Il fisco comunale è ingessato

La regione in cui i comuni hanno maggiormente ridotto la pressione finanziaria sui cittadini è la Liguria. Dal 2012 al 2016 il peso del fisco locale in Liguria è sceso del 15,9% pur restando in ogni caso tra i più elevati in Italia (746,5 euro pro capite). Solo Valle d’Aosta e Trentino Alto-Adige (rispettivamente con 969,4 euro e 899,4 euro pro capite) tartassano di più i contribuenti. Il paradiso fiscale in Italia si conferma la Basilicata con 311 euro pro capite, seguita dalla Sardegna con 358,5 euro. Nell’Isola il fisco locale chiede sempre meno ai contribuenti, visto che la pressione finanziaria si è ridotta del 7,4% dal 2015 al 2016 e complessivamente è scesa del 4,6% dal 2012. Nel complesso a livello nazionale il peso del fisco locale si attesta intorno ai 548 euro pro capite, stabile rispetto al 2012 (anche per effetto del blocco delle aliquote). Lo stesso dicasi per l’autonomia tributaria dei comuni che a livello generale non è di fatto cresciuta (+0,2%) dal 2012, attestandosi a quota 43,7%. A rilevarlo sono i dati dell’Ifel contenuti nel volume «I comuni italiani 2018», la consueta pubblicazione della Fondazione dell’Anci che illustra le principali caratteristiche territoriali, istituzionali, economico-finanziarie e socio-demografiche dei 7.954 comuni italiani esistenti al 4 giugno 2018. Le spese L’analisi della spesa dei comuni rivela come siano i municipi dell’Abruzzo e del Trentino-Alto Adige gli enti che hanno la maggiore propensione all’investimento. In un quadro generale piuttosto ingessato che vede a livello nazionale una spesa in conto capitale pro capite dei comuni pari a 184 euro (a fronte di una spesa corrente di 734,7 euro), nelle due regioni gli investimenti municipali sono andati a gonfie vele. Nel 2016 gli enti abruzzesi hanno speso ben 606 euro pro capite per gli investimenti, mentre in Trentino-Alto Adige ne sono stati spesi 589. Fanalino di coda la Sicilia che ha speso 701 euro pro capite di spesa corrente e solo 100 euro per investire. La spesa corrente pro capite si conferma molto elevata nelle regioni a statuto speciale del Nord Italia. Nel 2016 in Valle d’Aosta i comuni hanno speso 1.853 euro pro capite per il proprio funzionamento. In Trentino Alto Adige sono stati spesi 1228 euro a testa e in FriuliVenezia Giulia 1102 euro. Le entrate Anche sul fronte delle entrate da trasferimenti le regioni a statuto speciale costituiscono un piccolo «paradiso». Nel 2016 i comuni valdostani hanno intascato entrate (soprattutto dalla regione) pari a 1.035 euro pro capite, dieci volte la cifra su cui invece può fare conto un cittadino lombardo (194 euro). In generale la Lombardia, regione più popolosa d’Italia, risulta essere fanalino di coda nei trasferimenti pro capite. I trasferimenti statali premiano invece le regioni del Sud. Basilicata e Calabria sono infatti le regioni in cui i comuni hanno ricevuto più fondi pro capite dallo Stato (219 euro e 212 euro). Partenariato pubblico privato Il volume dell’Ifel fotografa anche lo stato dell’arte del partenariato pubblico privato (Ppp), una forma di finanziamento delle opere pubbliche sempre più gettonata dalle amministrazioni in quanto meno impattante sull’indebitamento. In 15 anni (dal 2002 al 2017) i bandi di Ppp sono stati 25.751 per un importo pari a 35,6 miliardi di euro. Le aggiudicazioni sono state 6.718 per un valore di 24 miliardi.

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