Sostegni, professioni deluse

Trentadue miliardi di euro messi in campo dal governo di Mario Draghi con il decreto «Sostegni» non sono serviti a fugare dubbi e perplessitĂ  sui tempi della ripartenza non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i professionisti e i politici appartenenti alla maggioranza di governo così come all’opposizione. Diversi i nodi ancora da sciogliere sulle reali necessitĂ  delle aziende italiane alle prese con una crisi economica che sembra non finire mai. Ad accendere il dibattito nel corso del webinar «Dai ristori ai sostegni: un cambio di passo?» organizzato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri commercialisti e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto tra i protagonisti Na2ario Pagano (Forza Italia, vicepresidente della commissione Affari Costituzionale del Senato della Repubblica), Nicola Calandrini (Fratelli d’Italia, Commissione Bilancio di palazzo Madama), Emiliano Fenu (Movimento 5 Stelle, Commissione Finanze del Senato) e Rebecca Frassini (Lega, Commissione Bilancio della Camera dei Deputati), è stato l’appello di Paolo Longoni, (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Se vogliamo davvero parlare di ripartenza dobbiamo immaginare di intervenire con misure concrete come detassazione e decontribuzioni. In Italia ci sono 4,5 milioni di imprese e altrettanti professionisti che soffrono come mai accaduto prima. Apprezzo l’eliminazione dei codici Ateco, ma parliamoci chiaro. I sostegni non possono essere sufficienti a reggere questi numeri. Sono una sorta di contributo del sostegno al reddito ma non possono essere la soluzione. Questo decreto è piuttosto una misura per aiutare l’agente di riscossione che serve solo a limitare le attivitĂ  inutili legate atte riscossioni di crediti impossibili da esigere». Un’altra testimonianza del clima che si respira tra gli addetti ai lavori all’indomani dell’approvazione del decreto è quella fornita da Claudio Cavallo (consigliere dell’Istituto Nazionale degli Esperti Contabili): «Percepiamo al tempo stesso la delusione in chi avrebbe voluto una cancellazione delle cartelle esattoriali piĂą ampia e, al tempo stesso, l’indignazione di chi lo considera un regalo agli evasori. Lo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate aveva auspicato una soluzione per queste cartelle attraverso lo stralcio. Ma il decreto, così come licenziato, si riferisce al periodo 2000-2010 che equivale sostanzialmente ai crediti maturati 25 anni fa. Lo stralcio, al contrario, può essere la soluzione se si riferisce ad un lasso temporale di 5 o 6 anni precedenti alla sua entrata in vigore. Restano aperte tutte le altre criticitĂ  come la necessitĂ  di prorogare le scadenze, previste per fine giugno, delle moratorie per i mutui e i finanziamenti attenuando al tempo stesso le sanzioni».

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