Saman Abbas, si indaga per omicidio premeditato

REGGIO EMILIA – È di omicidio premeditato l’ipotesi di reato contestata dalla Procura di Reggio Emilia ai familiari di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa da oltre un mese da Novellara, dopo essersi opposta ad un matrimonio combinato in patria dove avrebbe dovuto sposare un cugino.

L’aggravante della premeditazione è confermata da Isabella Chiesi, procuratore capo reggente, nel corso di un incontro tenuto stamattina per aggiornare sulle indagini. Che il presunto omicidio della giovane fosse già organizzato da tempo sarebbe confermato per gli inquirenti anche dalla data del biglietto aereo per il rientro in Pakistan (avvenuto in tutta fretta il 5 maggio) che i genitori di Saman hanno acquistato il 26 aprile. Della ragazza non si hanno più notizie dal 30 aprile scorso. Ma la sera del 29, le telecamere di videosorveglianza dell’azienda agricola dove lavorano e dove vive la famiglia Abbas, ha immortalato tre persone con in mano badili e attrezzi da lavoro dirigersi verso i campi.

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LE BUGIE DEL PADRE DI SAMAN

Sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati: oltre al padre e alla madre anche lo zio e due cugini di Saman, uno dei quali è stato rintracciato in Francia e per il quale è prevista una rogatoria per farlo tornare in Italia. “Continuano le ricerche della persona offesa o dei suoi resti, purtroppo reputiamo che sia deceduta”, dice Chiesi. Il papà della 18enne ha detto in un’intervista alla stampa locale che la figlia sarebbe viva e si troverebbe in Belgio, ospite di un amico. Versione smentita oggi dalla Procura reggiana: “Riscontri positivi a quello che ha detto il padre non ce ne sono. Abbiamo appurato che in Belgio la ragazza non c’è”. L’intervista aveva invece secondo il procuratore un altro scopo: “Ovviamente voleva far sapere anche agli altri parenti cosa dovevano dire”.

SAMAN ATTIRATA CON L’INGANNO

Quanto al fratello 16enne di Saman, che avrebbe accusato i genitori dell’omicidio, sarà ascoltato in incidente probatorio in qualità di testimone. Secondo i magistrati reggiani, inoltre, la ragazza sarebbe stata indotta con l’inganno a tornare a casa, dopo essere scappata da una comunità in cui era stata collocata, per proteggerla, dai servizi sociali. “Si può pensare- continua Chiesi- che l’abbiano abbindolata dicendole che avevano in biglietti per loro e non per lei e questo l’ha rassicurata facendole pensare che non sarebbe dovuta tornare in Pakistan”. Ascoltato anche il fidanzato pachistano di Saman che, tuttavia, “ha parlato soltanto del pregresso e non della vicenda che non ha vissuto”. A Novellara le ricerche continueranno adesso avvalendosi anche di un elettromagnetometro, uno strumento che dà conto delle discontinuità del terreno, usato sotto la sorveglianza di un ingegnere nominato appositamente.

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