“Due giovani su cinque non si sentono europei”. Una piattaforma per avvicinare i ragazzi all’Ue

ROMA – Due giovani su 5 tra i 14 e i 30 anni dichiarano di non sentirsi europei. L’88% di questi, però, è convinto che sarà proprio l’interazione tra giovani di diversi Paesi a veicolare una miglior integrazione all’interno dell’Unione. Più di un intervistato su 2 (65,8%), difatti, conferma che sarebbe interessato a occasioni di scambio con i suoi coetanei europei anche se fosse online. Il 55% ritiene la scuola “molto importante per formare e informare” sulle tematiche europee. Questi alcuni dei principali risultati emersi dal sondaggio che ha coinvolto 1.121 giovani italiani ed europei, condotto dal Team Italia di EUth For Democracy, il progetto online della Budapest European Agorà che in pandemia ha permesso a tanti giovani da oltre 15 Paesi, di confrontarsi e dibattere sulle possibili soluzioni per migliorare la democrazia europea per poi presentarle alla Conferenza sul Futuro dell’Europa. I dati sono stati presentati ieri da Luigi Festa all’evento ‘Euth Pocket: l’Europa in tasca’, presso Cento Incroci, il nuovo spazio polifunzionale della Regione Lazio a Roma, nel quartiere di Centocelle, che ha dato nuova vita ai locali della ex La Pecora Elettrica, libreria indipendente incendiata due volte per mano della criminalità.

“A partire da un ampio confronto durato diversi mesi abbiamo capito che ciò che ci interessava approfondire era il rapporto tra i giovani e l’Europa”, spiega Mariapaola Imbesi, studentessa di Ingegneria, tra gli organizzatori dell’evento. Una volta avuta l’intuizione “siamo andati a verificarla attraverso i dati e abbiamo scoperto che il nodo era il senso di appartenenza”. Soprattutto tra gli italiani, infatti, lo “scarso” sentimento europeo tra i più giovani “raggiunge livelli preoccupanti”, commenta Linda Borsari, consulente legale per un’associazione di categoria, anche lei tra le organizzatrici. Per questo “il nostro focus è stata la partecipazione. Ci siamo interrogati su come fosse possibile avvicinare l’Unione ai giovani, individuando quali strumenti fossero più utili per coinvolgere anche quanti non avevano interesse per l’Unione Europea. Su questo – aggiunge- le scuole si rivelano fondamentali”.

Il Team Italia di EUth for Democracy, infatti, ha proposto EUth Pocket, una nuova piattaforma digitale aperta ad uso individuale e di gruppo, che punta a divenire un unico canale di accesso, catalizzatore di tutti i servizi già esistenti e finanziati dall’Unione europea nel campo della formazione, dell’informazione e dell’interazione tra giovani”, illustra Angela Ziccardi, studentessa di Sviluppo e Cooperazione nell’area Mediterraneo. Ma come agganciare anche tutti coloro che si definiscono disinteressati all’Europa come concetto e istituzione? A questa domanda il Team Italia ha risposto con il sistema di incentivi WOM già esistente, che prevede “delle piccole ricompense per ogni interazione svolta all’interno della piattaforma o per ogni contenuto letto o condiviso, così da incoraggiare la partecipazione a EUth Pocket anche per chi in realtà non avrebbe interesse”.

EUth Pocket vuole avere “tre sezioni: una dedicata alla formazione”, che integri l’accesso con i portali già esistenti come Epale, Etwinning e, ovviamente, Erasmus+, “e sia destinata alle classi scolastiche, aperta alle associazioni, che dia la possibilità di scambio anche ai professori di diversa provenienza – continua Ziccardi – perché come ci piace ricordare gli insegnanti aprono le porte al sistema scolastico ma poi ognuno deve voler entrare”. Prevista nell’EUth Pocket anche la sezione “informazione, che permetterebbe la fruizione di news verificate e di qualità rendendo il cittadino europeo più consapevole delle sue potenzialità ‘attive’, e del ruolo che può svolgere nel processo di partecipazione alle politiche europee”, le fa eco Gloria Beltrami, moderatrice dell’evento, laureata in Mass Media e Politica. Infine, “ultima ma non per importanza – aggiunge Eugenio Parigi, studente di Economia – c’è la sezione interazione con sessioni di videochiamate, chat, blog, caffè, scambio di abitudini, tradizioni e incontri in lingua”.

A commentare la proposta anche Michele Bellini, direttore Budapest European Agorà a capo del progetto EUth for Democracy, e capo staff del segretario nazionale del Partito Democratico: “Dobbiamo uscire dall’ossessione del controllo nei processi di democrazia e di partecipazione, per far nascere e proliferare occasioni come questa e continuare a costruire l’Europa tutti insieme”. Punta su questo anche Pina Picierno, europarlamentare gruppo S&D quando ricorda che “l’obiettivo di fondo deve essere quello di contribuire a una partecipazione democratica piena e consapevole. E il dibattito in Italia su questo – aggiunge – oserei direi che è quasi sonnacchioso”. Perlomeno in Europa, al momento, si va in questa direzione, basti guardare agli sforzi “che hanno visto raddoppiare le risorse per il progetto Erasmus+” fino a “circa 28,4 miliardi di euro” per il periodo 2021-2027.

Secondo Marco Valbruzzi, professore di Scienza Politica all’Università Federico II, uno dei maggiori problemi europei è sicuramente comunicativo. “Sono molto più bravi gli antieuropeisti che gli europeisti nel progettare l’Europa che non vorrebbero”, motivo per cui progetti come EUth Pocket darebbero “la possibilità ai giovani studenti delle superiori di avere già un portale con dati verificati”, aggiunge Marianna De Rosa, segretaria nazionale dell’Associazione MEP Italia. La possibilità di creare una “struttura di interscambio sarebbe infatti una grande opportunità di crescita” che darebbe a tanti ragazzi “un medesimo livello di partenza”.

Occorre puntare “sull’alfabetizzazione digitale dei giovani e sulla formazione dei docenti alle lingue”. EUth Pocket “potrebbe incentivare questo processo, aumentando anche la qualità della scuola stessa”, commenta Giovanni Polli di Orizzonti Politici. Gli studenti italiani, continua, “si sentono meno coinvolti dei loro coetanei europei a scuola, forse perché il metodo frontale comincia ad apparire quasi obsoleto se non aggiornato”. Per risolvere il problema della disaffezione europea, in chiusura, “dovremo offrire ai giovanissimi qualcosa di più dell’Europa: maggior Europa, un’Europa che sia più accattivante”, chiosa Valbruzzi, “manca una filosofia dell’Europa – chiude Bellini – E se questa già si basa sulla coesistenza di più elementi, non possiamo fare copia e incolla con il modello dello stato-nazione. Occorrerebbe cominciare a rispondere alla domanda ‘Che cos’è l’Europa?’, e sapere che non possono esserci risposte preconfezionate”.

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