La previdenza integrativa raggiunge 8,4 mln di iscritti

La pandemia mette (anche) i bastoni tra le ruote alla previdenza complementare, frenandone sì la crescita, ma senza arrivare a interromperne la corsa: alla fine di settembre, infatti, le forme pensionistìche integrative ammontavano a «9,289 milioni di posizioni in essere», con una salita, al confronto con la fine del 2019, «pari a 172.000 unità (1,9%)». E il totale degli iscritti (inclusi coloro che hanno aderito a più di nn modello di risparmio) può esser stimato in «8,420 milioni di individui». Lo si legge nell’ultima rilevazione compiuta dalla Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), che evidenzia come, sempre ponendo come termine di paragone la «performance» dell’anno passato, «nei fondi negoziali si registrano circa 90.000 posizioni in più (2,8% ), portandone la somma a 3,250 milioni». A far i maggiori passi in avanti, recita il dossier, vi è il fondo destinato ai lavoratori del settore edile, (47.800 unità in più) ed il fondo rivolto ai dipendenti pubblici (+12.100), mentre «nelle forme pensionistiche di mercato, i fondi aperti contano 1,593 milioni di posizioni, 42.000 unità in più (2,7%), e sul fronte dei Pip (Piani individuali pensionistici) «nuovi» «il totale delle posizioni, 3,460 milioni, è in aumento di 41.000 unità (1,2 per cento), sempre rispetto alla fine del2019». Quanto alle risorse destinate alle prestazioni «sono pari a circa 190 miliardi, 5 miliardi in più rispetto a quanto rilevato alla fuie del 2019»; il patrimonio dei fondi negoziali assomma a 58,1 miliardi, il 3,6% in più, per quelli aperti si attesta a 23,8 miliardi e a 37,2 miliardi per i Pip «nuovi» salendo, rispettivamente, del 4,1% e del 4,9%. Ed i flussi contributivi nei nove mesi del 2020 hanno totalizzato 8,2 miliardi. E sul versante del Tfr (Trattamento di fine rapporto) che la Covip mette in risalto un dato di rilievo: nonostante l’avanzata del Coronavirus, i rendimenti dei fondi di previdenza integrativa sono risultati superiori al Tfr se si guarda a un orizzonte di 10 anni. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i ricavi dei fondi negoziali rispetto all’inizio del 2020 «sono ritornati positivi, risultando pari in media allo 0,2%, mentre son rimasti negativi per i fondi aperti (-0,9%), e per i Pip di ramo III (-4,7%)».

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