Ddl Zan, Rossomando (Pd): “Donne incluse come portatrici d’identità, non minoranza”

ROMA – “Una delle obiezioni che viene portata al testo del ddl Zan, con riferimento alla misoginia e ai crimini di odio indirizzati alle donne, è che si ritiene che le donne non debbano rientrare in questa previsione perché diversamente sarebbero equiparate a una minoranza. Per come la interpreto io le donne sono presenti in questa legge non perché siano una minoranza, perché infatti non lo siamo, ma perché portatrici di un’identità e di una differenza che rivendichiamo, ma che spesso è motivo di aggressione e di istigazione all’odio”. Così la senatrice Pd, Anna Rossomando, intervenendo al webinar promosso dalla cooperativa sociale BeFree ‘I corpi e le norme: ddl Zan tra merito, urgenza, confronto’.

“È stato fatto un grande sforzo- continua la senatrice dem- sull’uso della terminologia, ciononostante si è aperta una discussione proprio su questo. La mia opinione è che molte delle preoccupazioni stiano nel perimetro di un giusto dibattito culturale che ci deve stare, ma che non ritengo possa collegarsi direttamente a come è formulata la normativa. L’attualità- avverte Rossomando- ci restituisce fatti di cronaca terribili che debbono essere sanzionati, ma va anche dato un segnale che la nostra società non può tollerare nè accettare questo tipo di aggressioni, che sono assolutamente in aumento”.

E rispetto a un’altra delle obiezioni mosse sul testo di legge contro l’omotransfobia ora in Senato, cioè “che non ci sia bisogno di un aggravante perché il reato è già colpito”, la senatrice puntualizza: “Il legislatore fa delle scelte a monte, delle scelte di campo. In questo caso la scelta di campo è di sanzionare e prevenire le condotte di odio e di istigazione all’odio, che penso sia una questione della modernità”, aggiunge.

“Non è stato facile riuscire ad ottenere che si potesse discutere il ddl Zan in Parlamento, come il Parlamento ha diritto, a maggior ragione trattandosi di un testo che e’ stato recentemente approvato alla Camera. Dopo discussioni varie martedì finalmente abbiamo ottenuto quello che tecnicamente si chiama la calendarizzazione e siamo molto contenti che questo sia finalmente avvenuto. Noi riteniamo che sia una legge di civiltà, un passo avanti, e che sia giusto discuterla. Non si è mai visto che si impedisca di discutere una legge”, conclude Rossomando.

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