Allarme sulle casse di previdenza

Il presidente di Covip, Mario Padula, alza l’attenzione sulla governance, sulla gestione previdenziali e sulla vigilanza delle casse previdenziale per rivedere una normativa ormai datata e introdurre strumenti di intervento tempestivi per evitare che si possa agire sono quando le situazione di disavanzo economico e finanziario sono conclamate. Le casse previdenziali, che a dicembre 2017 sono arrivate a gestire risorse per 85,3 miliardi, in forte crescita (+53%) rispetto ai 55,7 miliardi del 2011, «restano gli unici investitori istituzionali affrancati da una regolamentazione unitaria, nonostante gestiscano risparmio previdenziale obbligatorio», ha sottolineato Padula. L’occasione per segnalare l’inadeguatezza delle norme sugli enti è stata la presentazione del quadro di sintesi delle politiche di investimento che la Commissione di vigilanza diffonde ogni anno da quando, nel 2011, la legge le ha conferito le funzioni di vigilanza sugli investimenti sugli enti, lasciando perb ai ministeri la vigilanza sulla stabilità delle casse. «A oltre 25 anni dalla privatizzazione delle casse occorre ora migliorare la loro governance, non solo adottando il regolamento sugli investimenti (che si attende da anni, ndr) ma anche aggiornando la normativa primaria», ha continuato il presidente della commissione, che ha già trasmesso ai ministeri vigilanti una proposta normativa che punta a raggiungere tre obiettivi: «Semplificare ed efficientare il sistema di vigilanza, facilitare la definizione da parte delle casse di un adeguato processo decisionale e dunque l’adozione di scelte autonome e responsabili e prevenire il verificarsi di situazioni gestionali richiedenti interventi straordinario», ha spiegato Padula. Se si guarda agli investimenti delle casse, fotografati ieri da Covip, si scopre che gli investimenti domestici delle casse professionali ammontano a 34,4 miliardi di euro, mentre gli investimenti non domestici si attestano a 36,9 miliardi. Quindi circa la metà di quanto investito dalle Casse, il 48%, è in attivi domestici. Diversa la situazione per i fondi pensione che presentano invece una maggiore diversificazione. Questi ultimi infatti hanno investito nell’economia italiana 38,3 miliardi di euro, mentre gli investimenti non domestici ammontano a 79,5 miliardi. Il documento mostra che le differenze nella dimensione dell’attivo sono ampie tra i vari enti: circa il 73% delle risorse complessive del settore fa capo a cinque casse, ovvero Enpam, Inarcassa, Cassa dottori commercialisti ed Enasarco. Mentre tornando al tema investimenti emerge che in questi anni quelli immobiliari, pari a fine 2017 a 19,4 miliardi di euro (19,1 milioni nel 2016) e si sono ridotti per le casse in percentuale dell’attivo al 22,7%, contro il 23,8 del 2016 il 29,7% nel 2013. «Un trend di riduzione positivo», ha concluso Padula che ha sottolineato come l’adozione del regolamento sugli investimenti per le casse sarebbe utile per invogliare ancora questo processo ed evitare allo stesso tempo che la forbice regolamentare tra casse e fondi pensione di ampi ulteriormente visto che questi ultimi sono prossimi all’adozione della Iorp II, destinata ad aumentare ancora la trasparenza.

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