Cnpr: “Professionista: presidio di legalità o capro espiatorio?”

“Il profondo squilibrio tra le responsabilità che ricadono sui professionisti impegnati nelle procedure di controllo e i compensi percepiti, stanno causando il progressivo allontanamento da questo tipo di attività. Una circostanza preoccupante, che rischia di far perdere alle istituzioni un importante presidio di legalità”. Questo l’allarme lanciato da Davide Crippa, presidente del Gruppo M5s alla Camera, nel corso del forum “Professionista: presidio di legalità o capro espiatorio?” promosso dalla Cassa di previdenza dei Ragionieri ed Esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.“Si deve recuperare il punto di equilibrio tra i princìpi della limitazione delle responsabilità, circoscrivendo queste ultime in modo puntuale, evitando così – ha proseguito Crippa – che i professionisti diventino comodi capri espiatori, e la necessità di garantire trasparenza e legalità soprattutto nel settore delle grandi aziende. Diversi episodi, di recente, hanno portato alla luce comportamenti poco chiari da parte di chi aveva ruoli di garanzia nell’interesse di terzi, come ad esempio nel caso Parmalat. È doveroso agire per arginare questi fenomeni nell’interesse comune e, al tempo stesso, garantire meccanismi di maggiore sostegno economico a professionisti in modo da metterli nelle condizioni migliori possibili di operare con tutta tranquillità e professionalità”.Sugli squilibri generati da un eccesso di proliferazione legislativa si è soffermato Luca Ciriani, numero uno dei senatori di Fratelli d’Italia. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a una progressiva affermazione della logica per la quale nel mondo della Pubblica Amministrazione i professionisti, a fronte delle responsabilità assunte, si sono visti riconoscere sempre meno la loro professionalità – ha affermato Ciriani –. Non è pensabile che ci si assuma responsabilità per milioni di euro in sede civile e penale a fronte di compensi da fame. Per troppo tempo le libere professioni sono state considerate un mondo a parte popolato da gente ricca che non ha problemi. Nulla di più sbagliato. Non solo non è così dal punto di vista professionale, ma ci sono tante altre difficoltà. La politica deve dare impulso a questo settore a partire dal ricorso alla leva fiscale per cercare di aiutare concretamente il mondo delle professioni”.”Ricordo le bacheche pubbliche degli ordini che abbondano di colleghi che chiedono di essere cancellati dall’albo. Altro che nicchia di benessere! – ha commentato Riccardo Molinari, presidente dei deputati della Lega –. C’è una fuga, aggravata da pandemia, che deve essere fermata. Procedendo con le semplificazioni, grazie alle quali i professionisti possono sottrarsi agli insostenibili eccessi normativi che sono fonte di problemi e di responsabilità non proprie, per proseguire con l’adozione di una riforma fiscale che offra l’immagine di uno Stato amico che semplifica la vita ai contribuenti limitando la figura dello Stato oppressore. Troppo spesso i commercialisti rispondono di errori causati non da dolo e malafede ma da eccesso burocratico. Per queste tipologie di errori formali le sanzioni non possono che essere adottate in forma ridotta. Altra cosa, ovviamente, è quando si registra il dolo”.”Un tempo essere professionisti faceva standing, oggi – ha sottolineato Roberto Occhiuto, presidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera – si fa fatica ad arrivare a fine mese. Sono quelli che hanno sofferto di più nella pandemia. Non credo sia giusto che chi ricopre incarichi di sindaco di un collegio sindacale oppure di revisore debba assumere rischi infinitamente sproporzionati rispetto ai compensi che prescindono da qualsiasi elemento di ragionevolezza. Di questo tema se ne parla da tanto e non sono affatto ottimista sul fatto che si possano fare passi in avanti. Il totem delle responsabilità viene difeso a denti stretti dalla magistratura che non fa altro che arroccarsi vedendo di cattivo occhio ogni forma di ridimensionamento delle responsabilità. Pur non essendo loro esposti ad alcuna responsabilità diretta o indiretta. Ci sarebbe una maggioranza numericamente pronta a cambiare le cose, ma la vedo davvero difficile”.”Camera e Senato stanno affrontando, in virtù del Pnrr, il percorso per riforme importanti nelle quali la figura dei professionisti è fondamentale – ha affermato Debora Serracchiani, presidente dei deputati Pd a Montecitorio –. Pensiamo alla riforma della giustizia, della PA, e a tutte quelle norme per la modernizzazione che possono spingere il Paese verso la ripresa. Alla luce di questi enormi impegni, i professionisti, che sono presidio di legalità, dovranno essere i veri protagonisti. Purtroppo tanti giovani stanno emigrando all’estero per misurarsi con sfide internazionali. Fintanto che è una scelta spinta dalla necessità di aggiornarsi, confrontandosi con altri paesi, allora non è sbagliata. Se è, al contrario, la naturale conseguenza delle difficoltà a emergere nel nostro Paese, allora il problema è serio e va affrontato utilizzando le risorse del Pnrr. La competitività si costruisce attraverso il rapporto tra professionisti e Pubblica amministrazione. Con il decreto Semplificazione vogliamo raggiungere questo obiettivo”.”Nel Pnrr – ha evidenziato Claudio Cavallo, consigliere dell’Istituto nazionale degli Esperti contabili – sono previste diverse riforme. Quella fiscale interessa maggiormente la nostra categoria. In questi giorni sono state fatte diverse proposte sulle aliquote irpef, sulla flat tax, sul superamento dell’Irap e sulle rateizzazioni. Sappiamo che entro 30 giugno dovrà essere presentato un documento unitario. Sarebbe interessante capire a che punto sia questo lavoro di sintesi per comprendere se i professionisti sono considerati capri espiatori o presidi di legalità”.”Premessa fondamentale della professione – ha concluso Paolo Longoni, consigliere d’amministrazione della Cnpr – è quella di porsi come intermediario culturale tra società e istituzioni. Intermediazione che fa capo a tradizione, carisma, etica, responsabilità. Negli ultimi anni con le politiche pro concorrenza che hanno smantellato l’impianto delle libere professioni si è avuta una imprenditorializzazione delle stesse che ha prodotto precariato sistemico soprattutto tra i giovani. Servono decisioni di sistema sul ruolo delle professioni tenuto conto che non è più possibile pensare che i professionisti trasmigrino da lavoro intellettuale a prestazione di servizio. Sulla questione delle responsabilità che gravano in particolare su coloro che si occupano di controlli, tutti concordano sull’iniquità tra responsabilità e riconoscimento della professionalità. Si dice che noi siamo presidio di legalità ma, all’atto pratico, il codice della crisi d’impresa ha aggravato le responsabilità degli organi di controllo dando strumenti più incisivi per aggredire i soggetti che ne fanno parte. È necessario più che mai, allora, un intervento che distingua con chiarezza la colpa dal dolo”.

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