Equo compenso, proposta bloccata in Parlamento

Proposta di legge sull’equo compenso per le prestazioni libero-professionali (3179) «in freezer», a seguito del parere negativo della commissione Bilancio della Camera ; sul testo, a firma della leader di Fdl Giorgia Meloni, nel quale sono confluite le iniziative dei deputati della Lega e di Fi Jacopo Morrone e Andrea Mandelli, è stata richiesta dai proponenti alla Ragioneria generale dello Stato «una relazione per conoscere le coperture e non modificare l’ambito d’applicazione della norma». Ed è giunta la reazione degli Ordini, riuniti nell’associazione Professionltaliane, affinché continui il suo cammino un provvedimento che affonda le radici nella battaglia nata per «superare il vuoto creatosi dopo l’abolizione dei minimi tariffari nel 2006 ed evitare le conseguenze di una deregolamentazione che ha portato, in questi anni, molte Pubbliche amministrazioni a mettere a bando per 1 euro la consulenza dei professionisti», mentre «tante grandi imprese» hanno dettato «le regole del mercato». All’indomani della frenata impressa dalla V commissione di Montecitorio, che ha indicato la strada della correzione di alcuni capitoli del testo (a partire dai contenuti dell’articolo 2, limitando l’applicazione della giusta remunerazione, prevista per «le convenzioni stipulate con imprese bancarie, assicurative e con imprese diverse da quelle piccole medie, anche alle convenzioni stipulate con società veicolo di cartolarizzazione, nonché con le loro controllate e mandatarie», come raccontato su ItaliaOggi di ieri), si registrano le reazioni di Fdl, la cui capogruppo in commissione Giustizia Carolina Varchi parla di una «proposta non ricevibile», mentre l’obiettivo sarà, una volta letta la relazione della Ragioneria, «trovare le coperture finanziarie». L’«auspicio» di Professionltaliane è che «si trovi un accordo politico all’interno delle forze di maggioranza» perché il testo possa esser approvato «entro la fine della Legislatura, con un’estensione a tutte le realtà economiche e non solo alle imprese che nel triennio precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato più di 50 lavoratori, o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni».

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