Commercialista, una professione ormai ad alto rischio. L’assistenza e la consulenza continue ai clienti espongono sempre più spesso questa tipologia di liberi professionisti ad un fuoco incrociato che può arrivare da più parti. Non ci sono soltanto i rischi di responsabilità civile e penale, imputati al commercialista in concorso con il cliente, ma anche il pericolo di incorrere in sanzioni per violazione delle normative più disparate. Dalla privacy, all’antiriciclaggio, solo per citarne alcune fra le più insidiose. Come se tutto ciò non bastasse il commercialista è spesso anche additato, impropriamente, agli onori delle cronache mediatiche. Sono questi gli scenari che sono emersi nel corso delle tavole rotonde tenutesi in occasione del Convegno nazionale di Anc, dello scorso 25 settembre ad Alghero. A scuotere le fondamenta della categoria professionale l’intervento, di notevole spessore tecnico-giuridico, di Antonio Laudati, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. Citando un recente caso finito nelle aule della Corte di cassazione, Laudati ha elencato, uno ad uno, tutti i possibili elementi che possono far finire il commercialista sul banco degli imputati, in concorso di colpa con il cliente. La teoria giurisprudenziale del c.d. «dolo eventuale», le insidie della normativa antiriciclaggio e le omissioni in termini di segnalazione di operazioni sospette nonché la specifica ed insidiosa fattispecie di reato prevista a carico del professionista – quale ideatore di modelli seriali di evasione fiscale – di cui all’articolo 13bis del digs n. 74/2000. Un vero e proprio fuoco incrociato che finisce per attrarre nella rete processuale, sempre più di frequente, anche il commercialista che essendo sempre più vicino all’imprenditore — anche per effetto delle nuove tecnologie informatiche – «non poteva non sapere». Durante i lavori congressuali sono emerse anche le conseguenze di recenti fatti di cronaca durante i quali i media hanno enfatizzato, spesso anche a sproposito, la presenza del «com mercialista» nelle varie fattispecie penalmente rilevanti. Spesso, si è fatto notare, trattasi di soggetti non iscritti all’albo ma che, nonostante ciò, per l’opinione pubblica possono comunque essere definiti quali commercialisti o presunti tali. Le conseguenze di questa pubblicità negativa per la categoria sono nefaste. Soprattutto se tali notizie vengono riprese ed amplificate da personaggi di rilievo pubblico o peggio ancora, da esponenti di punta questo o quel partito politico. Eppure la categoria professionale in questione avrebbe molte frecce al proprio arco attraverso le quali rispondere a tali virulenti attacchi. Fra queste una di rilievo, oggetto di una specifica tavola rotonda durante i lavori del suddetto convegno nazionale, riguarda il rispetto degli obblighi della disciplina antiriciclaggio. Lo stesso sostituto procuratore Antonio Laudati e Ranieri Razzante, docente di intermediazione finanziaria, hanno sottolineato con forza come i commercialisti stiano recependo le disposizioni deua normativa antiriciclaggio, aumentando anche il numero e soprattutto la qualità delle segnalazioni sospette (c.d. SOS). L’essere soggetti a tali obblighi, nonché a quelli deontologici e di formazione professionale continua, dovrebbero costituire un titolo di merito che la categoria potrebbe vantare con efficacia per distinguersi sul mercato. Che l’attività del commercialista debba comunque evolversi è ormai un dato di fatto. Lo stesso presidente del Consiglio nazionale. Massimo Miani, presente ai lavori del convegno, non ha esitato nel ricordare ai presenti come le attività collegate alla contabilità ed agli adempimenti di natura meramente formale siano destinate, da qui a breve, ad essere sempre meno gratificanti nel novero delle attività che può svolgere il dottore commercialista.
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