Gli appetiti delle mafie sul Pnrr

Che gli interessi delle organizzazioni criminali sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza fossero altissimi è cosa nota. Che le mafie sono le uniche organizzazioni a poter disporre di enormi risorse di liquidità da riciclare è altrettanto noto. Il rischio esponenziale che siano proprio i capitali illeciti a costituire la base di un ‘welfare alternativo’ in soccorso delle imprese duramente colpite dalla crisi economica legata alla pandemia, necessita di risposte immediate e concrete da parte dei governi di tutti i Paesi europei. Come emerso nel corso del Forum “Covid e crisi d’azienda, come proteggere imprenditori e professionisti dal “welfare alternativo” della criminalità organizzata” promosso dalla Cassa dei ragionieri ed esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, è stata proprio l’Europol a sottolineare il pericolo di avvelenamento del tessuto economico del Vecchio continente a causa delle infiltrazioni criminali. «Se vogliamo contrastare efficacemente i tentativi delle organizzazioni criminali di infiltrarsi nei rapporti con la pubblica amministrazione», ha dichiarato il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, «occorre stipulare un patto tra politica, magistratura, imprese e professioni per istituire un grande presidio di legalità. Dal ’91 a oggi , mai tanti enti locali sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa . E le attenzioni criminali inevitabilmente si rivolgeranno ai fondi che l’Europa ci ha assegnato e che saranno investiti nel Pnrr. Approfittando delle semplificazioni che inevitabilmente dovranno essere adottate per la gestione dei fondi, le mafie tenteranno di imporre il loro welfare alternativo nei confronti delle tante imprese in difficoltà e di infiltrarsi nei gangli degli enti locali per non farsi sfuggire questa ghiotta occasione». Un alert rilanciato su scala internazionale da Franco Roberti, eurodeputato componente della Commissione Giuridica del Parlamento europeo: «Europol ha segnalato da tempo come si muovono le organizzazioni mafiose dedite alla corruzione, al riciclaggio, alle frodi informatiche e ai reati finanziari. Siamo di fronte a gruppi variamente strutturati in tutti gli stati europei. La cooperazione giudiziaria internazionale di polizia è uno strumento indispensabile per mettere in campo azioni di contrasto efficaci. Il ruolo del procuratore europeo, entrato in carica a giugno scorso, prevede la nomina di 20 procuratori delegati in 9 procure che dovranno essere messi nelle condizioni di lavorare da subito al meglio». La magistratura da tempo ha acceso un faro su questa emergenza come testimonia Maurizio De Lucia, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Messina: «Da sempre le mafie si infiltrano nel mondo delle economie e si muovono laddove ci sono grandi crisi cogliendone tutte le opportunità. Le mafie hanno enorme quantità di denaro contante e grande esigenza di riciclarlo. La crisi è opportunità ghiotta. Investimenti e progettualità opache devono essere oggetto di grande attenzione. I professionisti hanno un compito delicato in questo senso. Un onere racchiuso egregiamente nel motto “Conosci il tuo cliente”. Il nostro ordinamento conta su una serie di barriere di controllo ma non basta. Tra le soluzioni tecniche, ad esempio, ricordo la possibile estensione del 34 bis del codice antimafia , sottoponendo a controllo giudiziario le imprese senza che le stesse debbano interrompere l’attività. Strumento prezioso che necessita del contributo dei professionisti e dei tecnici». Sulla stessa lunghezza d’onda il suo collega Stefano Pesci, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Ro ma: «L’ evidente che in questa situazione di crisi le risorse dei capitali illeciti trovano occasioni importanti per il riciclaggio. Situazione non nuova ma che enfatizza i difetti del nostro sistema. E’ giunto il momento di cambiare passo. Mi riferisco ad esempio al dlgs 12 del 2019 rinviato più volte per motivi Covid. Se noi ragioniamo sul modo più efficace di limitare la circolazione dei capitali mafiosi e bonificare i mercati con alcuni ritocchi a quella normativa siamo sulla giusta strada. Per limitare la concorrenza dell’illecito bisogna puntare su un sistema in grado di offrire alternative credibili. Le imprese vanno sostenute. Il Codice della Crisi formalizza la crisi, assegna un ruolo importante ai professionisti nella sua gestione, favorisce l’emersione tempestiva della stessa. Ma bisogna prevedere anche misure più efficaci per l’accesso al credito e per le esposizioni dei creditori». Il punto di vista delle aziende è stato espresso da Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria: «Nella lotta alle infiltrazioni mafiose ci sono due punti dirimenti: liquidità e accessibilità della PA. Sul primo punto il governo è intervenuto con diverse misure e decreti speciali. Nel breve periodo funziona ma nel medio lungo periodo l’aumento di indebitamento farà sentire propri effetti. Sull’accessibilità alla PA il decreto Semplificazioni recepisce alcune nostre richieste creando una cabina di regia per i conflitti con le amministrazioni, problema annoso soprattutto nel settore delle opere pubbliche. E poi il pacchetto green con la semplificazione della Via (valutazione d ‘ impatto ambientale) e il meccanismo dell’interpello ambientale, il rilancio del bonus 110% e poi il pacchetto infrastruture. Laddove riusciamo a favorire il dialogo tra pubblica amministrazione e imprese ci sarà meno spazio per le mafie» .

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