Largo ai giovani, è tempo di lottare per lavorare meno

ROMA – Torna il confronto politico tra destra e sinistra anche dentro al Governo Draghi con il suo profilo istituzionale. Adesso è Matteo Salvini, leader della Lega, che veste i panni del buono, di quello che comprende le ragioni di chi vuol riprendere a lavorare a pieno ritmo e di Confindustria. E gli imprenditori che seguono il presidente Carlo Bonomi, con gli attacchi furibondi al Pd, sembrano aver scelto la Lega come loro referente politico. Scelta legittima, in bocca al lupo al presidente Bonomi, che passata l’epidemia e portato a casa la gran parte dei fondi di aiuto statale, adesso vuole mani libere, tornare a dettar legge ai lavoratori. I sindacati hanno già messo in chiaro che loro non staranno zitti, che chi vuol tornare al come eravamo non avrà vita facile. Il premier Draghi sta in mezzo, tirato di qua e di là, sposta in avanti le partite difficili, si concentra sulle urgenze. Ma a partire da luglio, con il semestre bianco e nessun rischio di elezioni anticipate, ne vedremo delle belle, ogni singolo esponente politico si sentirà libero di intervenire su ogni argomento. E proprio la ripartenza e l’occupazione saranno gli argomenti al centro del confronto-conflitto che sempre più investirà le forze politiche, di destra, centro e sinistra.

Tutti si stanno riempiendo la bocca con la parola ‘giovani’, bisogna pensare ai ‘giovani’, bisogna dare un lavoro ai ‘giovani’. Lo abbiamo sentito ripetere in questi anni e, ancora oggi, i nostri ‘giovani’ non vedono l’ora di andarsene, a cercar miglior fortuna altrove. Ecco, per una forza di progresso come dice di essere il Pd, che davvero vuol cogliere l’occasione per cambiar passo e pensare a come rilanciare in avanti l’Italia anche grazie ai fondi europei, forse è giunto il momento di aprire una grande stagione di confronto e di iniziativa sulla riduzione dell’orario di lavoro. Lo abbiamo visto anche in questo anno, con l’epidemia che ha costretto la gran parte di noi a lavorare a distanza, in modo nuovo. Ormai i nuovi mezzi tecnologici hanno invaso ogni spazio della giornata, è sempre più difficile capire in maniera chiara quando si lavora e quando no. Anche le riunioni di lavoro pur se gestite a distanza sono di fatto entrate nei nostri domicili, creando un tutt’uno tra il vecchio luogo di lavoro e l’ogni- luogo di oggi. Qui c’è una sfida anche per i nostri imprenditori, molti sono già avanti, dati alla mano sanno che lavorare meno ma meglio alla fine dà più risultati, in ogni campo. Ci vuole coraggio, una nuova visione. Forse è questa la strada per rimettere in moto l’ascensore sociale bloccato da anni, liberare posti da dare finalmente ai giovani. Non è solo una questione economica, ma una battaglia per la salute e la qualità della vita di ciascuno di noi. Nel passato si è lottato per ridurre l’orario di lavoro, oggi gli ultimi dati registrano un aumento sostanziale delle ore. Anche l’Organizzaziione mondiale della sanità ha lanciato l’allarme: nel mondo sta crescendo l’orario, centinaia e centinaia di milioni di persone lavorano fino a 55 ore a settimana, e questo si sta già traducendo in più morti (infarti, ictus ecc.) e malattie gravi fino alla disabilità. Lavorare per vivere e non vivere per lavorare, questo l’obiettivo. Bisogna recuperare tempo, “per riempire gli interstizi della giornata con relazioni personali e sociali arricchite, più tranquille”. O, come scrive l’autore di un manifesto del post-lavoro: “È ora di farsi una vita”.

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