Gkn, la norma ‘anti-delocalizzazioni’ degli operai supera le 45mila firme

FIRENZE – Sono oltre 45.000 le persone che su Change.org hanno sottoscritto gli 8 punti anti-delocalizzazioni elaborati dal gruppo di giuslavoristi “progressisti e democratici” e votati dall’assemblea dei lavoratori Gkn. “Non l’abbiamo particolarmente pubblicizzato perché, come tutti sappiamo, le raccolte di firme spesso lasciano il tempo che trovano. Ma la lotta operaia, quando avanza consapevole, sa usare ogni canale, ogni strumento, ogni mezzo senza contemporaneamente esserne fascinata o usata”, scrive su Facebook il Collettivo di fabbrica. “A questo punto aiutateci a sfondare le 50.000 e non ne parliamo più. Facciamolo così, in scioltezza e di botto”. 

TODDE: INCONTRO AL MISE INIZIO OTTOBRE, OBIETTIVO MEDIAZIONE

“L’incontro al ministero sul caso Gkn si terrà nei primi giorni di ottobre con l’obiettivo di esercitare quel ruolo di mediazione indispensabile per la vertenza. La ricerca che il ministero sta portando avanti verso possibili soggetti interessati non si è mai interrotta in questi mesi. Per avere delle interlocuzioni serie e concrete serve tempo e anche chiarezza sulla posizione dell’azienda. Stiamo continuando a lavorare in questa direzione”. Lo dichiara la viceministra allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde, che ribadisce come in questi mesi le interlocuzioni non si siano mai interrotte.

“La sentenza del giudice del lavoro di Firenze è stata un primo grande passo per i lavoratori che da mesi presidiano lo stabilimento di Campi Bisenzio. Questo risultato certifica gli sforzi sinergici portati avanti dalle istituzioni, dai sindacati, dai lavoratori e da tutta la comunità che dal primo momento ha sostenuto il territorio in questa difficile battaglia”, aggiunge Todde osservando che “in questi mesi abbiamo convocato il tavolo tre volte, non abbiamo mai interrotto le interlocuzioni con le parti e abbiamo lavorato in un contesto difficile con una azienda che ha smarrito il suo senso di responsabilità sociale”.

Todde spiega che “la ricerca che il ministero sta portando avanti verso possibili soggetti interessati non si è mai interrotta in questi mesi. Per avere delle interlocuzioni serie e concrete serve tempo e anche chiarezza sulla posizione dell’azienda. Stiamo continuando a lavorare in questa direzione”. La vice ministra spiega che la produzione dello stabilimento “è incentrata sulla componentistica per l’automotive e in particolare sui semiassi che non smetteranno di essere centrali anche nei nuovi modelli di mobilità elettrica. È importante evidenziare le skill dei lavoratori e la disponibilità delle istituzioni a creare le condizioni di massima competitività per mantenere in quel sito un’attività produttiva. Le leve di competitività sono ciò che crea interesse in un possibile investitore. È chiaro che una tensione sociale elevata non favorisce un nuovo insediamento. Ma non è neanche giusto colpevolizzare chi protesta contro una palese ingiustizia ed i sindacati che si battono per difendere i diritti dei lavoratori”, conclude. 

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