Alla non-laurea di Patrick Zaki a Bologna ci sono tutti tranne lui

Di Federica Nannetti e Alessandra Fabbretti

BOLOGNA – C’era solo la sua sagoma a braccia conserte nella sala VIII Centenario, ma non c’era Patrick Zaki. Oggi si sarebbe dovuto laureare e invece, a distanza di 19 mesi dal suo arresto, è ancora dietro le sbarre. E così a pochi giorni dalla prima udienza del processo, durata appena cinque minuti, la discussione della tesi del suo compagno e amico Rafael Garrido (nella seduta di laurea del Master europeo in studi di genere e delle donne Gemma) è stata l’occasione per tornare a parlare di Zaki, lo “studente per eccellenza”, che “deve essere assolto immediatamente da ingiuste accuse e rilasciato”, dice il rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini, per poi aggiungere: “Patrick ha bisogno di tornare in Ateneo, dai suoi docenti, dai suoi compagni, come un uomo libero che porterà per sempre i segni di questi lunghi mesi, ma anche la forza dei valori che ha sempre sostenuto e difeso”. La sua assenza, oggi, “è la dimostrazione che è stato fatto il possibile, ma non è stato fatto abbastanza- aggiunge la coordinatrice del master Gemma, Rita Monticelli- non ci si può arrendere, si deve fare di più; nei luoghi dove si può fare di più. Quanto tempo bisogna ancora aspettare perchè venga considerato a tutti gli effetti un prigioniero di coscienza?”.

La sua assenza rende questa occasione “non un momento di gioia, come dovrebbe essere, ma il monito sul pericolo che i tanti giovani ricercatori corrono rispetto alla libertà di pensiero e di ricerca”, scrive la senatrice bolognese Michela Montevecchi, capogruppo M5s in commissione straordinaria Diritti Umani e prima firmataria della mozione per l’attivazione della Convenzione Onu contro la tortura nei confronti dell’Egitto. “La circolazione degli studenti e delle loro idee è una ricchezza per lo sviluppo umano che dobbiamo proteggere e difendere, sempre”.

Un messaggio è arrivato anche da Giorgio Fede, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ma anche di Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della Ricerca, che, oltre a lanciare un pensiero a Giulio Regeni, ricorda come “il dissenso sia il sale delle democrazie. Non bisogna avere paura di dissentire”.

In questo Patrick è un esempio per tutti e ne è un’ulteriore riprova il capo di accusa formulato: “Un chiaro esempio di censura alla libertà di espressione- ribadisce Ubertini- per di più in difesa di una minoranza. Questo, per un Paese come l’Egitto, è inaccettabile. Tutta la comunità, europea e internazionale, deve intervenire. Bisogna ottenere la sua liberazione, un risultato da ottenere subito. Di certo le diplomazie si stanno muovendo, ma l’appello è di fare di più, ognuno per la propria parte”.

NOURY (AMNESTY): “ZAKI POSSA RECUPERARE PRESTO LA SUA VITA”

“Mando un enorme abbraccio e solidarietà alle colleghe e ai colleghi di Patrick, per i quali oggi certamente è un momento di grande tristezza e assenza, nonostante sia una giornata importantissima per loro. Tutti avvertiranno il fatto che lui non c’è, così come Patrick soffre profondamente per la mancanza dei suoi studi e dei suoi compagni. Speriamo che arrivi presto il risarcimento di tutto questo tempo perso in carcere e sotto processo in Egitto, in modo che possa recuperare la sua vita”. Lo ha dichiarato all’agenzia Dire il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, mentre presso l’Università di Bologna si svolgono le discussioni di laurea del master in European Master in Gender and Women Studies – Gemma, a cui Patrick Zaki era iscritto prima di essere arrestato nel febbraio del 2020 al Cairo. Il procedimento a carico dello studente egiziano, accusato di “diffusione di false notizie”, si è aperto lo scorso martedì 14 settembre.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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