Donne, ‘Il Giusto Mezzo’ incontra Draghi: “Così diritto al lavoro negato”

ROMA – Una scatola con dentro gli strumenti del mestiere di donne che in quest’ultimo anno il lavoro ormai lo hanno perso, strette tra responsabilità familiari, smart working e didattica a distanza. A consegnarlo al presidente del Consiglio Mario Draghi è stata una delegazione de ‘Il Giusto Mezzo’, un gruppo di donne della società civile che oggi si è dato appuntamento in piazza del Parlamento a Roma per consegnare la scatola al premier accompagnando l’iniziativa con l’hashtag #restituiscoilpacco.

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“Il 98% delle persone che ha perso lavoro durante la pandemia- spiega Francesca Palazzetti, una delle attiviste- è rappresentato da donne. Solo nel 2020 sono stati persi 99mila posti di lavoro, l’equivalente di uno stadio Olimpico e mezzo pieno”. Nella scatola c’è un rullino di Miriana, fotografa; un progetto di Ilaria, architetto; una mappa di Camilla, guida turistica; una parrucca di Laura, attrice teatrale; un paio di ciabatte di Arianna, estetista. E tanti altri oggetti ancora.

“Le donne- continua Palazzetti- ora non possono svolgere il lavoro perché lo hanno perso, o perché sono a casa in quella che è considerata una misura di condivisione e conciliazione, lo smart working, ma che in nessun caso rappresenta la soluzione ai problemi dell’occupazione femminile. Lo smart working non è conciliabile con la cura familiare in alcun modo”.

Congedi, misure di supporto, lavoro agile, nidi chiusi e mancanza di certezze sulle riaperture, lamentano le attiviste, “sono un invito ad abbandonare la propria professione”. Al premier chiedono di farsi promotore di un piano per le donne in Italia, di restituire loro il diritto al lavoro sancito dall’articolo 4 della Costituzione.

“Tante altre avrebbero voluto essere qui con noi oggi- conclude Palazzetti- purtroppo però sono a casa con la piaga della Dad, che dopo un anno torna ad essere proposta come soluzione e questo non è pensabile. Nel 2021 non è sostenibile ricevere queste risposte, servono investimenti e piani strutturali che possano curare il welfare di cui abbiamo bisogno”.

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