La spesa per pensioni, dopo aver toccato il 17% sul Pil nell’anno nero della pandemia, è destinata a rimanere sopra la soglia del 16%almeno fino alla fine degli anni Quaranta, quando secondo i modelli incorporati nel nuovo scenario nazionale base della Ragioneria generale dello Stato il rapporto tra il numero di pensioni e il numero di occupati raggiungerà il livello massimo del 94,2%. L’anno di picco è previsto nel 2048, solo successivamente il rapporto spesa/Pii comincerà a calare per via dell’eliminazione delle generazioni del baby boom e grazie all’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti per la maturazione dei diritto alla pensione. Ma quanti sono i boomers che gonfieranno la famosa “gobba” della spesa previdenziale dei prossimi sei lustri lasciando il mercato del lavoro? Una stima, costruita sulla base di un modello probabilistico che prende in considerazione i lavoratori e le lavoratrici nati tra il 1954 e il 1979, lo ha realizzato per Il Sole 24 Ore Antonietta Mundo, attuaria, ex capo del Coordinamento statistico-attuariale Inps e autrice con l’economista Alessandra Del Boca di un libro sul lavoro e previdenza («L’inganno generazionale»; Ed. Egea Bocconi, 2017). La stima considera solo le future pensioni previdenziali (di vecchiaia e anticipate) e non calcola le pensioni di reversibilità, quelle di invalidità, le pensioni assistenziali e indennitarie. La proiezione prende le mosse dalla platea di lavoratori che hanno una posizione contributiva Inps attiva nel 2019, nati negli anni del boom demografico e che arrivano fino alla soglia della “generazione X”, che segue la seconda generazione dei boomers nati tra il 1956 e il 1965. Si tratta di una platea, pari a più di 16 milioni e 377mila di attuali ultraquarantenni, su un totale di quasi 25.5 milioni di occupati, tra lavoro dipendente e autonomo. Il passaggio di questo popolo di attivi alla pensione, ipotizzandolo al compimento del 66° anno di età, è stato cadenzato sulla base della Tavola Istat ridotta della mortalità 2019, l’ultima disponibile, che calcola le probabilità di sopravvivenza su intervalli quinquennali. I risultati sono impressionanti: tra il 2020 e il 2049 il numero di neo pensionati supera di slancio i 14,3 milioni e alla fine del 2049 di questi pensionati oltre 11 milioni sarebbero ancora in vita, percependo pagamenti regolari. Calcolando con la Tavola Istat i pensionati via via deceduti negli stessi anni Inps si troverebbe con una eredità di 1,1 milioni di pensionati con pensione di vecchiaia/anticipata in più alla fine del periodo, nel 2049 (+11% rispetto al 2019). I dati forse più interessanti dell’analisi di Mundo riguardano però i flussi di uscita dei boomers nei sei quinquenni considerati; si parteda 200mila nuovi pensionamenti medi l’anno nel primo intervallo (2020 -2024) per arrivare a 540mila uscite l’anno tra il 2030 e il 2034, con un picco di circa 618mila-613mila l’anno tra il 2030 e il 2044 per poi di minuire a 541mila l’anno tra il 2043-2049. Un esodo cChe cambierà in pochi anni la struttura del nostro mercato del lavoro, visto che le coorti in ingresso sono assai meno popolose di quelle in uscita.
L’onda lunga di babyboomer. Fino a 600mila uscite l’anno
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