In questa Bologna “fragile” e “diseguale” servirebbe un sindaco “femminista” “dalla parte di chi lavora”

Montaggio video di Davide Landi

BOLOGNA – La città descritta in tre parole e altre tre per indicare come dovrebbe essere o come la si vorrebbe, una cosa da salvare e una da cambiare nei prossimi cinque anni. Infine, una proposta per rilanciare la città dopo il Covid e, immancabilmente, il pronostico su chi sarà il prossimo sindaco di Bologna. Cinque domande in tutto: cinque domande per “#mandaloaDiRE”, la rubrica-format che l’Agenzia Dire avvia in vista del voto nel capoluogo dell’Emilia-Romagna.

Gli ospiti del quinto appuntamento sono il segretario provinciale della Fiom-Cgil Michele Bulgarelli e la presidente dell’Arci, Rossella Vigneri.

BULGARELLI (FIOM): “AUMENTANO LE DISUGUAGLIANZE E CRESCE LA MARGINALITÀ”

“Vedo una città forte, nel suo mix tra industria, manifattura, servizi e lavoro pubblico. Vedo una città attrattiva per gli investimenti, grazie alle competenze professionali delle cittadine e dei cittadini, ad un avanzato sistema educativo, alle eccellenze sanitarie e anche alla qualità delle relazioni istituzionali. Ma vedo una città a rischio di aumento delle disuguaglianze e di una marginalità crescente di fasce della popolazione”. È la Bologna in tre concetti tratteggiata dal segretario provinciale della Fiom-Cgil, Michele Bulgarelli, intervistato per la rubrica “#mandaloaDiRE” in vista delle elezioni amministrative.

La città che invece Bulgarelli sogna per il futuro? “Una Bologna meno diseguale, che abbia al centro una strategia chiara di lotta ai cambiamenti climatici e che si fondi sul lavoro con dei diritti e sulla qualità delle relazioni istituzionali e sindacali”. Quando gli si chiede cosa salvare della Bologna attuale, poi, il segretario delle tute blu segnala “sicuramente il patrimonio di rapporti e di coesione sociale fatte dal dialogo e della contrattazione tra istituzioni, organizzazioni sindacali e rappresentanza del lavoro”. Mentre, all’inverso, “bisogna lasciarci alle spalle il troppo lavoro povero, precario e lo sfruttamento che si annida in tante zone grigie anche di questa città e della sua ricchezza”, è l’appello del sindacalista.

La domanda successiva di “#mandaloaDiRE” è incentrata su una proposta per il rilancio della città dopo il Covid e Bulgarelli risponde: “Penso si debba ragionare di un piano straordinario, cittadino e metropolitano, di investimenti pubblici per creare occupazione ma anche per affermare, di fronte a investimenti privati, delle condizionalità”. Chi investe a Bologna, insomma, deve impegnarsi a rispettare innanzitutto dei vincoli “sociali”: cioè “lavoro con i diritti, rispetto dei contratti nazionali, non licenziare”. Poi ci sono le condizionalità “ambientali”, continua il segretario della Fiom, “perché penso sia giusto che la città ponga degli obiettivi di produzione sostenibile da realizzare sul territorio”. Infine, le condizionalità “democratiche, cioè chi viene a investire- afferma Bulgarelli- deve sapere che questo è un territorio che è andato avanti e ha raggiunto questi livelli di ricchezza perché c’è una partecipazione diffusa dei lavoratori alle scelte strategiche della città”.

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Per finire, il prossimo primo cittadino. “C’è bisogno di un sindaco che riconosca il ruolo della rappresentanza del lavoro organizzato- sottolinea Bulgarelli- e questo vuol dire anche che lo sviluppo della città c’è stato grazie a chi negli anni ha lottato, ha partecipato, ha conquistato e immaginato diritti nuovi”. Serve un sindaco “che voglia fare di Bologna un laboratorio di innovazione sociale” e che veda Bologna “come una capitale europea”, aggiunge il segretario dei metalmeccanici Cgil. Un sindaco, conclude Bulgarelli, “che abbia chiaro da che parte stare: e per me deve stare dalla parte di chi lavora”.

VIGNERI (ARCI): “IL MIO SINDACO? PARTIGIANO E FEMMINISTA”

Il prossimo sindaco di Bologna? “Partigiano” e “femminista”. Non ha dubbi la presidente dell’Arci, Rossella Vigneri, nel rispondere alle domande della rubrica “#mandaloaDiRE” in vista delle prossime amministrative. Quando le si chiede di descrivere Bologna con tre parole, Vigneri parte da “universitaria”: magari “sembrerà un po’ banale, ma credo che la città non si sia ancora ben resa conto del valore e della risorsa che possono rappresentare gli studenti in termini di ricerca, di sviluppo di progetti culturali e sociali. È vero che non votano, ma è molto importante provare a valorizzarli. Ad esempio, spesso vengono associati al tema del degrado e degli spazi pubblici, ma forse ci dovremmo interrogare su come potrebbero contribuire all’uso creativo di questi spazi”. La seconda parola è “collaborativa, perché credo che Bologna sia una città che abbia voglia di partecipare e di prendersi cura del bene comune, degli altri, cosa che ha dimostrato anche durante la pandemia. Questo grazie a un tessuto associativo molto forte e radicato, che forse andrebbe più valorizzato. Forse la politica, a volte, non è stata neanche in grado di cogliere questo fermento se non in termini di consenso elettorale”, punge la presidente dell’Arci.

E infine, Bologna è “fragile, perché credo che la pandemia abbia messo in evidenza tante fragilità e povertà, le famiglie sono in difficoltà, molte donne hanno perso il lavoro, molti rischiano di perdere la casa e questa- avverte Vigneri- è una priorità che chi amministrerà questa città deve assolutamente affrontare”. E la città che Vigneri vorrebbe? “Meno trafficata, con meno rumore e macchine, con più spazi verdi e alberi, con un centro pedonalizzato. Ho un figlio piccolissimo e mi piacerebbe potesse vivere in una città meno inquinata e in cui muoversi liberamente a piedi o in bici”.

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Vigneri sogna poi “una città più coraggiosa nelle scelte, nelle idee e nei progetti per il futuro, provando anche a volte a mettersi più in discussione, a mettere in discussione delle certezze e delle posizioni acquisite per provare a costruire una città che sia davvero più rivoluzionaria”. Ma a seguire, con una “provocazione”, Vigneri invoca anche una città “meno innovativa, nel senso che molto spesso, soprattutto nel mondo del sociale, si parla di progetti innovativi e di innovazione sociale, va bene, è giusto, ma credo che forse dovremmo provare a guardare più con attenzione a quello che avviene nei nostri quartieri e territori: a volte sono anche piccole cose, magari poco alla moda, che invece sono energie e scintille a cui andrebbe dato spazio”.

Cosa salvare? “Tutti gli spazi culturali della città che rischiano di scomparire, credo sia la priorità, tutelando anche tutte le persone che in questo ambito lavorano”, rimarca la presidente dell’Arci. Mentre “da cancellare sicuramente c’è l’hub di via Mattei, adesso non si parla più di questi temi perché la nostra attenzione è tutta concentrata sulla pandemia- continua Vigneri- ma credo che nella nostra città non debbano più esistere centri di accoglienza con grandi numeri. La nostra città è stata promotrice di un sistema di accoglienza diffuso e che prova davvero a promuovere integrazione, io credo che chi amministrerà deve dirci in che modo intende difendere questo sistema e anzi migliorarlo”. Una proposta per far ripartire la città dopo il Covid? “Sono convinta che la cultura sia la chiave del rilancio, anzi che sia la cura di questa pandemia. Dobbiamo interrogarci su cosa succederà dopo l’estate e quali saranno le modalità della ripartenza”, sottolinea quindi la presidente dell’Arci.

“Sarebbe molto importante provare a convocare qui degli stati generali della cultura- lancia la proposta Vigneri- mettere intorno a un tavolo le istituzioni culturali, le amministrazioni delle città più importanti d’Italia, le Università, le associazioni, gli operatori culturali, per provare a capire come dare spazio alla cultura, promuovere la produzione e gli artisti emergenti, contrastare la povertà educativa e riavvicinare il pubblico ai nostri spazi”.

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Infine, il futuro primo cittadino. “Vedrei bene un sindaco di parte. Ultimamente c’è la tendenza a definirsi né di destra né di sinistra, trasversali, o a personalizzare. A me piacerebbe un sindaco di sinistra, che chiaramente si rivolga a tutte le cittadine e i cittadini, ma facendo scelte di parte e di sinistra su welfare, casa, ambiente. Il prossimo sindaco deve fare la differenza su questi temi e credo anche debba essere un sindaco che sta in mezzo alle persone, nei luoghi, che non parli di periferia senza attraversarla, per smentire anche tutti quei circoli, soprattutto quelli più antichi, storici, che continuano a ripetere che la politica ormai è lontana dagli spazi della città e ricompare solo quando ci sono le campagne elettorali”. Inoltre, è necessario “un sindaco femminista. Credo sia un tema non solo di ruoli, che sono comunque importanti, ma anche di politiche messe in atto. Io sono una donna, tra l’altro da poco diventata madre, che ricopre un ruolo politico e conosce le fatiche di stare in un mondo maschile e maschilista. Conosco anche cosa significa essere invitata a un dibattito solo perché donna e c’è bisogno di una donna. Però sono convinta che non servano solo politiche di sostegno alla donna e nidi gratuiti, ma che serva uno sguardo diverso sulla città che provi ad accogliere anche il punto di vista delle donne”.

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