Recovery, I-Com: dopo la pandemia le sfide della Toscana sono start-up e digitale

FIRENZE – L’emergenza Coronavirus ha avuto un impatto pesante sull’economia locale, specialmente su alcune filiere di pregio come la moda e la gioielleria, ma la Toscana può vantare una migliore capacità di tenuta in termini di export grazie al ruolo del settore farmaceutico. Il futuro chiama con sé le due sfide ormai obbligate per ogni territorio, la transizione ecologica e digitale, tenendo conto ugualmente di alcune peculiarità: i ritardi accumulati nelle reti a banda larga e a banda ultralarga, la performance non particolarmente brillante sul versante delle start-up (sestultima in Italia), ma contestualmente un livello di digitalizzazione tutto sommato buono, rispetto a una media nazionale non esaltante, delle pubbliche amministrazioni. È un quadro composito quello che offre l’Istituto per la competitività, il think tank presieduto da Stefano Da Empoli, nel videotalk ‘Restart Toscana. Sfide e priorità per il rilancio dell’economia generale’. Partendo dalle 28 pagine del report di I-Com esponenti istituzionali e del mondo delle imprese provano a tracciare le linee fondamentali del domani, anche alla luce delle centinaia di miliardi in arrivo in Toscana col Recovery fund.

“Abbiamo dei gap sulle start-up innovative che facciamo fatica a far decollare e sull’infrastrutturazione digitale- riconosce l’europarlamentare del Pd Simona Bonafè- dovremmo utilizzare le risorse di Next generation Eu anche per questo”. Del resto, è l’osservazione del sindaco di Firenze, Dario Nardella, “se la pandemia ha messo a nudo le criticità globali e le modalità con cui affrontarle allo stesso modo è un impressionante acceleratore di azioni e strategie”. In questo senso è fondamentale, secondo il sindaco, pianificare attentamente il ritorno alla normalità con una collaborazione fra pubblico e privato.

Un percorso che non si presenta esente da insidie. Una su tutte: il rischio per la Toscana, come le altre regioni del Centro Italia, di finire schiacciata nella ripartizione degli investimenti a causa della prevalenza delle grandi imprese al Nord e delle esigenze territoriali emerse nel Mezzogiorno. “Col nostro tessuto di piccole e medie imprese- ammette in effetti il presidente della Regione Eugenio Giani- potremmo trovarci in una posizione di minore sostegno”. Attrarre al meglio le risorse richiede dunque un salto in avanti: Giani ipotizza un nuovo patto per lo sviluppo. La sindaca di Empoli, Brenda Barnini, avanza anche un altro suggerimento: “Facciamo poca analisi di dati anche perché le risorse destinate sono poche- segnala la prima cittadina- ma è uno strumento indispensabile, altrimenti rischiamo di assumere decisioni estremamente miopi e sbagliate”.

Non ci dovrebbero essere esitazioni a suo avviso nell’indirizzare i fondi a beneficio di Comuni ed enti locali, storicamente più capaci nel metterli a frutto. Un esempio concreto, fra tanti, lo condivide il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, quando ricorda che la sua città oltre ad ospitare la sperimentazione del 5G ha ottenuto recentemente 3,5 milioni dal governo per realizzare la casa delle tecnologie, una sorta di centro attrattore per le start-up. Certo il percorso delle due transizioni, in particolare di quella digitale richiede un valido supporto pubblico soprattutto in ambito normativo. Così la presidente della commissione Attività produttive della Camera, Martina Nardi (Pd), anche per valorizzare al meglio il brand Toscana immagina in questa fase un segno netto di discontinuità: “Faccio un invito a Giani- spiega la deputata- cambi la legge urbanistica e ne costruisca una con tempistiche più veloci per le persone e le imprese. Non costa nulla”.

Analoga importanza viene rivestita dal tema della sostenibilità ambientale. Anzi secondo Irpet deve essere questa la vera priorità del Next Generation Eu: “È lo shock necessario per dare impulso al nostro sistema economico”, sintetizza il vicedirettore dell’istituto di ricerche Nicola Sciclone. Dopotutto le imprese accolgono da tempo questo spunto, ma con un caveat ben evidenziato dalla presidente del Centro di Firenze per la moda italiana, Antonella Mansi: “Porsi dei limiti troppo sfidanti sulla decarbonizzazione rispetto a quello che è il contesto esterno- è il monito- ci mette ad alto rischio di delocalizzazione”.

Ma al netto di dubbi e apprensioni sul futuro, è il presente pandemico la battaglia ancora da vincere. Così sullo sfondo resta l’interrogativo legato alle vaccinazioni. Il governatore Giani prova a diradare le insicurezze, ribadendo che fra guariti e vaccinati gli immunizzati in Toscana sono all’incirca il 30%, ma su questo aspetto il presidente regionale di Confindustria, Maurizio Bigazzi, intende non recedere da una grande raccomandazione che si addice ai tempi: “Bisogna accelerare il più possibile la campagna”.

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