Draghi chi silura oggi? Conte leader M5S, chi paga? Pd sul ring

ROMA – Chi frequenta i palazzi della politica ormai ha sempre la domanda del giorno: il premier Mario Draghi chi ha silurato oggi? Eh sì, perché è proprio vero che il premier ha deciso di far parlare i fatti e finora questi dimostrano che il ‘carro rimozioni’ del nuovo esecutivo e operativo. E non ci saranno sconti, bisognerà soltanto firmare il verbale e accomodarsi all’uscio. Ieri è accaduto a Domenico Arcuri, che ha dovuto lasciare in fretta e furia il suo posto di Commissario straordinario per l’emergenza Covid a un generale dell’esercito. E per lui nei corridoi politici si rincorrono ‘voci’ che lo vedono nel mirino del premier anche per il suo posto di ad di Invitalia. A Palazzo Chigi i cronisti hanno registrato una serie di via vai e di incontri, e nelle prossime ore si avrà la conferma se il posto di Arcuri sarà assegnato alla persona che in questo anno di epidemia ha sostenuto con crediti agevolati le imprese colpite. Nel mirino, dicono altre ‘voci’, c’è anche la presidenza dell’Inps.

Per quanto riguarda l’ex premier Giuseppe Conte indicato da Beppe Grillo, Garante supremo, come lider maximo del M5S da rivoltare come un calzino e far rinascere magari anche con simbolo e nome diversi. Tra ‘grillini’ che dirigono l’operazione ora ci si sta misurando con le questioni pratiche che si accompagnano alla leadership: serve una sede nel centro di Roma; servono soldi, tanti, per l’organizzazione e la gestione delle iniziative politiche “e servono soldi anche per Casalino, che sarà riconfermato portavoce” spiega una fonte del Movimento con un pizzico di malizia. Ecco, visto quanto accaduto negli ultimi mesi, con Casaleggio che reclamava i soldi dai parlamentari, tanti, che avevano smesso di versare, con la partita degli scontrini che alla fine, in molti casi, o non arrivavano o non giustificavano tutte le spese, non sarà facile convincere tutti della necessità di creare una cassa unica dove far confluire i soldi. Soprattutto, chi potrà prelevare.

Nel Pd, spiega una fonte Dem, in queste ore prevale un certo smarrimento. Conte, già escono i sondaggi, è pronto a papparsi una bella fetta di elettorato Pd, e se quello che saràilk nuovo M5S diventerà davvero il primo partito del centrosinistra, per i leader Dem, quelli che rimarranno, ci saranno solo ruoli da vassallo (“Individuo o ente strettamente subordinato e dipendente rispetto a un altro” spiega la Treccani) altro che leadership del futuro.

Tra i Dem nessuno pensa che si rispetti la tregua chiesta dal segretario Nicola Zingaretti. Al contrario, la minoranza di Base riformista (“i renziani lasciati da Renzi nel Pd” come li definiscono gli avversari) già ha indossato i guantoni e si appresta a fare opposizione ogni giorno su ogni cosa. A metà marzo si riunirà l’assemblea nazionale dove, tra l’altro, si dovrà eleggere la vicesegretaria. Tra le donne Dem c’è forte dissenso, chiedono che la vicesegretaria sia anche ‘vicaria’, ruolo rivestito al momento dal ministro Andrea Orlando per niente intenzionato a mollarlo. Il ‘vicario’ è importante perché, all’occorrenza, è quello che sostituisce con pieni poteri il segretario nazionale. Non c’è un bel clima, si vive di sospetti e nei rispettivi bunker in attesa di che non si sa. Servirebbe iniziativa politica, coraggio, e invece si assiste allo spettacolo allestito da altri, con la Lega in primo piano. Come uscirne? Magari affidandosi ai versi di un poeta: “Logica e ragione servono per morire, l’immaginazione per vivere”.

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