Donne, appello da Roma: “Erdogan non tocchi la convenzione di Istanbul”

ROMA – Distese sull’asfalto, dentro sagome di gesso che denunciano delitti tutti diversi eppure tutti uguali. Anche così ieri a Roma attiviste curde, italiane e internazionali hanno denunciato la decisione del governo della Turchia di abbandonare la Convenzione di Istanbul, un accordo per la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne.

LEGGI ANCHE: La Turchia lascia la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne

“Non passa giorno che in Turchia una donna non venga uccisa” denuncia in un’intervista con l’agenzia Dire Silan Ekinci, dell’Ufficio dei curdi in Italia (Uiki Onlis), nel pomeriggio in piazza Indipendenza insieme con il Movimento delle donne libere curde (Tja). “Ecco perché siamo qui per far sentire la nostra voce: il governo turco deve tientrare nella Convenzione di Istanbul e deve intraprendere azioni legali, o la violenza sulle donne non si fermerà mai. Gli Stati devo farr pressioni su Ankara”.

Alla piazza, gremita di oltre cento persone, Simonetta Crisci, tra le organizzatrici dell’evento, dice: “Il presidente Recep Tayyip Erdogan in questi anni ha sempre violato e fatto peggiorare democrazia e diritti, reprimendo la società civile, attaccando il popolo curdo e bombardando i curdi di Siria e Iraq. Ora si è permesso di uscire dalla Convenzione di Istanbul. Eppure il presidente degli Stati Uniti Joe Biden lo ha invitato a ricercare il petrolio nel Mediterraneo orientale. Anche l’Ue, invece di condannare le violenze, ci fa affari”. In piazza, bandiere del partito turco di opposizione Hdp, foto del prigioniero politico del gruppo curdo Pkk Abdullah Ocalan e poi di Fidan Dogan, Sakin Cansiz e Leyla Saylemez, le tre impiegate dell’Ufficio di cultura curda a Parigi, uccise nel 2013 da un uomo armato che aveva fatto irruzione nell’edificio. Nei vari interventi dal palco si accusa “lo Stato islamista di Erdogan che opprime” e “l’omofobia di Stato”: insieme alle donne – già 65 quelle uccise nel 2021 – in TURCHIA sempre più esponenti della comunità Lgbt subiscono violenze o uccisioni.

Presenti anche le attiviste di Non una di meno, che alla Dire spiegano: “Questa lotta supera i confini, ci riguarda tutte e tutti; eppure l’Italia è il primo fornitore di armi della Turchia”. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica è un trattato del Consiglio d’Europa contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Fu approvata il 7 aprile 2011 e aperta alla firma l’11 maggio 2011 a Istanbul.

FORENZA: “LE DONNE TURCHE NON SONO SOLE”

“In questa lotta contro il sultano turco Erdogan non ci sono sole le donne turche e curde che combattono, che i partner uccidono o che vengono arrestate. Ci sono anche le italiane, grazie alla solidarietà e alla sorellanza femminista”. Cosi l’eurodeputata di RIfondazione comunista-Sinistra italiana, del gruppo Gue, Eleonora Forenza, prendendo la parola ieri pomeriggio al sit-in organizzato a Roma per protestare contro la decisione del Governo della Turchia di uscire dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.   “L’Ue- ha continuato Forenza-  ha dato 6 miliardi di euro alla Turchia per fermare i migranti e ha quindi le mani sporche di sangue. Noi invece siamo qui per dire all-‘Ue che difendiamo la Convenzione di Istanbul, che è lo strumento più completo per difendere le donne, e che tanti paesi non l’hanno ancora ratificata o, come nel caso dell’Italia, non l’hanno del tutto implementata”.

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