Sostegni, al via la verifica sul fatturato

Niente più codici Ateco a guidare le domande per i nuovi sostegni varati venerdì scorso dal Governo. Conterà solo il calo di almeno il 30% del fatturato e dei corrispettivi (media mensile 2020 rispetto a quella 2019). La richiesta andrà fatta invia telematica alle Entrate e il contributo sarà determinato con un meccanismo a scalare in base alla dimensione del richiedente. Tre milioni di beneficiari, 3.700 euro l’importo medio, che potrà essere usato anche in compensazione. Intanto, negli enti locali il blocco fino al 30 aprile dell’attività di riscossione coattiva, riguardante sia le notifiche delle cartelle di pagamento e delle ingiunzioni fiscali sia l’avvio delle attività cautelari o esecutive, investe un sistema al limite del collasso. È l’ennesima proroga (la settima) che interviene a termini già scaduti bloccando per oltre un anno (dall’8 marzo 2020 al 30 aprile 2021) l’attività di recupero delle entrate e facendo accumulare il carico degli arretrati. A guardare ¡l database delle fatture elettroniche, solo alberghi e ristoranti hanno sofferto un calo medio del fatturato superiore al 30%, soglia che serve per chiedere i nuovi sostegni varati dal Governo, il report da gennaio a novembre 2020, infatti, segna -40,3% rispetto al 2019, contro una media nazionale di -11,2 per cento. I tre milioni di imprenditori e professionisti che secondo le Entrate potranno chiedere il nuovo aiuto, però, sono di tutte le categorie.

La soglia del 30 per cento
Il decreto Sostegni approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri dice addio alla lista dei codici attività Ateco. Una scelta che da la possibilità a tutti di chiedere il contributo a fondo perduto, anche a chi opera in settori non interessati dai vari lockdown e dalle zone rosse. Vengono ammessi anche i professionisti ordinistici, in precedenza esclusi. E cambia il periodo su cui misurare la diminuzione del fatturato e dei corrispettivi: non più il solo mese di aprile – che pure con il -37,1% è stato il peggiore dell’anno ma l’intero 2020 in rapporto al 2019. Legare il contributo alla perdita annuale era un’idea già emersa sul finire del Governo Conte, quando era stato disposto lo scostamento di bilancio da 32 miliardi. Allora si ipotizzava di dare l’aiuto a chi aveva perso almeno il 33%: una soglia ora portata al 30%, ma che resta piuttosto elevata e può escludere soggetti che hanno subito comunque perdite pesanti. La relazione tecnica stima che i sostegni varranno in tutto 11,13 miliardi. Il cambio del criterio di calcolo fasi che non ci potranno essere erogazioni automatiche. Tutti dovranno chiedere il contributo, secondo tempie modulistica definiti dalle Entrate, il decreto stabilisce già , però, che ¡’istanza sarà solo telematica e – come sempre -potrà essere fatta anche tramite intermediari abilitati (commercialisti, consulenti del lavoro e cosi via), delegati ad accedere al cassetto fiscale. Una novità; anziché aspettare l’accredito del denaro – atteso dall’8 aprile si potrà usare l’importo per compensare i debiti fiscali nel modello F24. Guide turistiche, bar e discoteche il contributo esclude chi ha ricavi oltre i 10 milioni. È determinato in percentuale sui calo medio mensile del fatturato e del corrispettivi, con un meccanismo a scalare, a partire dal 60% per i soggetti con ricavi o compensi fino a 100mila euro nel 2019. Per le persone fisiche, comunque, non può mai essere meno di 1000 euro; per gli altri 2mila euro. Per tutti, poi, vale il tetto massimo di 150mila euro di aiuto. Prendiamo il caso di una guida turistica, che ha dichiarato 27.800 euro di ricavi/compensi (ultimo dato medio Isa). Con un calo degli affari del 65% avrebbe una perdita media mensile di i.306 euro, che da un contributo di 904 euro, aumentato a 1.000. Vediamo invece un bar-pasticceria costituito come Snc, con ricavi pre pandemia di 169.500 euro: se nel 2020 ha dimezzato il fatturato, avrà 3.531 euro. E ancora: una discoteca costituita come Srl che ha perso l’80% dei 432mila euro di ricavi, ha diritto a 11.539 euro, perché ricade nell’indennizzo con coefficiente dei 40%, che scatta per chi nel 2019 era oltre 400mila euro. Insomma: l’aiuto – che in media sarà di 3.700 euro – pesa di più per i piccoli, in rapporto ai ricavi; ma molto dipende dall’entità della perdita.

Attività aperte nel 2019 e 2020
Per chi ha aperto la partita Iva dal 2019, Il confronto si basa sul fatturato medio mensile dei mesi d’attività (tolto quello di apertura). È una situazione in cui ricadono i mila titolari di posizioni Iva, quasi la metà dei quali ha meno di 33 anni. invece chi ha aperto l’attività nel 2020 – quasi 465mila persone fisiche e società, per lo più attive nei commercio – non potrà fare alcun confronto e riceverà l’importo minimo.

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