guerra, si legge su Wikipedia, ebbe inizio con l’invasione polacca di Lituania, Bielorussia e Ucraina allo scopo di ricreare una Grande Polonia; tuttavia, l’Armata Rossa sovietica si riorganizzò e passò alla controffensiva infliggendo pesanti sconfitte all’esercito polacco, liberando i territori occupati e avanzando nel cuore della Polonia in direzione di Varsavia. Quando ormai la caduta della capitale polacca sembrava imminente e l’avanzata delle truppe bolsceviche russe inarrestabile, una controffensiva polacca portò alla sconfitta dei sovietici alle porte di Varsavia e consentì alla Polonia di riguadagnare una parte del terreno perduto. La guerra si concluse con un compromesso tra le parti sancito dal trattato di Riga del marzo 1921.

Quella guerra ebbe una fondamentale importanza nello sviluppo della dottrina militare sovietica. L’analisi rivelò che l’offensiva sovietica era stata condotta con riserve inadeguate, supporto logistico carente e inefficace controllo delle operazioni. I teorici militari sovietici — Tuchacevskij, Svechin, Triandafillov e Frunze — arrivarono alla conclusione che la complessità della guerra moderna aveva sostanzialmente cambiato il modo in cui la guerra stessa poteva essere condotta e che, fra tattica e strategia, era necessario un livello operativo intermedio.

Nel suo libro La campagna della Vistola, Tuchacevskij scrisse: "… l’impossibilità, data dall’ampiezza dei fronti odierni, di annichilire un esercito nemico con un unico attacco, rende necessario usare una serie di operazioni graduali… [le quali], collegate da un perseguimento continuo del fine, possono soppiantare la battaglia di annientamento, la migliore forma di scontro negli eserciti del passato". Venne quindi introdotto nella dottrina militare sovietica un livello operativo intermedio, denominato "operazionale", definito da Svechin come "… una serie di operazioni divise nel tempo da pause più o meno lunghe, comprendenti differenti settori del teatro di guerra e differenziate nettamente come conseguenza di differenti fini intermedi". Se guardiamo a quanto sta accadendo in Ucraina, anche dopo decenni, si possono trovare agghiaccianti analogie che non fanno ben sperare in una fine a breve dell’invasione.

Tornando alle segnalazioni più economiche del mio amico Andrea, lui sottolinea che guardando ai mercati internazionali il settore areospazio & difesa a Wall Street ha fatto l’anno scorso +10% mentre il mercato generale ha registrato un -20%. Insomma, stando ai risultati e agli investimenti in tecnologia militare l’Occidente sembra messo meglio di tutti gli altri potenziali nemici. Questo potrebbe spingere molti a pensare che una nuova guerra sia un buon affare, considerando che la Russia comunque è messa male e che la Cina al momento non ha ancora raggiunto l’efficienza dei potenziali avversari. Possono sembrare discussioni appassionate, che restano lì. Poi si leggono gli appunti di ‘generaloni’ americani, ultimi Mike Minihan e Philip Davidson, scritti per i loro comandi e che qualcuno alla fine ha girato anche ai giornalisti, che parlano di un conflitto con la Cina tra pochi anni. Nell’ultimo congresso che lo ha di nuovo incoronato imperatore, il leader cinese Xi Jimping, lo ha detto chiaramente: Taiwan deve tornare alla madrepatria cinese, non è questione che può essere demandata alle future generazioni. Insomma, è una pratica urgente. Nel 2024 ci saranno le elezioni presidenziali proprio a Taiwan e negli Stati Uniti. Potrebbe essere quella l’occasione per tentare il ‘colpaccio’?  E’ inevitabile? O possiamo impedirlo in qualche modo? Sicuramente un’arma formidabile a favore della pace è di agire tutti, a qualsiasi livello, per trovare il modo di trasformare la guerra in un cattivo affare, dove si perde e non si guadagna.
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