Per i medici sarà un Primo Maggio amaro: “Non chiamateci eroi”

ROMA – Da eroi della pandemia a vittime di gogne mediatiche, di aggressioni vere e proprie, del loro stesso lavoro: fatto di turni massacranti, gap nella sicurezza, diritti contrattuali negati o fatti apparire come concessioni o privilegi. È “un Primo Maggio amaro” per i medici, a detta del loro presidente, Filippo Anelli, da un mese rieletto alla guida della Fnomceo, la federazione degli Ordini.

“Non ci è mai piaciuta la narrazione dei medici eroi- spiega- anche se molti colleghi hanno dimostrato di esserlo davvero, durante la pandemia. Non ci piace, perché fallace: da un eroe ci si aspetta che sia invincibile, immortale, e questo diventa quasi un pretesto per chiedergli l’impossibile, sino a pretendere che rinunci ai suoi diritti di uomo, di cittadino, di lavoratore. Al diritto alla salute, alla sicurezza, alla vita, persino; a quello del rispetto delle norme contrattuali e a una giusta remunerazione; e, ultimo ma non per importanza, a quello alla serenità e alla dignità. È per questo che non possiamo rimanere indifferenti di fronte ai diritti negati- argomenta- Di fronte ai turni massacranti, agli straordinari non retribuiti, alle ferie non concesse, alle maternità procrastinate sine die, alle remunerazioni non commisurate al lavoro. Alle carenze di personale, che costringono ad esempio gli stessi anestesisti ad assistere, nelle rianimazioni, i malati di Covid e, nel contempo, i pazienti che si sottopongono a interventi chirurgici. Alle carenze nella sicurezza, che è diritto fondamentale di ogni lavoratore e presupposto della sicurezza delle cure. Ed è per questo che gli attacchi mediatici di questi giorni ci rattristano così profondamente- continua Anelli- dalle critiche ingiuste sui compensi per vaccinare, peraltro fermi a vent’anni fa, ricevute da Telenorba, a smorzare le quali è intervenuto persino il Governatore della Puglia, Michele Emiliano; a quelle per aver sospeso, nell’attesa di un chiarimento di ruoli e compiti, da parte del Ministero e del Garante della privacy, le firme dei certificati per il green pass. Sino ad arrivare, periodicamente, al rigurgito dei rimproveri per i colleghi che non visitano i pazienti Covid se non sono messi in condizioni di sicurezza”.

“Il Giuramento di Ippocrate ha grandi significati, ma purtroppo non è un dispositivo individuale di protezione: non si può chiedere, come atto dovuto, a un medico di mettere a rischio la sua vita solo perché le istituzioni non hanno previsto protocolli e sistemi organizzativi per proteggerli. Queste narrazioni, dei medici avidi, o svogliati, o pavidi, che hanno sostituito quella dei medici eroi sono tanto più pericolose perché fomentano nei cittadini istinti aggressivi, che sfociano in veri e propri atti di violenza- constata- Pochi giorni fa, a Bari, un collega – che non ha voluto poi denunciare il fatto – è stato minacciato con un coltello, da un paziente convinto che non volesse vaccinarlo. Il collega, come molti di noi, era rimasto senza vaccini, che arrivano a singhiozzo e in quantità limitate. E le istituzioni rispondono, anziché con la solidarietà e con atti concreti, con indagini e ispezioni che paiono più dimostrative che efficaci. E hanno il solo effetto di minare ancor più la serenità dei professionisti- aggiunge- Quasi a voler dare al popolo, in mancanza del pane, i circensi, dove i circensi sono purtroppo diventati i medici.

Tutto questo è ingiusto, è inaccettabile: chiediamo rispetto- tuona Anelli- Rispetto per i 358 colleghi che hanno perso la vita; per tutti quelli che si sono contagiati; per tutti i 455mila medici e odontoiatri che non si non si sono tirati indietro prima, di fronte a un virus sconosciuto, e che non si tirano indietro ora, di fronte a una campagna vaccinale senza precedenti. E allora l’augurio è che, dalle Istituzioni, arrivino questi segni tangibili di vicinanza- conclude- Che arrivino finalmente vaccini per tutti cittadini, in tutte le Regioni, e a tutti i medici. Che i contratti di lavoro siano rispettati e rinnovati, con turni adeguati, riposi sufficienti, e remunerazioni giuste. Che sia garantita la sicurezza sul lavoro: perché un medico stanco, spaventato, sottoposto a pressioni di ogni tipo non riesce ad assicurare prestazioni al top. Che, per lo stesso motivo, sia restituita serenità ai professionisti. Per questo Primo Maggio chiediamo una sola cosa: non chiamateci eroi; ridateci i nostri diritti”.

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