Ex Ilva, Emiliano: “Proporremo chiusura dell’aria a caldo”

NAPOLI – Al ministero dello sviluppo economico il tavolo su Acciaierie d’Italia, la ex Ilva. All’incontro, presieduto dal ministro Giorgetti, partecipano il ministro del lavoro Orlando, il ministro per il sud Carfagna, il presidente della regione Puglia Emiliano, il presidente della regione Liguria Toti, i rappresentanti della regione Piemonte, azienda, Invitalia e i sindacati.

EMILIANO: “PROPORREMO CHIUSURA AREA A CALDO EX ILVA”

“Proporremo l’immediata chiusura degli impianti a caldo, l’inizio dei lavori anche con l’aiuto dell’Ue per la costruzione di forni elettrici, che devono funzionare a regime a idrogeno, ma che potrebbero funzionare inizialmente anche a gas, se l’idrogeno non fosse immediatamente disponibile”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano nell’incontro sull’ex Ilva in corso a Roma e presieduto dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

“Se alla fine mi si dice che così la fabbrica non può funzionare, si deve sapere che la chiusura dell’ex Ilva per la Regione Puglia non è una linea del Piave. La linea del Piave è la salute delle persone. Non è tollerabile che ci si ammali in provincia di Taranto il 30% in più di quello che accade nelle altre province della Puglia e non è tollerabile andare a spiegare alle madri che perdono i figli che lo fanno nell’interesse dell’economia nazionale perché la fabbrica è strategica”, ha aggiunto ribadendo che “siamo a disposizione del Paese se ci verrà chiesto un ennesimo sacrificio, ma certamente non possiamo più sacrificare la salute delle persone, perché c’è una sentenza della Corte di Assise di Taranto, della quale nessuno parla, che dice che il sistema di produzione a carbone non chiude le fonti inquinanti, al massimo potrà ridurlo un po’ e questo rende intollerabile la prosecuzione del lavoro e soprattutto degli impianti a caldo”. “In un Paese civile dell’Ue, con la Costituzione italiana che abbiamo, anche rispetto a un impianto strategico la salute prevale. È vero che la Corte Costituzionale per un periodo ha sostenuto che il diritto alla salute può essere pretermesso, ma lo ha legato all’esecuzione di lavori che non sono mai stati effettuati”, ha continuato.

“O comincia una nuova era con riferimento a Taranto, oppure non potranno neanche utilizzare i soldi dell’Ue per il Just transition fund. Perché quei fondi sono concessi dall’Unione europea solo per cambiare la tecnologia produttiva dell’acciaio: da carbone a idrogeno – ha evidenziato – Se questa opzione è accettata dal Governo, bene, altrimenti sarà impossibile evitare, anche sulla base della sentenza, che i reati commessi siano commessi nuovamente. Quindi bisognerà chiudere i reparti a caldo e far funzionare solo quelli a freddo”.

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