‘Sea Eye 4’ a Pozzallo, con 414 migranti. Sindaco: “Tutte le Istituzioni facciano loro parte”

PALERMO – È arrivata a Pozzallo la nave ‘Sea Eye 4’ con 414 migranti, tra cui 150 minori, a bordo. Si è concluso, quindi, il viaggio da Palermo, dove la nave si trovava due giorni fa, alla cittadina ragusana, assegnata all’imbarcazione della ong come ‘porto sicuro’. Nelle scorse ore Gorden Isler, presidente di ‘Sea Eye’, ha annunciato che sono stati effettuati test rapidi a bordo per il Covid-19, risultati tutti negativi.

 “Siamo tutti d’accordo, non potrebbe essere altrimenti, che ogni uomo in mare deve essere salvato, ma al di la di questa comune premessa ogni istituzione deve assumersi la propria responsabilità. Non c’è più tempo per la cultura degli alibi, per lo scaricabarile, per i tentativi di nascondere le proprie inefficienze dietro le carenze e le manchevolezze degli altri. La Sicilia, l’Italia e l’Europa devono fare la loro parte e non limitarsi ad accusarsi a vicenda”, dichiara il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, nel giorno in cui la ‘Sea Eye 4’ è giunta davanti al porto della cittadina ragusana.

“Non ho avuto, pur essendo il sindaco di una città che si è da sempre spesa per l’accoglienza, la possibilità di avere una interlocuzione con il governatore Musumeci sul tema dell’accoglienza. In Italia i governatori del centrodestra si rifiutano di avviare una politica di redistribuzione dei migranti e non basta l’impegno del ministro Lamorgese per creare una cabina di regia, deve essere il presidente Draghi che deve mettere fra le priorità dell’agenda politica del suo governo il problema immigrazione – prosegue -. L’Europa si limita a vaghe esternazioni solidaristiche mentre Malta, ancora una volta, rifiuta la richiesta di un porto sicuro e l’Austria continua a rispedire al mittente le richieste di ricollocazione dei migranti. Non si può continuare a rincorrere gli eventi, a tappare i buchi grazie alla disponibilità e all’impegno dei sindaci in prima linea, è ormai improcrastinabile un intervento strutturale che affronti la questione in tutta la sua complessità, una strategia che miri a prevenire e non a tamponare un fenomeno che verosimilmente potrebbe protrarsi ancora per decenni”.

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