Massolo (Ispi): il ritorno al dialogo tra Stati è possibile. E l’Italia ha un ruolo

Lunedì T20 Italy Inception Conference, presidente Ispi: G20 contrasta il G-0
Roma, 5 feb. (askanews) – Dopo l’anno del ‘cigno nero’, dello scoppio della pandemia che ha portato ulteriore confusione e problemi nei rapporti internazionali, il 2021 promette di essere l’anno della correzione di tiro. Giampiero Massolo lo auspica, crede che si stiano concretizzando i fattori per “il ritorno al dialogo e al coordinamento”. La svolta è possibile, “è un un valore importante e alla portata della presidenza italiana” del G20, dice il presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) alla vigilia T20 Italy, Inception Conference: The G20 for People, Planet and Prosperity. Rekindling Multilateralism in a post-Covid World. (Il G20 per le persone, il pianeta e la prosperità. Rilanciare il multilateralismo in un mondo post-Covid). Il T20 Italy, di cui Ispi è coordinatore nazionale, va in scena lunedì 8 e martedì 9 febbraio. “A me pare di cogliere dei segnali incoraggianti nella Comunità internazionale, verso uno sforzo di coordinamento delle attività degli Stati” afferma Massolo. “Questo aspetto è molto mancato e l’epidemia l’ha evidenziato negli ultimi tempi: è mancata la concertazione tra Paesi, siamo andati in ordine sparso, abbiamo adottato misure di contrasto alla pandemia scoordinate e su base abbastanza individuale. Una dinamica del tutto diversa da quanto si era invece realizzato, per esempio, durante la crisi finanziari-economica del 2008 ed anni seguenti. Ora ci ritroviamo con la pandemia che, contrariamente a quanto sperato e auspicato, non ci abbandona. Vaccini, cure, sì ci sono. Ma ne avremo per molto tempo e questo dà una spinta oggettiva verso la collaborazione. Secondo elemento è la nuova amministrazione americana, che dichiaratamente fa professione di fede nel multilateralismo come strumento normale di gestione dei rapporti internazionali: lasciando da parte i contenuti, già di per sé questo è meritevole di attenzione. Inoltre, dopo la disastrosa fase iniziale nella gestione della pandemia, la Cina ha ora tutto l’interesse, un preciso interesse a mostrarsi come potenza responsabile e poiché il G20 riunisce Stati Uniti, Cina, grandi Paesi emergenti ed Ue, la spinta convergente di questi tre fattori mi lascia pensare che vi sia una possibilità per tornare ad uno sviluppo più ordinato di prima. Molto dipenderà dagli stati, ma la possibilità c’è”. – Dunque non siamo al G-Zero, ovvero al vuoto di governance mondiale dopo il declino del vecchio ordine? “Siamo nel G-Zero ma il G20 è un tentativo per salvare il mondo dalle conseguenze peggiori del G-Zero”. – E sul fronte sostenibilità, ambiente, il rientro degli Usa negli Accordi di Parigi avrà conseguenze oltre le parole? “Intanto va detto che le opinioni pubbliche si sono fatte molto più esigenti nei confronti dei loro governi molto più attente. E allo stesso tempo i problemi si sono aggravati, soprattutto quattro, ai quali un’assise come il G20 non può sfuggire. Uno è quello dei vaccini come bene pubblico internazionale, è crescente l’indignazione delle opinioni pubbliche, è nell’interesse degli Stati che questa dimensione venga seriamente tenuta in considerazione. Poi il grande tema dei cambiamenti climatici. C’è il rientro degli Usa negli accordi di Parigi. Del resto l’uscita americana non era stata nella pratica molto efficace, non come voleva Trump. Ad esempio California e altri stati hanno continuato ad andare avanti con loro agende e piani. Ma il rientro degli Usa dà un’occasione. La dà intanto all’Europa, che può cercare di mediare tra Stati Uniti e Cina e tra Usa e Stati emergenti in modo che il rientro americano corrisponda ad un andare avanti, a veri progressi. Terzo tema, importantissimo, è quello di misurare le intenzioni dei grandi Paesi in termini di debito dei Paesi meno favoriti. Quello che la Comunità internazionale fa concretamente per alleviare il debito è fondamentale. E qui si vedrà se la Cina è una potenza responsabile. Poi la questione di Internet, della governance digitale. Il G20 non può prendere decisioni, ma può aiutare a smussare le differenze, mettendo al centro i temi su cui discutere e provare a convergere. – Lei descrive l’Italia come potenza del dialogo. Il nuovo governo che potrebbe entrare in carica a giorni e la presidenza del G20 accrescono questo ruolo? “Intanto è chiaro che un primo ministro dell’autorevolezza, della competenza e della fama di Mario Draghi è una credenziale formidabile. L’Italia è una potenza che fa del dialogo e la ragionevolezza la cifra della sua politica estera. E qui al G20 avrà una chance in più: quella del potere di agenda, di poter orientarle come presidenza il dibattito verso obiettivi realizzabili. E poi la presidenza ha un potere rilevante nella stesura delle conclusioni, la presidenza influenza e influisce. Credo che noi siamo in una buona posizione per avere risultati. Anche se non bisogna aspettarsi che, da assise così ampia e variegata, escano vere decisioni. Ma il ritorno al dialogo e al coordinamento è un valore importante e alla portata della presidenza italiana”. – Ci spiega qual è il ruolo del T20? “Il T20 è un formato tradizionale che riunisce i think tank del G20, ma vuole anche ampliarsi a think tank autorevoli di altri Paesi, con l’obiettivo di formulare proposte al G20 per dare maggiore profondità strategica, maggiore riflessione di medio e lungo periodo rispetto a deliberazione che i governi sono costretti a volte a prendere sull’onda dell’attualità. Si parte dall’Inception di lunedì fino al vertice conclusivo prima del vertice del G20, a cui i think tank riverseranno le loro visioni, i risultati delle loro riflessioni”. (di Orietta Moscatelli)
Lunedì T20 Italy Inception Conference, presidente Ispi: G20 contrasta il G-0
Roma, 5 feb. (askanews) – Dopo l’anno del ‘cigno nero’, dello scoppio della pandemia che ha portato ulteriore confusione e problemi nei rapporti internazionali, il 2021 promette di essere l’anno della correzione di tiro. Giampiero Massolo lo auspica, crede che si stiano concretizzando i fattori per “il ritorno al dialogo e al coordinamento”. La svolta è possibile, “è un un valore importante e alla portata della presidenza italiana” del G20, dice il presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) alla vigilia T20 Italy, Inception Conference: The G20 for People, Planet and Prosperity. Rekindling Multilateralism in a post-Covid World. (Il G20 per le persone, il pianeta e la prosperità. Rilanciare il multilateralismo in un mondo post-Covid). Il T20 Italy, di cui Ispi è coordinatore nazionale, va in scena lunedì 8 e martedì 9 febbraio. “A me pare di cogliere dei segnali incoraggianti nella Comunità internazionale, verso uno sforzo di coordinamento delle attività degli Stati” afferma Massolo. “Questo aspetto è molto mancato e l’epidemia l’ha evidenziato negli ultimi tempi: è mancata la concertazione tra Paesi, siamo andati in ordine sparso, abbiamo adottato misure di contrasto alla pandemia scoordinate e su base abbastanza individuale. Una dinamica del tutto diversa da quanto si era invece realizzato, per esempio, durante la crisi finanziari-economica del 2008 ed anni seguenti. Ora ci ritroviamo con la pandemia che, contrariamente a quanto sperato e auspicato, non ci abbandona. Vaccini, cure, sì ci sono. Ma ne avremo per molto tempo e questo dà una spinta oggettiva verso la collaborazione. Secondo elemento è la nuova amministrazione americana, che dichiaratamente fa professione di fede nel multilateralismo come strumento normale di gestione dei rapporti internazionali: lasciando da parte i contenuti, già di per sé questo è meritevole di attenzione. Inoltre, dopo la disastrosa fase iniziale nella gestione della pandemia, la Cina ha ora tutto l’interesse, un preciso interesse a mostrarsi come potenza responsabile e poiché il G20 riunisce Stati Uniti, Cina, grandi Paesi emergenti ed Ue, la spinta convergente di questi tre fattori mi lascia pensare che vi sia una possibilità per tornare ad uno sviluppo più ordinato di prima. Molto dipenderà dagli stati, ma la possibilità c’è”. – Dunque non siamo al G-Zero, ovvero al vuoto di governance mondiale dopo il declino del vecchio ordine? “Siamo nel G-Zero ma il G20 è un tentativo per salvare il mondo dalle conseguenze peggiori del G-Zero”. – E sul fronte sostenibilità, ambiente, il rientro degli Usa negli Accordi di Parigi avrà conseguenze oltre le parole? “Intanto va detto che le opinioni pubbliche si sono fatte molto più esigenti nei confronti dei loro governi molto più attente. E allo stesso tempo i problemi si sono aggravati, soprattutto quattro, ai quali un’assise come il G20 non può sfuggire. Uno è quello dei vaccini come bene pubblico internazionale, è crescente l’indignazione delle opinioni pubbliche, è nell’interesse degli Stati che questa dimensione venga seriamente tenuta in considerazione. Poi il grande tema dei cambiamenti climatici. C’è il rientro degli Usa negli accordi di Parigi. Del resto l’uscita americana non era stata nella pratica molto efficace, non come voleva Trump. Ad esempio California e altri stati hanno continuato ad andare avanti con loro agende e piani. Ma il rientro degli Usa dà un’occasione. La dà intanto all’Europa, che può cercare di mediare tra Stati Uniti e Cina e tra Usa e Stati emergenti in modo che il rientro americano corrisponda ad un andare avanti, a veri progressi. Terzo tema, importantissimo, è quello di misurare le intenzioni dei grandi Paesi in termini di debito dei Paesi meno favoriti. Quello che la Comunità internazionale fa concretamente per alleviare il debito è fondamentale. E qui si vedrà se la Cina è una potenza responsabile. Poi la questione di Internet, della governance digitale. Il G20 non può prendere decisioni, ma può aiutare a smussare le differenze, mettendo al centro i temi su cui discutere e provare a convergere. – Lei descrive l’Italia come potenza del dialogo. Il nuovo governo che potrebbe entrare in carica a giorni e la presidenza del G20 accrescono questo ruolo? “Intanto è chiaro che un primo ministro dell’autorevolezza, della competenza e della fama di Mario Draghi è una credenziale formidabile. L’Italia è una potenza che fa del dialogo e la ragionevolezza la cifra della sua politica estera. E qui al G20 avrà una chance in più: quella del potere di agenda, di poter orientarle come presidenza il dibattito verso obiettivi realizzabili. E poi la presidenza ha un potere rilevante nella stesura delle conclusioni, la presidenza influenza e influisce. Credo che noi siamo in una buona posizione per avere risultati. Anche se non bisogna aspettarsi che, da assise così ampia e variegata, escano vere decisioni. Ma il ritorno al dialogo e al coordinamento è un valore importante e alla portata della presidenza italiana”. – Ci spiega qual è il ruolo del T20? “Il T20 è un formato tradizionale che riunisce i think tank del G20, ma vuole anche ampliarsi a think tank autorevoli di altri Paesi, con l’obiettivo di formulare proposte al G20 per dare maggiore profondità strategica, maggiore riflessione di medio e lungo periodo rispetto a deliberazione che i governi sono costretti a volte a prendere sull’onda dell’attualità. Si parte dall’Inception di lunedì fino al vertice conclusivo prima del vertice del G20, a cui i think tank riverseranno le loro visioni, i risultati delle loro riflessioni”. (di Orietta Moscatelli)

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