Pd, Rosati: “Con Le Agorà il partito è più forte”

ROMA – Un nuovo ‘luogo di confronto e discussione’, in grado di ‘ridare nobiltà alla politica’ e di restituire agli iscritti il potere decisionale ‘attraverso referendum’. È questo Le Agorà per Antonio Rosati, membro dell’Assemblea nazionale del Partito democratico e amministratore delegato di Eur spa. Rosati è tra i fautori della nuova Associazione politica e culturale che fa capo al Pd e che verrà presentata domani, coinvolgendo un parterre molto ampio di personalità, mentre il 29 aprile vedrà un confronto diretto tra Goffredo Bettini, Enrico Letta e Giuseppe Conte.

Nell’intervista rilasciata all’agenzia Dire, Rosati spiega le ragioni di questa iniziativa e anticipa i contenuti del Manifesto:

– Domani verrà presentata Le Agorà, la nuova associazione nata in seno al Partito democratico, il cui sottotitolo è Socialismo e Cristianesimo. Come è nata questa iniziativa e quali sono i suoi obiettivi?

‘Le Agorà vuole essere un luogo di discussione e di studio, di formazione e di dibattito, con un punto di vista rivolto alle ragazze e ai ragazzi. Viene dall’esigenza di ricreare dei luoghi in cui ragionare, ascoltarsi. Vorremmo proporre un modo nuovo di assumere decisioni, gettando un ponte tra il Pd e i vari mondi del cattolicesimo democratico, del cristianesimo avanzato, della sinistra e dell’ambientalismo. Temi molto importanti per l’Italia, ma di fronte a cui oggi assistiamo a una grande frantumazione. Partiamo dall’idea che questo periodo storico unico ci pone domande formidabili: come sarà il mondo del domani dopo questa enorme crisi economica, sociale e sanitaria dovuta alla pandemia? Il desiderio di molti sembra quello di tornare alla normalità, al mondo di prima. Ma non tutto di quel mondo era buono, a partire dalle enormi disuguaglianze che si sono formate negli ultimi trent’anni e in cui la sinistra italiana, ma anche europea, ha perso le sue radici, i suoi legami, il suo linguaggio, venendo interpretata troppo spesso unicamente come forza di governo e mai come espressione di interessi e di bisogni delle persone. Il sottotitolo, Socialismo e Cristianesimo, vuole tentare con molta umiltà una sintesi felice tra una nobile e straordinaria tradizione del Socialismo, che si è realizzato storicamente come lotta permanente alle disuguaglianze, ma molto spesso ha sottovalutato i bisogni delle persone, e la tradizione del Cristianesimo più avanzato, di testimonianza, che Papa Francesco rappresenta in maniera sublime, in cui c’è invece un’attenzione alla donna e all’uomo, alle persone. Vogliamo provare a trovare una sintesi nuova per tentare con forza e passione la lotta alle disuguaglianze, che oggi sono diventate insopportabili. E il viaggio è già un motivo di arrivo’.

– C’è chi dice però che questa iniziativa rappresenti una nuova, ennesima corrente all’interno del Partito democratico. Che cosa rispondete al riguardo?

‘Trovo pertinente questa obiezione, perché siamo abituati da troppi anni a incasellarci. Ma noi stiamo proponendo un’area culturale di studio, di formazione, di ricerca e di proposta che non diventi soltanto un luogo per esercitare il potere. Perché l’idea di corrente porta con sé sempre l’idea di governo, quindi posti, assessorati, ministeri, sottosegretariati. E invece proponiamo Le Agorà come luoghi di discussione e di decisione, anche con apporti esterni al Partito democratico, su singole questioni dell’Italia e dell’Europa: fisco, lavoro, sanità, scuola, ambiente. Temi su cui fare delle scelte che però dobbiamo trasferire in un altro luogo decisionale, che sono i nostri iscritti. E anche tra noi stiamo dibattendo su questo, non c’è ancora un punto di riferimento, per esempio, sull’organizzazione del partito. Ci sono già idee, come quella di Roberto Morassut, che stimo moltissimo, che propone di superare il Pd e fare una Associazione dei democratici. Io invece ho una tendenza a riscoprire una grande forza disciplinata e organizzata, con un potere decisionale degli iscritti attraverso referendum su singole questioni. In questo modo si rompe la corrente, perché dopo un’ampia discussione e formazione su un determinato tema si vota e la linea che passa è quella di tutto il partito. Bisogna ridare lo scettro della decisione agli iscritti e in alcune forme anche agli elettori. Questo riformerebbe necessariamente maggioranze e minoranze diverse sulle singole decisioni, mentre invece sul terreno ideale e culturale è chiaro che restano i punti di vista. Per esempio, dentro al Partito democratico c’è chi pensa che solo dal governo si può aiutare anche la parte più debole della società. Ma il Pd ormai governa da quasi 11 anni in varie forme e non ci siamo mai fermati a riflettere, non si tira mai una riga. Oggi nel Partito democratico mi sento un po’ in difficoltà, non ho più un luogo per confrontarmi. Vogliamo provare a costruire una forma che non cristallizzi la corrente in strumento di potere’.

– Ha parlato di referendum per gli iscritti, una formula che ricorda molto quella del Movimento Cinque Stelle.

‘In verità, Goffredo Bettini nel suo libro Agorà ne parla molto prima. Alcuni di noi, compreso il sottoscritto, avevano avvertito già da tempo che l’organizzazione del Partito democratico – ma anche dello stesso Pds – non reggeva più. Le sezioni, gli iscritti, avevano un peso sempre più relativo. Detto questo, la pratica del Movimento Cinque Stelle non è del tutto sbagliata nell’era digitale. Oggi velocemente possiamo consultarci, ascoltarci e prendere una decisione. Quali sono le forze della politica e della partecipazione oggi? Come si rispetta la Costituzione, in particolare nell’articolo 3, per il quale lo Stato rimuove ogni ostacolo al libero dispiegamento della persona umana? Siamo realmente in questa dimensione? Non mi pare. Dunque questa pratica può restituirci finalmente un’idea sulle grandi questioni che riguardano la vita di tutti. Spesso parliamo di riformismo, ma è come dire ‘domani sorge il sole’, è ovvio. Sono i comportamenti a fare la differenza, anche nelle amministrazioni. Con la realizzazione di un centro vaccinale alla Nuvola abbiamo offerto un luogo che assolve a un bisogno concreto per le persone, che dietro di sé ha una visione del mondo. Da troppo tempo la forza e la nobiltà sono cosa rara nella sinistra. Non a caso siamo ancorati al 18-20%. Perché non abbiamo aperto una discussione dopo il voto del 2018, la più grande sconfitta dal dopoguerra? Agorà è anche l’occasione di rileggere questi ultimi 20 anni e spostare di nuovo lo scettro delle decisioni verso gli iscritti e gli elettori. In questo senso, le buone pratiche vanno copiate, non c’è niente di male. Del resto, anche i Cinque stelle in un confronto positivo stanno cambiando’.

– Domani presenterete il vostro Manifesto. Può darci qualche anticipazione?

‘E’ un documento molto ricco e importante, certamente ispirato da una intuizione di Goffredo Bettini. Ma è stato anche il frutto di un lavoro collettivo. Do una grande importanza anche ad alcune partecipazioni: Andrea Riccardi, Mario Tronti, Elly Schlein e Massimiliano Smeriglio che danno il senso di una ricerca. Si parte da una insopprimibile constatazione di una enorme e iniqua distribuzione della ricchezza che stride con una diffusa precarietà che crea ansia e paura. Abbiamo diverse sensibilità, naturalmente, il mio punto di vista è che dobbiamo essere una grande forza dei diritti e degli interessi popolari, a partire da tutto il mondo del lavoro, autonomo e dipendente, contro le rendite nazionali e internazionali. Avendo anche il coraggio di intraprendere alcune battaglie radicali su alcuni temi. Come quella per una riforma profonda, un nuovo Statuto del lavoro che non lasci mai le persone da sole. Dobbiamo difendere il lavoro italiano, che non è un’affermazione sovranista, ma serve una lettura attenta di certi fenomeni, per esempio Amazon. Proporrei un’altra battaglia: è inconcepibile non avere a disposizione i vaccini, sono o no un bene universale come l’acqua? Il brevetto deve essere tolto. La sinistra europea può chiedere che il vaccino diventi bene comune. Questi aspetti nel Manifesto non sono ancora esplicitati in singole proposte, ma c’è un punto di vista del mondo che ci fa collocare in un’area precisa. In questo senso, vogliamo fare un Partito democratico più forte, che comunichi con la società. Non a caso il sottotitolo di Agorà è Socialismo e Cristianesimo: riteniamo che queste due visioni del mondo possano trovare una sintesi più alta. Il Partito democratico può essere questo. Tuttavia finora non è stato in grado di appassionare le nuove generazioni. L’ambizione è ridare forza e nobiltà alla politica. Come ci ricordava Enrico Berlinguer, lottare per la liberazione umana può riempire degnamente un’esistenza’.

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