Nel 2020 +132% casi pedopornografia, adescamenti già a 9 anni

ROMA – “Durante la pandemia i cyber reati sono esplosi. Per quanto riguarda in particolare i bambini, dal 2019 al 2020, sono aumentati del 77% i reati che hanno visto una vittimizzazione dei minori. I casi di pedopornografia hanno avuto un incremento del 132%”. Lo ha detto Nunzia Ciardi, dirigente superiore della Polizia di Stato e direttore del servizio Polizia postale e comunicazioni, nel corso del webinar di presentazione del Report 2020 su pedofilia e pedopornografia realizzato dall’Associazione Meter Onlus, fondata e presieduta da don Fortunato Di Noto.

“Quello che preoccupa, in particolare, è l’abbassamento delle fasce d’età- ha sottolineato Ciardi spiegando che- per il reato di adescamento, ad esempio, nel 2018 avevamo avuto 14 casi riguardanti la fascia d’età 0-9 anni, nel 2019 le denunce per quella stessa fascia d’età sono state 26 e nel 2020 sono salite a 41”. Numeri e preoccupazioni confermati dal Report Meter. I video pedopornografici denunciati dall’Associazione erano stati 992.300 nel 2019, sono diventati oltre 2 milioni (2.032.556) nel 2020 e per la maggior parte (1.506.041) riguardano bambini di età compresa tra i 3 e i 7 anni. È chiaro che la pandemia non ha fermato i pedofili, anzi. Nel corso del 2020 Meter, attraverso il suo Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia (OS.MO.CO.P.), ha monitorato la rete e compilato precise segnalazioni che ha poi inviato alla Polizia postale italiana e alle Polizie estere: le cartelle compresse segnalate sono passate da 325 a 692; i link sono quasi raddoppiati passando da 8.489 nel 2019 a 14.521 nel 2020.

LE CHAT SUI SOCIAL

In salita anche le chat, utilizzate dai pedofili come canale di scambio: da 323 a 456. Denunciati alla Polizia postale italiana, congiuntamente ad altre Polizie estere e agli stessi gestori dei servizi: 92 gruppi WhatsApp, 100 su Telegram e 262 su Facebook. “I gruppi di pedofili intrattengono discussioni tramite Facebook e poi, sfruttando il collegamento con Whatsapp, scambiano il materiale su quest’ultimo per usufruire della tecnologia end-to-end che assicura la privacy dello scambio- si legge nel Report- I pedopornografi approfittano delle chat segrete di Telegram poiché consentono l’autodistruzione di video e messaggi, impostando il tempo di visualizzazione concesso al destinatario del messaggio”.

Se i video raddoppiano, le immagini pedopornografiche, invece si dimezzano: nel 2019 quelle segnalate sono state 7.074.194, nel 2020 si rilevano 3.768.057. Ma non è una buona notizia. “Evidentemente le ‘semplici’ foto non bastano più, i pedofili ricercano e producono più video per soddisfare i loro desideri malsani, la loro perversione trova maggiore sfogo e appagamento nelle immagini in movimento”, ha sottolineato questa mattina don Di Noto nel corso del webinar.

INCREMENTO DEL FENOMENO DURANTE IL LOCKDOWN

In generale tra febbraio e maggio 2020, i mesi del primo lockdown, Meter ha registrato un incremento del materiale segnalato. “In seguito alle misure di confinamento è aumentato l’utilizzo dei social media e il tempo dedicato a internet da parte dei minori- sottolinea il Rapporto- se da un lato la Rete rappresentava l’unica modalità per rimanere in contatto con i pari, per studiare e per distrarsi dalla routine domestica, dall’altro lato ha esposto i minori ai rischi online, infatti è aumentato il potenziale numero di bambini soggetti ad adescamento”. Non solo. Il Report Meter segnala anche come quest’anno emerga un dato diverso rispetto agli anni precedenti: la maggioranza dei link segnalati è contrassegnato dal dominio .com (11.049 nel 2020, 2.483 nel 2019). Su un totale di 14.521 link segnalati, 12.387 hanno domino generico (5.977 nel 2019).

“Questo- spiega don Fortunato- evidenzia un cambiamento delle modalità di scambio del materiale pedopornografico. I cyber-pedofili preferiscono scambiare file tramite piattaforme di file sharing, spesso gratuite e a tempo, tramite siti internet che offrono spazio temporaneo nei loro server e che permettono di caricare e condividere con pochi click file o cartelle, spesso in totale anonimato; oppure attraverso chat o gruppi nei social network.Evidentemente i vantaggi di questi servizi web- dice don Di Noto- sono molteplici e i pedopornografi li conoscono bene e ne usufruiscono quasi indisturbati”.

Dove si trovano i domini di primo livello, ossia le ‘targhe’ internazionali dei link sui quali ci sono le immagini e i video che Meter ha denunciato? Al primo posto c’è la Nuova Zelanda (453 segnalazioni, dominio .nz), poi Grenada (353, dominio .gd), Montenegro (241, dominio .me). Per quanto riguarda l’Europa in testa c’è il Montenegro, con 241 segnalazioni, seguito da Francia (161) e Russia (97). C’è però anche l’Italia, al quarto posto, con 70. “Questo è un dato inquietante- conclude il Report Meter- nel 2019, infatti, l’Italia aveva totalizzato solo 2 segnalazioni, mentre il Montenegro 27 e la Francia, allora al primo posto, 484”. A questo link il Report completo: https://www.associazionemeter.org/images/report2020/documenti/report_meter_2020_web.pdf.

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