In Romagna stress e frustrazione da Covid hanno fatto accendere più sigarette

BOLOGNA – Durante pandemia e lockdown i giovani fumatori hanno fumato di più. Dalla Romagna arrivano “brutte notizie dal fronte della prevenzione dei tumori”, avvisa l’Istituto oncologico romagnolo dopo aver sondato 2.340 studenti di 18 scuole superiori del territorio per indagare se e quanto le misure restrittive anti-contagio da Covid abbiano inciso sul consumo di sigarette dei ragazzi. Ebbene, il responso dice che circa il 42% degli adolescenti fumatori ha peggiorato la propria dipendenza dalla nicotina: la percentuale si attesta sul 44% per Ravenna, 42% per Forlì-Cesena e 38% per Rimini. Al contrario, solo il 25% degli intervistati ha diminuito il consumo: 22% su Ravenna, 30% su Forlì-Cesena e 23% su Rimini.

“Sebbene tendenzialmente chiusi in casa e costretti ad una convivenza maggiore coi genitori, i giovani che hanno sfruttato il lockdown come occasione per smettere di fumare sono pochissimi e si aggirano intorno al 5,5%”, dice ancora l’Istituto oncologico romagnolo diffondendo i dati in vista della Giornata mondiale senza tabacco di lunedì prossimo. La percentuale di adolescenti romagnoli che si accende una sigaretta si attesta sul 13%: anche in questo caso il primato è di Ravenna col 16%, seguita da Forlì-Cesena con il 12% e Rimini con l’11%. Per tutte e tre le province la fascia d’età in cui il vizio del fumo colpisce va tra i 17 e i 18 anni, quando il tabacco è abitudine praticamente di un giovane su due (48%). Le ragazze si confermano più tabagiste dei coetanei maschi, statistica in linea con i dati dell’Oms che indicano la crescita del tumore al polmone tra le donne: del campione dichiara di fumare il 16,5% delle ravennati, il 15% delle riminesi e il 13% delle studenti di Forlì-Cesena; percentuali che calano per gli adolescenti rispettivamente al 15%,7% e 11%.

“Il sondaggio fotografa una situazione allarmante- spiega il direttore generale Ior, Fabrizio Miserocchi- sapevamo come buona parte delle restrizioni imposte per il contenimento del contagio avessero avuto ripercussioni su socialità e quotidianità degli adolescenti, ma fino ad ora non avevamo idea che avessero conseguenze sulle loro scelte di salute”. L’indagine ha evidenziato come “le emozioni principali provate dai giovani verso la didattica a distanza fossero di stress e frustrazione: è lecito dunque pensare che l’aumento del consumo di tabacco” tra gli studenti delle superiori “sia legato a questi stati d’animo. Col piano vaccinale speriamo che la situazione si normalizzi”. Tuttavia, prosegue Miserocchi, “sappiamo come il vizio del fumo possa essere difficile da eradicare, dunque ci aspetta un lavoro impegnativo sul territorio per sensibilizzare le nuove generazioni sui rischi della sigaretta”. La “cosa positiva è che le nuove generazioni si sono sempre dimostrate molto coinvolte sul tema”. Per cui, si confida che, “una volta recuperati e riallacciati su base quotidiana quei legami fondamentali che la scuola è capace di creare, avremo di fronte ragazzi molto motivati e attenti alle dinamiche della lotta contro il cancro”.

Da parte sua anche nel 2021 l’Istituto oncologico romagnolo ha lanciato il concorso “Liberi di Scegliere”: dopo un laboratorio sul fumo, si è chiesto agli studenti delle medie di produrre elaborati per sensibilizzare i coetanei a non accendere la sigaretta. Il lavoro giudicato più meritevole diventerà manifesto di una campagna inizia lunedì. “L’obiettivo è anticipare l’età in cui normalmente i ragazzi si approcciano alla prima sigaretta, affinché possano affrontare quel momento con maggiore consapevolezza e, auspicabilmente, rifiutare di accenderla”, conclude Miserocchi.

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