Alle Casse 227 mln di dividendi

La distribuzione dei dividendi (227 milioni di euro) genera «soddisfazione» tra le Casse previdenziali dei professionisti che, globalmente, hanno in portafoglio circa il 16% del capitale della Banca d’Italia. E, tuttavia, si domandano se, in futuro, la quota potrà subire un’impennata, «coerentemente con la dinamica degli utili previsti», andando, cioè, «verso i limiti superiori previsti dall’articolo 38 dello Statuto» dell’Istituto di Via Nazionale, ossia al 6%. È quanto espresso ieri, all’assemblea ordinaria dei partecipanti al capitale di Bankitalia per l’approvazione del bilancio del 2018, dal presidente dell’Adepp (Associazione degli Enti pensionistici privati) Alberto Oliveti, intervenuto dinanzi al governatore Ignazio Visco: dal marzo scorso le quote detenute dal comparto sono salite dal 14,453% al 15,71%, laddove «capofila» sono Enpam (medici e odontoiatri), Cassa forense (avvocati), Inarcassa (ingegneri e architetti) e Cnpadc (dottori commercialisti), con il 3% (la soglia massima per i privati, ndr), mentre, con percentuali che vanno dal 2,15% allo 0,13%, ci sono Enpa- ia (impiegati e dirigenti dell’agricoltura) Enpaci (consulenti del lavoro), Cassa ragionieri e Enpap (psicologi). Al «vivo apprezzamento» per il consuntivo e per l’azione di rafforzamento patrimoniale di palazzo Koch (il 2018 s’è chiuso con un utile netto di 6,24 miliardi, contro i 3,9 dell’annualità precedente) si aggiunge la richiesta di rivedere al rialzo la ripartizione dei dividendi: la percentuale è del 4,5%, pari a 340 milioni, calati, però, a 227 in virtù della regola statutaria, secondo cui alle quote eccedenti il 3% del capitale non spettano diritti economici. Dati alla mano, l’investimento mostra tutta la sua redditività. E stride con la novità del decreto crescita, che condiziona lo sgravio fiscale della legge 232/2016 all’immissione di risorse (almeno il 3,5%) in venture capitai. «Non abbiamo preclusioni verso le aziende innovative», dice il presidente di Cassa forense Nunzio Luciano, ma «non possiamo mettere a rischio il risparmio degli iscritti».

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