Comunali Milano, Conte vuole sentire Sala per tentare un’intesa già dal primo turno

Di Nicolò Rubeis

MILANO – Giuseppe Conte irrompe nelle comunali di Milano. L’ex premier, lo scorso mercoledì, ha incontrato in streaming i rappresentanti lombardi del M5s per discutere delle amministrative, e avrebbe detto loro di non voler escludere un’intesa con il Pd, già dal primo turno. Come riferiscono alla ‘Dire’ alcuni partecipanti alla riunione, Conte avrebbe ricordato agli attivisti che i dem rimangono “interlocutori privilegiati” e avrebbe ventilato l’ipotesi di cercare un’interlocuzione nei prossimi giorni con il sindaco Beppe Sala, per capire se ci sono le condizioni per andare insieme. Un’opportunità valutata ovviamente in senso politico, tentando quantomeno di riuscire a portare a casa qualche tema.Alla riunione erano presenti i consiglieri regionali di area milanese, Massimo De Rosa, Monica Forte, Nicola Di marco e Gregorio Mammì, i deputati Stefano Buffagni, Riccardo Olgiati, Stefania Mammì, i senatori Simona Nocerino e Daniele Pesco e il sottosegretario per gli Affari Esteri Manlio Di Stefano, che aveva svolto lo stesso ruolo già nei due governi di Conte. Erano stati invitati anche i consiglieri comunali meneghini Patrizia Bedori e Gianluca Corrado, ma i due, insieme a Luigi Piccirillo, non si sono presentati. Motivi politici o personali che siano, Conte l’ha notato e non ha gradito. “Prendo atto che i consiglieri comunali oggi avevano qualcosa di meglio da fare”, avrebbe detto.

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LA CONTRARIETÀ DEGLI ATTIVISTI MILANESI E L’IPOTESI PRIMARIE DEL M5S

Su Milano non era ancora chiara la direzione dei pentastellati. Dopo gli anni passati in opposizione a Palazzo Marino, c’è stato un momento in cui sembrava realmente possibile deporre le armi, e sulla base di quanto costruito anche da Conte durante il suo esecutivo, lavorare a un’intesa con il Pd e con tutto il centrosinistra meneghino, specie grazie alla mediazione cittadina di Stefano Buffagni. Non è un mistero però che l’opzione non abbia mai scaldato i cuori degli attivisti milanesi, Corrado e Bedori su tutti, che invece premono per andare da soli, candidando al primo turno magari una donna, e in ogni caso lasciando la decisione finale al territorio. Addirittura Corrado negli ultimi giorni ha anche proposto di fare una sorta di ‘primarie’ per scegliere chi presentare alle elezioni.

CHI APPOGGIA SALA

Fermo restando che ancora niente è stato deciso, e che i prossimi giorni saranno fondamentali anche per capire come si muoverà Conte, l’ex premier avrebbe accolto positivamente l’idea di una donna, ma avrebbe anche congelato la candidatura, sottolineando di ‘non escludere’ assolutamente un’intesa con il Pd. Sala, dal canto suo, può contare già sull’appoggio di numerose liste. Oltre al Pd e ai Verdi, un’intesa suggellata dall’ingresso del sindaco nella compagine europea degli ecologisti, in suo supporto ci sono anche Volt, Azione (che insiste nel volersi presentare con il proprio simbolo, accompagnato al massimo da quello dei Radicali e di +Europa), una civica (‘Lavoriamo per Milano con Sala’, nella quale alla fine dovrebbero confluire anche i renziani di Italia Viva), la compagine dell’assessore per l’Edilizia Scolastica Paolo Limonta, Milano Unita, e altre due liste presentate di recente (Beppe Sala Sindaco, nella quale è entrato anche l’ex co-portavoce cittadino dei Verdi Enrico Fedreghini, e Milano in Salute). Totale otto liste, da definire non oltre la metà di giugno.

IL NUOVO MOVIMENTO TARGATO CONTE

In questo contesto c’è sicuramente poco spazio per i grillini, e non è chiaro se nella testa di Conte ci sia l’intenzione di presentarsi comunque con il proprio simbolo o magari all’interno di qualche civica. Dopo una breve introduzione, Conte ha lasciato spazio durante il meeting ai consiglieri, facendo loro notare però tutte le difficoltà dei grillini su Milano, rese ancora più esplicite dal fatto che tra i cinque consiglieri pentastellati eletti in Regione, nessuno arriva direttamente dal capoluogo lombardo. De Rosa, l’attuale portavoce al Pirellone, ha scalato i vertici del Movimento partendo da Cormano, nell’hinterland. Di Marco è invece residente a Lacchiarella, Piccirillo a Cusano Milanino, mentre Mammì e Forte hanno origini calabresi. Conte avrebbe sottolineato come già alle regionali del 2018 (dove il M5S capitanato da Dario Violi prese circa il 17%, con oltre 300.000 voti nel capoluogo) le battaglie storiche del Movimento non scaldavano il cuore dei milanesi. “Dovete capire che i 5 Stelle fondati sull’andare ‘contro qualcosa’ non devono esistere più”, ha detto l’ex premier in riunione, specificando che ora i grillini devono essere quelli della transizione ecologica, del green, dell’innovazione, del fare e non quelli dei ‘no’. Insomma, l’ex premier avrebbe fatto intuire che le battaglie degli attivisti milanesi non sono più all’ordine del giorno e che il vento è cambiato.

L’IDEA DI UNA DONNA NON CONVINCE L’EX PREMIER

L’idea di Conte è quella di dialogare con Sala per cercare di capire se c’è possibilità di trovare una quadra sui temi che ora più interessano al Movimento. Inoltre, l’ex premier avrebbe anche fatto notare ai presenti l’inversione di rotta nella comunicazione del sindaco, che prima ‘parlava di periferie’, mentre oggi fa riferimento ‘a una città in un quarto d’ora’. In maniera molto schietta Conte avrebbe specificato che in dote al partito non ci sono numeri tali che permettano al M5S di governare Milano e nell’ottica di ottenere il massimo dei risultati, l’ideale sarebbe incidere già sul primo turno. L’idea di candidare una donna (negli ultimi giorni si erano fatti i nomi della deputata Nocerino, di Forte, presidente della commissione regionale Antimafia e della consigliera di Municipio 2 Alice Perazzi), seppur accolta con favore da Conte, non convince del tutto l’ex premier. Se proprio si deve trovare una persona su Milano, deve essere realmente spendibile, e al momento, viste le difficoltà dei grillini nel capoluogo, è difficile trovare un professionista, un esponente della società civile o una personalità meneghina disposta a correre per un partito che non ha nessuna possibilità di vincere le elezioni e probabilmente di incidere sulla dinamiche politiche della città. Il rischio ‘figuraccia’ non vuole essere corso da Conte, che nel candidare una persona al primo turno si prenderebbe in prima persona una grossa responsabilità.

CONTE, UN LEADER ANALITICO E POCO SOGNATORE

L’ex presidente del Consiglio, pur non essendo ancora legittimato burocraticamente come leader del Movimento visti i problemi con Rousseau (evidenziati dallo stesso Conte), è già riconosciuto come tale da tutti i 5 Stelle. E come tale si è presentato alla riunione di mercoledì, portando con sé dati e numeri a dimostrare le difficoltà oggettive dei grillini su Milano, facendo notare i diversi risultati elettorali dei pentastellati tra il centro e le periferie, tra le zone più povere e quelle dove c’è più ricchezza. Insomma un Conte ‘preparatissimo’ all’appuntamento, descritto come ‘pragmatico e matematico’ e intenzionato a far capire che in una campagna elettorale nulla può essere lasciato al caso. Durante il vertice dunque sono state messe sul tavolo tutte le ipotesi, senza escludere nulla, anche se la base cittadina del Movimento continua a non convincere Conte (a maggior ragione dopo la loro assenza in streaming). La domanda che si pone l’ex premier, condivisa anche da alcuni esponenti regionali, è chiara. C’è davvero una base del Movimento a Milano? Un territorio coeso e organizzato può essere in grado di dettare la linea, ma una base che dopo dieci anni, seppur con tanto lavoro, non è riuscita a costruire un consenso così radicato, apre la strada a possibili interventi ‘dall’alto’. Tesi che hanno convinto i presenti, che hanno trovato un leader ‘meno sognatore’ dei precedenti, compreso Di Maio. Un Conte ‘analitico’, che ha ridato verve ai pentastellati. “Dovresti correre tu”, le parole di qualche parlamentare, tra le risate dei consiglieri e dello stesso Conte. Nei prossimi giorni “sarà evidente a tutti” la strada che percorreranno i pentastellati a Milano.

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