La «pace fiscale» parte da 3 scaglioni

Una “pace fiscale” a tre livelli per consentire al popolo delle partite Iva di estinguere i propri debiti con l’Erario. La richiesta prevista va da un minimo del 6% a un massimo del 25% del ruolo, e a fare la differenza sarà lo stato patrimoniale e reddituale dei contribuenti. Ma un peso importante è previsto anche per la presenza nel nucleo famigliare di almeno un disoccupato o un artigiano, commerciante o professionista che ha chiuso l’attività. Funziona così il progetto di maxi-rottamazione che nelle intenzioni di Lega e Cinque Stelle dovrebbe trovare posto in uno dei primi provvedimenti che il Governo (per ora futuribile) presenterà alla Camere non appena diventerà operativo. Ne è certo Armando Siri, ideatore della Flat Tax targata Lega e al lavoro fino a ieri sulla stesura defmitiva del contratto tra Lega e M5s, precisando subito che non si tratta di un’operazione con «finalità condonistica». L’obiettivo dichiarato è quello di aiutare i cittadini in difficoltà. Ma chi sono per l’esattezza? Al momento nelle intenzioni della Lega si tratta dei titolari di partita Iva che si sono visti iscrivere a ruolo dall’agente pubblico della riscossione le imposte non versate o pagate solo in parte negli ultimi cinque anni.Il cosiddetto «saldo e stralcio» prevede dunque l’estinzione del debito corrispondente al capitale, alle sanzioni e agli interessi. Il tutto senza dover pagare gli interessi di mora. Ma quanto si paga? Partiamo dal conto più salato. Per tutti non si va oltre il 25% dell’importo iscritto al ruolo e delle somme dovute al concessionario a titolo di rimborso per le spese sostenute e per le procedure esecutive eventualmente attivate per recuperare il credito. La soglia si riduce al 10% se la persona è proprietaria in tutto il territorio nazionale della sola abitazione principale legata a un mutuo in corso di pagamento alla data di adesione alla maxi-rottamazione e con un reddito lordo, nell’ultimo periodo d’imposta ai fini fiscali, inferiore a 24mila euro. Il terzo livello della «pace fiscale» riduce al 6% le somme dovute per “stralciare” i debiti dei contribuenti che, oltre a possedere un solo immobile in tutto il territorio, hanno un reddito inferiore a 18mila euro nell’ultimo anno d’imposta e hanno almeno un famigliare che ha perso il lavoro per licenziamento o chiusura dell’attività di impresa o dello studio professionale. Il «saldo e stralcio» degli incagli fiscali, stando alle stime della Lega, potrebbe garantire un tesoretto di «almeno 6o miliardi di euro» che, secondo lo stesso Siri, dovrebbe portare una parte delle risorse da destinare alla copertura finanziaria della nuova Irpef a due aliquote. Tutta da scrivere e pensare ancora la convivenza con l’attuale rottamazione-bis delle cartelle targata Gentiloni che, alla scadenza del 15 maggio scorso con la presentazione dell’istanza di adesione, ha fatto registrare una partecipazione di almeno 500mila contribuenti. La nuova «pace fiscale» gialloverde, se salirà davvero sul primo decreto legge della XVIII legislatura rischia di cadere proprio nel mezzo del pagamento della prima o unica rata della sanatoria.

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