Superbonus, bomba sociale

Che fine faranno tutti i crediti incagliati relativi al Superbonus? Un quesito di assoluta rilevanza per migliaia di imprese e famiglie italiane alla luce dello stop alla cessione dei crediti decretato dal governo Meloni. Se ne è discusso nel corso del webinar “Bomba Superbonus: migliaia di aziende rischiano il default, è giusto far pagare famiglie e imprese?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Andrea De Bertoldi (FdI, relatore del Decreto legge sul Superbonus e la cessione del credito alla Camera dei Deputati), Emiliano Fenu (capogruppo del M5s in Commissione Finanze a Montecitorio), Marco Cuchel (presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti) e Simone Gualandi (presidente nazionale dei Giovani Cna).

Pasqua Borracci (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari) ha formulato una proposta: “Dopo la pubblicazione del ‘Decreto cessioni’ sono stati presentati circa trecento emendamenti. Tra le varie proposte si cerca di trovare soluzioni per i crediti incagliati. Attualmente c’è il divieto per la PA di acquistare crediti. Le Casse di previdenza dei professionisti sono soggetti che hanno una gestione privatistica e farle rientrare tra coloro che possono acquistare i crediti potrebbe essere una soluzione”.

Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Andrea Bongi (commercialista e giornalista): “Dalla prima stesura del d.l. 34 Superbonus il vecchio impianto normativo è scomparso, sostituito da una misura al 90% con una serie di limitazioni. Poi con l’intervento del 16 febbraio si è passati ad escludere la cessione del credito e lo sconto in fattura, che erano le ‘colonne portanti’ del superbonus. Bisogna capire se in questo processo si intravede la possibilità di salvare qualcosa di questi due strumenti che hanno consentito a molti di accedere anche a bonus minori”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Decine di migliaia di cantieri fermi in tutta Italia e decine di miliardi di crediti bloccati nei cassetti fiscali dei contribuenti. Sia chiaro che la cessione dei crediti non ha impatto sul debito pubblico. Eurostat li ha classificati tra i crediti non pagabili che non provocano obbligazioni ma riducono entrate future. Piuttosto impattano sul deficit che viene spalmato in cinque anni. La partita non del tutto esplicitata dal Mef si gioca sulla possibilità che i crediti possano andare perduti per incapienza del titolare del credito nel portarli in detrazione. Forse è questo il vero motivo per cui sono stati bloccati. Se è così, si abbia il coraggio di ammettere di voler mandare a mare il comparto edilizio dopo averlo attirato in una trappola”.

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