Amnesty International: “Pandemia devastante, 2020 terribile per i diritti umani”

ROMA – “Il 2020 è stato un anno terribile per i diritti umani nel mondo”. Inizia così Emanuele Russo, presidente di Amnesty International Italia, presentando online il ‘Rapporto annuale sui diritti 2020-2021 – La pandemia ha conseguenze devastanti per i diritti umani’, che prende in esame 149 Paesi.

La pandemia di Covid-19, continua Russo, “è una cartina torna sole di quello che il mondo è stato negli ultimi 30-40 anni” in termini di disuguaglianze, effetti dei conflitti e politiche di austerity dei governi. “I 149 Paesi analizzati da Amnesty dimostrano come si sia fermato il progresso nei diritti umani, anzi, la pandemia è stata spesso usata per limitare i diritti umani delle popolazione a vantaggio di certi obiettivi”.

La situazione secondo Russo è particolarmente peggiorata per i gruppi che erano già vulnerabili: donne, minoranze, migranti e rifugiati, i detenuti e le persone anziane. Secondo il rapporto di Amnesty in almeno 83 Paesi – pari al 53% del totale analizzato – sono stati presi provvedimenti che hanno marginalizzati questi gruppi, anche in modo violento. Ricorda Russo: “Il premier Orban in Ungheria e i presidenti Duterte nelle Filippine o Bolsonaro in Brasile hanno permesso che le forze di sicurezza reprimessero con forza chi manifestava per i propri diritti alla salute”.

Le repressioni avrebbero riguardato sia le proteste contro le misure di contenimento sia, al contrario, i cortei per esortare i governi a prendere coscienza dell’emergenza, come nel caso del Brasile, “dove nei primi mesi la polizia sono morte almeno 20 persone al giorno, in un momento in cui Bolsonaro negava la pericolosità del Covid-19”.

Nel 28% dei Paesi – cioè in 42 Stati tra cui anche l’Italia, soprattutto nelle Rsa – sono state assunte decisione vessatorie contro gli operatori sanitari. Si sono registrati anche casi di intimidazione e minacce contro gli operatori in prima linea, come in Nicaragua, dove sono stati denunciati medici e infermieri che segnalavano i rischi della pandemia. Un terzo dei Paesi (42) ha assunto poi decisioni che “hanno esposto i detenuti a rischi maggiori nel contesto della pandemia, violando i loro diritti alla salute”.

Secondo Russo, però, “se da un lato abbiamo osservato una classe dirigente che ha fallito, anche in modo deliberato, nella sfida di gestire una pandemia, dall’altro la società civile ha spesso dato prova del contrario”. Azioni di grande impegno sono partite “magari proprio da chi era peggio equipaggiato a far fronte a questa emergenza, sia in termini di risorse che di possibilità di manovra”.

In conclusione, secondo Russo, “se non si assumeranno drastici cambiamenti nel modo in cui i governanti gestiscono la cosa pubblica, non potrà andare tutto bene. Finora, non c’è un solo governo o capo di Stato che abbia dimostrato di essere eccezionale come la situazione richiede”.

VACCINO, GROPPI (AMNESTY): IMPEDIRE CHE BREVETTI SIANO OSTACOLO

“La proprietà intellettuale non è un diritto umano ma un prodotto sociale. Il diritto alla salute invece è un diritto umano universale, che gli Stati devono garantire, anche ai Paesi a medio e basso reddito, soprattutto impedendo che i brevetti ostacolino la produzione dei vaccini”. Così Giulia Groppi, responsabile relazioni istituzionali Amnesty International Italia, intervenendo alla presentazione del Rapporto sui diritti umani 2020/2021.

“La pandemia ci ha dimostrato che il virus è democratico, colpisce tutti senza distinzione di paese o classe” ha detto Groppi, rinnovando l’appello ai governi “affinché assicurino un accesso equo ai vaccini. L’accaparramento delle scorte da parte dei Paesi ricchi tra il 2020 e il 2021 ha compromesso in modo significativo un approccio cooperativo”.

Groppi ha infine ricordato che un team di epidemiologi recentemente ha dato l’allarme “sostengono che abbiamo circa un anno prima che il virus cambi in modo tale che i vaccini attuali saranno del tutto inefficaci. Siamo a un bivio: oggi, Giornata mondiale della salute, possiamo ripartire da zero costruendo un mondo più giusto con i diritti umani e la ripresa al centro delle politiche”.

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ITALIA, INQUIETANTI LE INTERCETTAZIONI A GIORNALISTI SULLA LIBIA

“Esprimiamo la nostra solidarietà per Nancy Porsia e quei giornalisti e giornaliste che con lei sono stati vittime di un’intercettazione immotivata nell’ambito dell’inchiesta della procura di Trapani tre anni fa, mentre svolgevano il loro lavoro sulla Libia e i temi ad essa connessi come la criminalità organizzata e la gestione delle partenze di migranti e richiedenti asilo. E’ inquietante che mentre Porsia era minacciata di morte da elementi della criminalità libica, veniva intercettata dalle autorità italiane. Ci auguriamo che sia fatta massima chiarezza sul caso”. Lo ha detto il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, nel corso di una conferenza stampa online.

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IN EUROPA BENE DANIMARCA, ALLARME POLONIA E BIELORUSSIA

“Il 2020 è stato un anno terribile per i diritti umani, ma anche un anno di movimenti popolari coraggiosi, fatti da uomini, donne ed esponenti della Comunità Lgbt sempre più determinati e che hanno ottenuto conquiste importanti”. Questo il bilancio di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international, presentando il Rapporto sui diritti umani 2020/2021.

Noury cita il caso virtuoso del Sudan, che “prosegue il cammino intrapreso nel 2019 per rafforzare le garanzie sui diritti”, ma anche quello della Danimarca, che “accogliendo la campagna di Amnesty, ha approvato la legge che stabilisce che il sesso, senza consenso, è stupro. Auspichiamo che anche il Parlamento italiano arrivi presto a una riforma di questo tipo”.

Preoccupano invece Polonia e Bielorussia. Noury ricorda “l’assalto che il governo polacco sta compiendo contro i diritti delle donne, attraverso una legge retrograda in tema di interruzione di gravidanza”. In Bielorussia poi “Aleksander Lukashenko si è proclamato vincitore di elezioni presidenziali dai più giudicate non oneste. Ne è nato un movimento protesta molto coraggioso, che viene stroncato con grande violenza: sono oltre 30mila gli arresti tra i manifestanti, centinaia dei quali denunciano torture mentre i morti sono almeno quattro”.

Il responsabile di Amnesty loda il protagonismo delle donne bielorusse: “tre generazioni – nonne, madri e figlie – sono scese in piazza contro la narrativa dominante che le dipinge come ‘cattive’ se non sono in casa ad occuparsi della famiglia. Ciò che accade nel paese- conclude Noury- costituisce per noi fonte di enorme preoccupazione, e stiamo seguendo il tema tramite la campagna di solidarietà Stand by Belarus che prosegue anche nel 2021”.

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RUSSIA, AMNESTY SCRIVE A PUTIN: NAVALNY NON MUOIA IN CARCERE

“Amnesty International ha deciso di intraprendere un’azione per le condizioni di salute di Aleksei Navalny: abbiamo scritto direttamente al presidente russo Vladimir Putin per chiederne il rilascio. La nostra paura è che le autorità russe stiano agendo affinché Navalny muoia lentamente in carcere”, aggiunge il presidente Emanuele Russo.

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IN AFRICA PREOCCUPANO ETIOPIA E MOZAMBICO

“In Africa, i fatti più gravi sui diritti umani sono avvenuti in Etiopia e in Mozambico”. Così denuncia Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, presentando in una conferenza stampa online il Rapporto Annuale 2020/2021.

In Etiopia, continua Noury, “dopo l’offensiva militare del governo nella regione settentrionale del Tigray, ci sono stati migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati, e il fatto di sangue più grave è avvenuto nella città di Axum, dove le forze eritree intervenute per sostenere quelle hanno causato la morte di centinaia di persone”.

In Mozambico poi, nella regione di Cabo Delgado, l’offensiva di un gruppo armato locale ha avuto “costi enormi per la popolazione, con 500mila sfollati e almeno 700mila persone spinte nel bisogno di assistenza umanitaria”.

Il portavoce di Amnesty continua citando la Nigeria. “Il governo – dice – ha continuato a reprime gli organismi della società civile, in particolare chi chiede lo smantellamento dell’unità speciale antirapine della polizia federale attraverso il movimento popolare ‘End Sars’. Questo movimento è sceso in piazza tante volte e la polizia lo ha represso, causando decine di vittime. Nell nord est poi, continuano da ormai dieci anni le uccisioni del movimento jihadista Boko Haram, che compie regolari attacchi contro le popolazioni e sequestri di giovani”.

Una nota positiva riguarda invece il Sudan, dove secondo Noury “continua il processo di consolidamento delle istituzioni democratiche”, con la formazione del governo di transizione dopo le rivolte popolari del 2019, che posero fine al trentennale regime del generale Omar Al-Bashir.

AMERICHE, ALLARME ABUSI POLIZIA BRASILE E USA

Il report di Amnesty International sui diritti umani 2020/2021 fornisce un quadro “preoccupante” per le Americhe, in particolare per quanto riguarda il Brasile, il Messico e la Colombia. Lo riferisce il portavoce di Amnesty Itnernational Italia, Riccardo Noury, che in una conferenza stampa online dichiara: “In Brasile tra gennaio e giugno del 2020 sono stati uccise 3.181 persone che chiedevano azioni contro la pandemia di Covid-19, di questi il 79% erano neri delle Favelas”.

Più in generale nelle Americhe nel corso del 2021 “264 difensori dei diritti umani sono stati uccisi, quasi l’84% del totale del mondo. Di questi, 177 sono stati assassinati in un solo paese, la Colombia”. Le cose non vanno meglio in Messico, paese che pur non essendo in guerra presenta livelli di violenza allarmanti: “Nove giornalisti sono stati uccisi- dice Noury- è un bagno di sangue per chi lavora nell’informazione”. Oltre mille poi i casi di donne uccise, di cui “966 calssificati come femminicidi”.

C’è poi la questione dei migranti che dal sud viaggiano verso nord, per raggiungere gli Stati Uniti: “87.260 migranti e richiedenti asilo provenienti dai vari Paesi dell’area – tra cui Honduras, Guatemala e El Salvador in testa – sono stati arrestati in Messico, dei quali 53mila espulsi. Gli Stati Uniti ne hanno espulsi invece ben 330mila verso il Messico, tra cui 13mila minori non accompagnati”. Per gli Usa la nota dolente riguarda anche la repressione dei cortei del movimento popolare Black Lives Matter, dice Noury: “Si calcola che gli agenti abbiano ucciso almeno mille persone nelle proteste”.

Bene invece il Paese sul tema della pena di morte, con Colorado e Virginia che hanno abolito l’esecuzione capitale. Noury conclude: “Se Donald Trump negli ultimi mesi del suo mandato non avesse autorizzato un numero esagerato di esecuzioni, gli Usa risulterebbero il Paese con il dato più importante in tema di moratoria universale: da maggio infatti non si sono registrate più esecuzioni ordinate dagli Stati: si tratta- conclude il responsabile- del periodo di stop più lungo mai registrato nel Paese”.

IN CINA 1,5 MLN UIGURI IN ‘CAMPI RIEDUCAZIONE’

“La Cina tiene nei campi di rieducazione – dove viene fatto il lavaggio del cervello – circa 1,5 milioni di uiguri, mentre la nuova legge sulla sicurezza nazionale, approvata senza il passaggio al parlamento di Hong Kong, ha determinato centianai di arresti tra gli attivisti del movimento per la democrazia, con decine di condanne, e in tanti rischiano l’ergastolo”. Questo il quadro che il portavoce di Amnesty international Italia, Riccardo Noury, consegna del primo paese dell’Asia, presentando online il Rapporto 2020/2021 sui diritti umani nel mondo.

In India, denuncia Noury, “a settembre, con un provvedimento arbitrario e immotivato del governo di Narendra Modi, Amnesty international ha dovuto chiudere la propria sede. Modi ha compiuto una stretta sulla società civile, ad esempio sui movimenti di protesta contro la riforme della legge sulla cittadinanza e sulla privatizzazione delle terre”.

A destare preoccupazione c’è il Myanmar, dove dopo il colpo di stato dei militari “la repressione sui cittadini in protesta è stata terribile, con oltre 500 morti”. Noury denuncia l’uso di munizioni italiane vendute alle forze armate birmane da un’azienda italiana attraverso la Turchia, e ricorda: “Il diritto internazionale impone l’obbligo per le aziende che esportano e per gli Stati che autorizzano tali esportazioni a capire dove vanno a finire queste forniture e che uso ne viene fatto”.

Infine, un cenno all’Iran e al caso del professore iraniano-svedese tenuto da novembre in isolamento in attesa dell’esecuzione: “Ahmadreza Djalali è un caso che riguarda anche l’Italia” dice il responsabile, ricordando che il ricercatore esperto in medicina dei disastri studiò anche in Italia. Accusato “ingiustamente id spionaggio” e per questo condannato alla pena capitale, ora è “nel braccio della morte, ma funzionari delle Nazioni Unite hanno dichiarato che temono che muoia in carcere. Teheran non dovrebbe rendersi responsabile dell’impiccagione di un innocente agli occhi mondo” conclude Noury.

MEDIO ORIENTE, IN EGITTO E TURCHIA ONDATA INCARCERAZIONI

Egitto, Israele e Turchia: questi i Paesi che Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty international, cita per presentare le conclusioni del Rapporto 2020/2021 sui diritti umani. In Egitto preoccupa la persecuzione contro dissidenti ed esponenti della società civile: “C’è il caso del ricercatore dell’Unviersità di Bologna Patrick Zaki, in carcere da oltre 14 mesi, ma di Zaki ce ne sono migliaia” dice Noury, che continua: “Sono 1.600 i prigionieri di coscienza su centianaia di migliaia di detenuti, di cui si stima 60mila prigionieri politici. Le condizioni di prigionia sono terribili. Ben 35 detenuti sono morti in carcere oppure appena rilasciati, forse per far sì che morissero a casa e non rientrassero in questo calcolo”.

Noury cita poi Israele. “Abbiamo calcolato 31 civili uccisi tra cui 9 minori nei Territori palestinesi occupati” dice. “Continuano poi gli insediamenti illegali nei Territori palestinesi, con lo sgombero i centinaia di residenti palestinesi”.

La Turchia, “la più grande prigione del mondo per i giornalisti”, denuncia il portavoce, è anche l’unico Paese al mondo ad aver “processato e condannato al carcere due vertici della sede di Amnesty Turchia”.

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