In Senegal nuovo colpo dell’asso dell’evasione, Dakar si interroga

ROMA – Detenzioni senza fine e tempi della giustizia troppo lunghi: queste le motivazioni addotte dall'”asso dell’evasione”, soprannominato Boy Djiné, al secolo Baye Modou Fall, per le sue 12 fughe dai penitenziari del Senegal.Una versione, la sua, rilanciata in un’intervista all’emittente Itv prima dell’ennesimo arresto, a Missirah, nella regione orientale di Tambacounda. L'”asso”, che ha 32 anni e sostiene di non aver mai usato armi, entra ed esce dal carcere da quando era bambino e frequentava una scuola coranica a Diourbel. L’ultima evasione, ricostruisce l’agenzia di stampa Agence de Presse Sénégalaise, risale a pochi giorni fa. Nell’intervista l'”asso” ha raccontato di aver voluto “prendere il destino nelle proprie mani”: dopo aver rotto una griglia di ventilazione si sarebbe calato giù dal muro di cinta del penitenziario Liberté 6 con una corda. Gli inquirenti sono al lavoro per capire se abbia potuto contare sull’aiuto di complici.La vicenda, costata il posto al direttore del carcere, è sulle prime pagine dei quotidiani di Dakar. Secondo Le Quotidien, “l’evasione è stata spettacolare ma poi il fuggiasco si è fatto prendere come un debuttante”. Le Témoin Quotidien ha denunciato i “tanti malfunzionamenti della giustizia senegalese e i rigori della vita carceraria che non si applicano allo stesso modo dappertutto”. Tagliente anche la testata Kritik: “Questo ennesimo colpo dell”asso dell’evasione’ ha danneggiato l’immagine del sistema nazionale; la credibilità delle guardie penitenziarie è rimessa in dubbio”.
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