Aspettando Conte il centrosinistra a guida Pd rischia di non nascere

ROMA – “Partirono per suonare e furono suonati” diceva il saggio. Solo una battuta d’accordo, ma ben fotografa lo stallo del centrosinistra. Da una parte Giuseppe Conte, indicato da Beppe Grillo come nuovo leader del M5S da rimettere a nuovo, imbrigliato dalle mille correnti ‘grilline’ che aspettano di sapere cosa ne sarà di loro, dalle legali con la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio, dai gruppuscoli di parlamentari che minacciano scissioni. Dall’altra Enrico Letta, segretario del Pd, che sta puntando e vuole costruire un’alleanza col M5S.

Ieri sera c’è stato il primo faccia a faccia pubblico tra Conte e Letta, convocati a casa Agorà di Goffredo Bettini. Alla fine una cosa è risultata chiara: il progetto è in forte ritardo. Lo ha ammesso lo stesso Conte che, forse per non aprire altri scontri nel Movimento, ha detto che “i tempi non sono ancora maturi per un’alleanza a tutto tondo col Pd”, assicurando però che il M5S starà col centrosinistra.

Pochino per le sfide che presto arriveranno, a partire dalle prossime elezioni amministrative di ottobre con l’elezione dei sindaci di Roma, Milano, Torino, Trieste, Bologna, Napoli, Salerno e altri 1.000 comuni italiani. Qui si andrà ognuno per conto proprio, con la speranza di stringere un’alleanza quando ci sarà il ballottaggio. Un prendere tempo destinato a trasformarsi in nuova spaccatura, perché vai a convergere su chi fino al giorno prima ti ha preso a pesci in faccia.

Per non parlare dell’altro tema cruciale: il collocamento del nuovo M5S nell’arena politica. Perché è chiaro, e i sondaggi lo hanno già evidenziato, che un Movimento che ruba consensi nella stessa area si trasforma in problema e non soluzione per battere un centrodestra che sentendosi già vincente non ci metterà un secondo a superare le divisioni e stringersi a corte. Per la verità Bettini ieri un campo lo ha indicato, quando ha parlato di un M5S che, visti i temi cari ai ‘grillini’, si collocasse sulla scia politica vincente dei Verdi europei, a partire da quelli tedeschi In questo modo il Movimento potrebbe far da calamita a sinistra, raccogliendo e dando forza a tutti i ‘pezzetti’ sparsi. Il Pd come prima forza a mediare, e al Centro magari l’Azione di Calenda che potrebbe creare interesse e attrarre ciò che resterà di Forza Italia e del campo liberale, riformista e moderato.

Altro passaggio cruciale a febbraio, quando bisognerà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. In molti sono pronti a scommettere che sarà Mario Draghi, che potrebbe poi seguire dal Colle la concreta applicazione del suo Piano di rilancio da 248 miliardi di euro, e con l’autorevolezza rafforzata dal suo nuovo ruolo mettere l’Italia al riparo da ogni attacco anche a livello di finanza internazionale. Se sarà così bisognerà trovare una figura istituzionale (le ministre Cartabia o Lamorgese?) in grado di reggere il Governo fino alle elezioni politiche che, a quel punto, arriveranno molto prima della scadenza naturale del 2023.

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