Marche, Acquaroli: “Non si capisce il senso di certe chiusure”

ANCONA – “Servono risposte certe sui ristori. C’è un’esasperazione che non riusciamo più a trattenere perché oggettivamente non si riesce a capire il senso di alcune chiusure imposte ad attività che potrebbero lavorare tranquillamente in sicurezza anche in zona rossa”. Lo ha detto il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, durante un collegamento con Skytg24.

Il governatore marchigiano, come riporta l’agenzia Dire, è intervenuto sulla necessità di un confronto costante tra Governo ed enti locali nella predisposizione delle misure anti Covid. “Noi cerchiamo sempre un filo istituzionale molto forte con il Governo perché gestire una pandemia non è sicuramente un impegno facile, quindi più forte è il senso delle istituzioni che riescono a dialogare migliore è la risposta sul contenimento della curva epidemiologica, della campagna vaccinale, dei ristori e di altre questioni- dice Acquaroli-. È importante l’interlocuzione ma sono importanti anche le risposte. Alcune categorie in mancanza di ristori e in mancanza della possibilità di lavorare non riescono più ad avere una prospettiva e a capire quello che devono fare nella propria vita”.

Intanto nelle Marche migliora l’andamento della curva dei contagi ma resta forte la pressione sulle strutture ospedaliere. “Il rapporto tra chi deve confrontarsi con i territori e chi dal Governo centrale deve prendere le decisioni non è mai sufficiente ed in questo momento è importante riuscire a fare squadra- premette Acquaroli-. Serve maggiore chiarezza. Nelle Marche siamo in una fase in cui la curva sta scendendo rispetto a tre settimane fa quando c’era un’ondata molto forte. La pressione sulle terapie intensive è molto elevata mentre sta calando la pressione sui Pronto soccorso. Nei prossimi giorni ci aspettiamo cali anche nelle terapie intensive e nelle semi intensive. Non dimentichiamo che la terza ondata è arrivata quando la seconda non era ancora passata”. Acquaroli ricorda infatti che quando è arrivata la seconda ondata “noi avevamo zero ricoveri in terapia intensiva”, mentre quando è arrivata la terza ondata “siamo partiti da 75 ricoveri in terapia intensiva”.

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