ROMA – “Saman poteva essere salvata grazie allâarticolo 18 presente nella legge sullâimmigrazione”. CosĂŹ un comunicato dellâAssociazione nazionale APS Senza Veli Sulla Lingua, contro la violenza sulle donne e di genere. Infatti “anche se nellâarticolo 18 bis non è incluso il matrimonio forzato, Saman era purtroppo palesemente vittima di violenza domestica e quindi rientrante nella categoria di vittima di violenza dellâ art. 18 bis”. E allora “non serviva infatti – dice la presidente dellâassociazione Senza Veli sulla Lingua Ebla Ahmed – che fosse palese lâinduzione al matrimonio forzato per salvare Saman, perchĂŠ la giovane era vittima di violenza domestica. In famiglia lâavevano privata di ogni libertĂ sottraendole persino i documenti”.
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“DENUNCE SAMAN RISALGONO A BEN SETTE MESI FA”
Si legge nel comunicato: “Nella scorsa puntata del programma ‘Chi lâha visto?’ del 30 luglio 2021 è stata data per la prima volta la notizia in trasmissione dal giornalista Paolo Andrioli, da noi informato che per il caso Saman Abbas (la ragazza pakistana uccisa a Novellara) si poteva applicare lâarticolo 18 bis del testo unico di immigrazione (ex 558 bis c.p.). Infatti se fosse stato applicato il suddetto articolo, la ragazza sarebbe oggi viva. Saman infatti aveva cominciato a denunciare la sua situazione ben sette mesi fa, ovvero che veniva tenuta segregata in casa dal padre; che non le veniva data la possibilitĂ di studiare; che non aveva la libertĂ di frequentare amici; di non potersi vestire a suo piacimento; e per di piĂš riceveva percosse in famiglia. Disagi incredibili da sopportare a cui si è aggiunta anche la volontĂ paterna di imporre alla giovane un matrimonio forzato che è la punta di un iceberg di violenze perpetrate sulla giovane”.
“ECCO DOVE SI Ă SBAGLIATO CON SAMAN”
La Convenzione di Istanbul firmata dai Paesi dellâUnione “riconosce che qualsiasi tipo di violenza, è violenza e si manifesta in forma economica, fisica, psicologica eccetera. Ribadiamo, quindi che Saman era purtroppo una vittima di violenza”, prosegue il comunicato dellâAssociazione nazionale APS Senza Veli Sulla Lingua, “osserviamo anche che, se nellâarticolo 18 bis non è incluso il matrimonio forzato, Saman era purtroppo palesemente vittima di violenza domestica e quindi rientrante nella categoria di vittima di violenza dellâ art. 18 bis. Un errore di valutazione a cui è stato aggiunto un altro altrettanto grave e che riguarda principalmente la protezione di Saman, perchĂŠ la giovane doveva essere messa in una casa protetta e non in una casa famiglia; le doveva essere tolto il cellulare per non essere rintracciabile da nessuno. Sarebbe stato auspicabile anche che Saman avesse potuto essere seguita da uno psicologo insieme ad un mediatore culturale. Una serie di sviste (?) a causa delle quali Saman si è sentita costretta a ritornare a casa per prendere i suoi documenti che il padre le negava. Un ritorno non dovuto che le è stato fatale e che dimostra una rete di protezione fallimentare. Quindi per quanto ci riguarda continuare a sostenere che il caso Saman non rientra nellâart. 18 bis rappresenta un errore madornale che poteva anzi doveva essere evitato. Basterebbe a questo punto riuscire a trovare la prima denuncia fatta da Saman per far finalmente luce su tutta questa terribile e drammatica vicenda”. Saman insomma, “poteva essere salvata grazie allâarticolo 18 presente nella legge sullâimmigrazione”, sostiene l’associazione.
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