Bologna, sindaco laico e in bicicletta: a #mandaloaDiRE presidente Aics e librai della Confraternita

Montaggio video di Davide Landi

BOLOGNA – La città descritta in tre parole e altre tre per indicare come dovrebbe essere o come la si vorrebbe, una cosa da salvare e una da cambiare nei prossimi cinque anni. Infine, una proposta per rilanciare la città dopo il Covid e, immancabilmente, il pronostico su chi sarà il prossimo sindaco di Bologna. Cinque domande in tutto: cinque domande per “#mandaloaDiRE”, la rubrica-format che l’Agenzia Dire avvia in vista del voto nel capoluogo dell’Emilia-Romagna.

Gli ospiti del terzo appuntamento sono l’animatore di ‘Bologna forum civico’ Stefano Sermenghi e Giovanni Trombetti, direttore di Bologna Welcome.

D’ONOFRIO (AICS): “IL SINDACO DEV’ESSERE LAICO, DI SINISTRA C’È ZUPPI”

di Maurizio Papa

L’identikit giusto per il prossimo sindaco di Bologna? “Forse una figura immaginaria che non esiste”. Ma con un compito, tra gli altri, ben concreto: salvare lo storico impianto sportivo dello Sferisterio, che “cade a pezzi”. A parlare è il presidente dell’Aics, Serafino D’Onofrio, rispondendo alle domande della rubrica “#mandaloaDiRE” in vista delle prossime amministrative. La Bologna di oggi? Intanto “delusa dalla politica. E non è una cosa nuova”, dice l’ex consigliere comunale che con il gruppo dell’Altra sinistra mise i bastoni tra le ruote all’allora sindaco Sergio Cofferati. Si scorge poi una Bologna “abbastanza divisa”, secondo D’Onofrio, che però aggiunge di essere “inspiegabilmente ancora fiducioso nel sol dell’avvenire. E questo, però, è un dato negativo e positivo”. E poi la città “dovrebbe essere meno omologata, perché finiamo per fare tutti sempre le stesse cose. Dovrebbe- continua il presidente dell’Aics- essere più generosa verso chi ha tutti i tipo di disagio e dovrebbe essere anche più aperta ai cambiamenti”.

Una cosa da salvare nel prossimo mandato? “Il vecchio Sferisterio”, non ha dubbi D’Onofrio: “È stato il tempio dello sport in pieno centro, ha 200 anni, è un patrimonio della cultura popolare della città. Cade a pezzi e il Comune non ha mai investito un soldo su questa struttura”. Una cosa da cambiare è invece l’approccio di aiuto alle categorie economiche e del mondo associativo, “che ha avuto danni incredibili da questa pandemia”, e però sono tutti “oppressi dalle burocrazie comunali”. Per questo c’è la necessità di “velocizzare e uniformare per far in modo che le persone debbano soffrire meno per avere un diritto”. Una proposta per rilanciare la città dopo il Covid? “Abbiamo una rete associativa benemerita, a cui si fa sempre ricorso per tutte le emergenze, che è allo stremo”.

Finora, sottolinea D’Onofrio, questa rete associativa “ha avuto solo divieti e adesso ha bisogno di fiducia, di aiuti, di corsie preferenziali e anche agevolate perché anche i provvedimenti ultimi della Regione prevedono soprattutto un aiuto alle associazioni che hanno la partita Iva e l’iscrizione alla Camera di commercio”, però c’è tutto “un mondo di piccolini, volenterosi, pieni di idee, creativi al massimo, che sono tagliati fuori da tutto”.

Venendo alle elezioni, nel centrosinistra ora si parla di Matteo Lepore, Alberto Aitini e Isabella Conti: “Ci sono tre nomi e io ora come ora sono veramente imbarazzato”, dice D’Onofrio. Il prossimo primo cittadino “dev’essere sulla scia dei grandi sindaci che Bologna ha avuto: Zanardi, Dozza, Fanti, Imbeni. Poi dev’essere laico, perché un arcivescovo di sinistra (Matteo Zuppi, ndr) ce l’abbiamo già”. Ma il sindaco dovrà essere anche “sorridente, com’è Virginio Merola, bisogna dargliene atto: è un uomo che sa ridere e sa piangere, rispetto ai due predecessori (Cofferati e Flavio Delbono, ndr) che non facevano né l’uno né l’altro”. Il prossimo sindaco, poi, “dev’essere una persona, uomo o donna, che sia il più possibile indipendente dalle forze politiche e anche dai potentati economici che attanagliano la città. E dev’essere una donna o un uomo innovativo nel campo sociale”. Deve anche “avere una visione di prospettiva ampia per la città, quindi che segua il discorso dell’innovazione, che segua la comunicazione bene e che abbia contatti internazionali, è fondamentale perché Bologna abbia una prospettiva felice”. Però, conclude D’Onofrio, “deve anche saper stare in mezzo alle persone, per strada, per capirne gli umori, i problemi, le difficoltà. Forse una figura immaginaria che non esiste”, se la ride l’ex consigliere.

I LIBRAI DELLA CONFRATERNITA DELL’UVA: “VORREMMO UNA CITTÀ CHE NON SFRATTA MA ACCOGLIE”

di Davide Landi

Una città più attenta all’ambiente, all’aria pulita e sensibile alla lotta all’emergenza abitativa, con un sindaco “che viva la città e sia in mezzo alla strada”, possibilmente in bicicletta. È questo che hanno in mente per la città di Bologna Giorgio Santangelo e Antonio Ciavarella, giovani imprenditori (entrambi hanno 30 anni) che, uniti dall’amore per la lettura e i vini, hanno aperto nel 2016 la libreria-vineria “La confraternita dell’uva”, ispirati dalla passione comune per John Fante. Oggi sono protagonisti di #mandaloaDiRE, la rubrica ideata dalla ‘Dire’ in vista delle elezioni comunali nel capoluogo dell’Emilia-Romagna. Nello scenario immaginato dai due imprenditori-esercenti, servirebbe un sindaco “che viva la città, che sia in mezzo alla gente e si accorga di dove sono i problemi” e in conclusione “che sia un vero bolognese”.

“Il sindaco che vorrei è attento alle parti sociali senza lasciare nessuno indietro”, aggiunge Antonio, che vorrebbe di conseguenza una città “più attenta alla tematica dell’emergenza abitativa, che non sfratta ma accoglie”, ma anche un “turismo più sostenibile”. Infatti, “la città si è svuotata, e questo tipo di emergenza fa vedere che non c’è bisogno di Airbnb selvaggio ma di studenti, che sono sempre stati la fonte di sostentamento primario della città”. Per questo bisogna abbandonare l’idea di “facili mode come un turismo di massa ‘mordi e fuggi'”, perché “la città sia vissuta da chi ci abita”.

Ma non tutto è da buttare, anzi. Già oggi infatti la città è “in crescita, attraente sia culturalmente che lavorativamente” per Giorgio, “attiva, dinamica e colta” per Antonio. Ad esempio, una cosa che funziona è “la chiusura del centro durante i fine settimana” alle auto, che andrebbe “anche ampliata”. Per questo Giorgio immagina un sindaco del futuro che “vada in giro in bicicletta e noti come le piste ciclabili soprattutto in periferia siano deturpate oltre ogni limite”. Ma grande attenzione dovrà essere data anche alle persone in difficoltà. Secondo Antonio infatti Bologna dovrà essere “più attenta a certe dinamiche sociali come l’emergenza abitativa” e diventare una città “che non sfratta ma accoglie”.

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