Caos vaccini in Lombardia, Aria: “Errori anche da Asst, Poste non strutturata”

Di Maria Laura Iazzetti

ROMA – “Ci sono stati dei disguidi, ma erano legati alla complessità della partita”. In commissione Bilancio di regione Lombardia, il nuovo amministratore unico, Lorenzo Gubian prova a difendere l’operato di Aria nella gestione delle prenotazioni per le vaccinazioni anti-covid. I malfunzionamenti sono stati diversi e la giunta lombarda per voltare pagina ha azzerato il Consiglio di amministrazione di Aria, che dopo l’invito del presidente Attilio Fontana si è dimesso. Per completare la campagna di inoculazione Palazzo Lombardia ha ripiegato sul sistema messo a punto da Poste Italiane (che dovrebbe essere attivo dall’inizio di aprile). Sistema scartato inizialmente perché non garantiva “la modalità a inviti”, che invece la Regione ha selezionato per organizzare l’inoculazione degli over 80. In più, come spiega Gubian, “il sistema di Poste non aveva la gestione del magazzino e l’anamnesi registrata in modo strutturato”.

L’ex direttore generale di Aria, nella bufera da giorni, si difende e cerca di distribuire le colpe. “Parecchie volte le Asst hanno fornito date di attivazione sbagliate con fasce orarie più larghe o più strette. Perciò si è verificato il sovraffollamento”, rivela. Li chiama “errori materiali”: “Se dicono che un centro è attivo dalle 8 alle 16 e invece è aperto dalle 8 alle 12, è chiaro che si creano delle code”, sottolinea. Anche i disguidi dello scorso weekend nei centri di Como e Monza deriverebbero, per l’amministratore unico, da problemi interni al Centri unici di prenotazione. Non, quindi, direttamente da Aria.

Secondo Gubian i problemi legati al funzionamento del portale e ai ritardi accumulati, sono dipesi da due componenti: la disponibilità dei vaccini e il numero dei centri vaccinali. “Abbiamo lavorato con 200 centri e migliaia di ambulatori. In questi numeri l’errore zero è impossibile, stiamo lavorando per migliorare”, spiega il nuovo amministratore di Aria. Gubian ripete più volte che le decisioni prese in riferimento alla campagna sono state concordate con l’assessorato al Welfare, durante le riunioni dell’Unità di crisi. “I rischi sono stati valutati e pur di iniziare la campagna si è accettato che i tempi fossero stretti. Ci sono stati disguidi, ma ricordiamo che sono state fatte 1.300.000 dosi”, dice Gubian.

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