Amazzonia, Graziani (Aics): “Stop roghi con comunità e prevenzione”

ROMA – “Con le risorse necessarie per far volare 100 ore un Canadair, in Bolivia abbiamo finanziato un progetto dalla durata di cinque anni incentrato sulla prevenzione degli incendi. E’ questa la strada più efficace e sostenibile contro i roghi forestali”. A dirlo è Pietro Graziani, biologo, assistente tecnico dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) in Ecuador per il progetto ‘Amazzonia senza fuoco’, lanciato nel Paese sudamericano nel 2016.

Graziani ha alle spalle esperienze lavorative in diversi Paesi dell’Africa e dell’America Latina. L’agenzia Dire lo contatta a Quito, in Ecuador, mentre i media puntano lo sguardo verso l’Amazzonia: la stagione degli incendi è alle porte e, stando ai dati dell’Instituto Nacional de Pesquisa Espaciais (Inpe) brasiliano, la regione ha già vissuto il suo peggior giugno degli ultimi 14 anni da questo punto di vista.

Le conseguenze dei roghi e della deforestazione, due fenomeni strettamente connessi visto che in genere il secondo alimenta il primo, sono state di recente messi in luce da uno studio ancora brasiliano e pure guidato da tecnici dell’Inpe: sempre più aree della foresta liberano più anidride carbonica di quanto ne riescano a contenere.

Il problema, per quanto “complesso”, premette Graziani, può essere gestito. La storia di ‘Amazzonia senza fuoco’ ne sarebbe la dimostrazione. “Il progetto – ricorda il biologo – è inaugurato in Brasile nel 1999, all’epoca con il finanziamento della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, in collaborazione con l’agenzia della cooperazione locale e con il coordinamento del ministero per l’Ambiente”.

Nel 2012, prosegue Graziani, “i risultati positivi dell’iniziativa spingono a esportarlo anche in Bolivia, dove il progetto dura fino al 2017. Nel 2016 parte invece in Ecuador, in quattro province, due al nord e due al sud, con un finanziamento da 1,3 milioni di euro, che insieme ai contributi degli altri finanziatori, ancora la cooperazione brasiliana e la Banca interamericana di sviluppo, arriva a circa due milioni”. Oltre 20 anni di progetti, sostenuti dal governo italiano con circa dieci milioni di euro, che hanno dato frutti visibili. “Nelle aree di intervento – calcola il biologo – il numero degli incendi forestali è diminuito in media del 90 per cento”.

È la stessa la strategia in Ecuador, dove la conclusione di ‘Amazzonia senza fuoco’ è prevista per la fine di quest’anno ma dove, riferisce Graziani, “si sta già pensando a un rifinanziamento per altri tre”. “Il referente principale resta il ministero per l’Ambiente – dice il biologo – mentre gli assi lungo cui si sviluppa il lavoro sono due, e si focalizzano sulla prevenzione”. In questo senso il progetto di Aics, spiega Graziani, “ha già formato 15 brigate di forestali locali, sia dipendenti dal ministero che dai Comuni”.

L’altro interlocutore privilegiato del progetto sono gli agricoltori. “La principale causa degli incendi è l’uso non corretto del fuoco per ragioni agricole”, sottolinea l’esperto. “Per questo noi lavoriamo con i contadini, in genere creando unità dimostrative dove li aiutiamo a sperimentare un modo di lavorare alternativo a quello centrato sull’utilizzo dei roghi”. Una volta che il coltivatore ha visto i vantaggi di questa procedura, secondo Graziani, “è lui stesso a farsi portatore di questa buona pratica con gli altri contadini della zona”. Uno degli aspetti fondamentali del lavoro dei tecnici di Aics sta nell’istituire un rapporto proficuo con le popolazioni native. “L’approccio non è mai impositivo” evidenzia Graziani. “Non andiamo in una località e diciamo: da domani non usate più il fuoco; preferiamo creare un dialogo e uno scambio tra le nostre conoscenze scientifiche e il loro bagaglio di prassi e di culture, che sono ugualmente importanti”.

I successi del progetto nella prevenzione agli incendi hanno attirato l’attenzione di diversi enti internazionali, riferisce Graziani, parlando di una prospettiva regionale, europea a livello di finanziamenti e sudamericana sul piano operativo. “Bruxelles sta pensando di costituire una Team Ue Initiative specifica per l’Amazzonia, e il grande expertise italiano in materia di prevenzione dei roghi dovrebbe avere un ruolo centrale”, sottolinea il biologo. “L’orizzonte è standardizzare le pratiche in tutta la regione, pensando non solo alla lotta agli incendi, ma anche alla deforestazione e alla sensibilizzazione delle popolazioni native”.
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