Roma a un passo dall’emergenza rifiuti: il Campidoglio fermo sulle sue posizioni

ROMA – Dalla prossima settimana Roma sarà in emergenza rifiuti. Se in queste ore il Campidoglio non ammorbidirà la propria posizione rigida sia sulla localizzazione della discarica e prima ancora sulla disponibilità a sostenere costi superiori agli attuali per inviare l’immondizia raccolta in altri impianti fuori dal Lazio, tra pochi giorni le strade della città inizieranno a riempirsi di sacchetti ancora più di adesso. Peraltro proprio nel momento in cui la Capitale sarà sotto i riflettori dell’Europa e del mondo perché tra le sedi degli Europei di calcio. Durante la riunione tecnica che si è svolta questa mattina al ministero dell’Ambiente, cui oltre al Comune hanno partecipato anche Regione, Città Metropolitana, Ispra e Arpa Lazio, è emerso che la discarica di Sogliano Ambiente, impianto dove da tempo sta conferendo la E. Giovi (proprietaria dei due Tmb di Malagrotta) e che di fatto permette di tenere il sistema in equilibrio (seppure precario), non potrà più ricevere i rifiuti di Roma dal 16 giugno (due settimana prime di quanto stimato) perché dal 15 si esauriranno gli spazio messi a disposizione.

500 TONNELLATE AL GIORNO DI IMMONDIZIA PER STRADA

Pertanto, senza nuovi sbocchi di discariche dove mandare a smaltimento gli scarti dei rifiuti trattati nei due Tmb di Malagrotta, da martedì prossimo i due impianti di trattamento della Valle Galeria, come ha spiegato E. Giovi in una lettera inviata a Comune, Regione, Prefettura, Città Metropolitana e Arpa, dovranno ridurre del 40% i rifiuti in ingresso raccolti da Ama. Ciò vuol dire che, in assenza di alternative, resteranno in strada 500 tonnellate di immondizia ogni giorno. Una exit strategy esiste e l’ha trovata sempre E. Giovi, mettendola nero su bianco nella stessa missiva. La società in amministrazione giudiziaria, dopo che nel 2018 sono state sequestrate le quote all’avvocato Manlio Cerroni, ha individuato 5 destinazioni in 6 regioni italiane per circa 6mila tonnellate e arrivare così fino alla fine del mese. Soluzioni più costose di quelle attuali: 210 euro per ogni tonnellate trasportata e smaltita, contro i 177 di Sogliano, per un extra costo complessivo (rispetto a un ipotetico conferimento nella discarica di Roccasecca, attualmente chiusa) di 668mila euro.

IL CAMPIDOGLIO PENSA A VITERBO O ROCCASECCA MA A RISCHIARE SAREBBE TUTTO IL LAZIO

Cifre che il Campidoglio, secondo quanto apprende l’agenzia Dire, non intenderebbe spendere (l’esborso tecnicamente sarebbe di Ama, in quanto soggetto conferitore presso i Tmb di E. Giovi, che poi però li scaricherebbe di fatto sui bilanci di Roma Capitale). Gli esponenti del Comune di Roma, nel corso dell’incontro, avrebbero replicato con la volontà di incrementare lo smaltimento nella discarica di Viterbo. Qui la tariffa è più vantaggiosa, ma un aumento dei rifiuti in arrivo dalla Capitale produrrebbe l’esaurimento dei volumi disponibili in tempi più rapidi, mandando così in emergenza tutto il Lazio. Infatti, la discarica della Tuscia è uno dei due impianti di smaltimento attualmente attivi nel Lazio, oltre a quello di Civitavecchia dove però gli spazi in cui abbancare i rifiuti sono ridotti al lumicino. Nessuna apertura dall’amministrazione capitolina nemmeno sulla localizzazione della discarica. La Città Metropolitana sta completando l’aggiornamento delle cartografie propedeutico all’individuazione delle aree idonee e non idonee da parte della Capitale, che da parte sua sembra ancora ferma sulla richiesta alla Regione di riapertura della discarica di Roccasecca (in provincia di Frosinone) e utilizzo della discarica di Magliano Romano (attualmente autorizzata solo per gli inerti) anche per i rifiuti urbani.

ROMA BACCHETTATA SULLA DIFFERENZIATA

Sulla prima, la Regione ha fatto presente che bisogna superare lo “scoglio” legato alla proprietà di quell’impianto. La realizzazione del quinto bacino è stata autorizzata e i lavori si sarebbero dovuti concludere il 25 marzo, tuttavia la Mad ha comunicato all’ente di via Colombo la rinuncia all’autorizzazione. Quindi, prima di procedere al completamento dell’opera e la messa in esercizio dell’impianto da 430mila metri cubi sarà necessario un atto con cui sostituirsi o subentrare agli attuali proprietari. Due le strade: una requisizione in uso o l’esproprio ai fini di pubblica utilità. Mosse che, si immagina, dovrebbe compiere il Prefetto di Frosinone e comunque occorrerebbero almeno due mesi abbondanti prima che la discarica sia utilizzabile. Un lasso di tempo troppo lungo per scongiurare l’emergenza a Roma, dove tra l’altro la raccolta differenziata stenta a segnare numeri capaci di vedere ridimensionata la necessità di Tmb e discariche. Su questo il Campidoglio, secondo quanto risulta all’agenzia Dire, ha dovuto incassare la bacchettata del ministero, che ha chiesto anche informazioni sullo stato di attuazione delle isole ecologiche e degli impianti di compostaggio di Cesano e Casal Selce.

MINISTERO AMBIENTE: “RIUNIONE PROFICUA”

In una nota, il ministero dell’Ambiente ha ricordato che “sta svolgendo un ruolo di mediazione, favorendo il dialogo costruttivo” e ha fatto sapere di aver chiesto agli enti “di chiudere i procedimenti autorizzativi di competenza con la massima celerità, ribadendo la necessità che debba essere diminuita la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti, per raggiungere i target comunitari”. Inoltre il Mite ha ricordato che “il Pnrr prevede una specifica linea di investimento per il rafforzamento della raccolta differenziata, anche con la realizzazione di impiantistica di trattamento e di riciclo. Un’occasione importante per gli enti locali”. Il capo dipartimento del Mite, Laura D’Aprile, ha parlato di “una riunione proficua, nel segno della collaborazione tecnica: è necessario procedere con la massima celerità e con una visione chiara della pianificazione basata su impiantistica che massimizzi trattamento, riciclo e valorizzazione degli scarti per traghettare la regione al di fuori della situazione di criticità il prima possibile”.

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