ROMA – Il ddl Zan, approvato dalla Camera a novembre scorso, aspetta di iniziare il suo percorso al Senato. Ora si può discutere sul perchĂŠ unâemergenza sanitaria cosĂŹ grave da bloccare la vita democratica e civile di un Paese anche nei piĂš elementari diritti, anche di chi non riesce a curarsi se non ricorrendo al sistema sanitario privato, non possa rallentare questo testo di legge contro lâomotransfobia senza scatenare invettive di derive liberticide. Ma facciamo finta che sia una sana voluttĂ liberale. Lâurgenza vera di questo testo di legge è il suo linguaggio e quindi i fatti che produce, perchĂŠ le parole sono fatti. Lo ha denunciato in una nota stampa di pochi giorni fa Arcilesbica che chiede che sia âemendatoâ per superare le âattuali ambiguitĂ â. Alcuni esempi delle questioni rivendicate: all’anagrafe il cambio di sesso non si autocertifica per solo elemento volontaristico perchĂŠ âessere contrari/e all’autocertificazione di genere non è transfobiaâ, âesplicitare che il ddl è contro lâutero in affittoâ e risolvere le ambiguitĂ linguistiche allâarticolo 1 che parla, tra le molte cose, di âsesso anagraficoâ.
Insomma Arcilesbica ci ricorda, per questo sto con loro, che questo testo di legge mortifica le donne e ci mette in guardia dai rischi. Si può ragionare se aprirsi alla maternitĂ surrogata, non a pagamento ma come libera e volontaristica alienazione, ma la riflessione deve essere franca ed esplicita non entrare dalla finestra di un testo di legge lacunoso che sembra funzionale a tutti (a chi? Proviamo a capire….) tranne che alle donne.
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