Via libera al Def, ma la flat tax è vincolata

Meno crescita, più debito, e solo qualche riferimento alla Flat tax. Il governo vara il Def, il Documento di che fìssa i paletti della prossima manovra economica. Ma non è stato facile mettere tutti d’accordo. Il leader delle Cinquestelle, Luigi Di Maio, incassa un capitolo ad hoc sugli sgravi per le famiglie. Il numero uno del Carroccio, Matteo Salvini, un riferimento alla ‘flat tax’. Sia pure accompagnato, come hanno chiesto i pentastellati, da un esplicito richiamo al ‘ceto medio’ e senza l’indicazione delle due aliquote del 15 e del 20%.

Il ministro dell’Economia si prende la sua rivincita, imponendo la linea della prudenza sulle stime della crescita: 0,2% quest’anno e 0,6% l’anno prossimo. Con un rapporto deficit- Pii che, a fine anno, salila al 2,4% proprio per effetto della bassa crescita. Ma non cede sull’Iva: per ora gli aumenti restano confermati «in attesa di definire misure alternative». Brutte notizie, invece, sul fronte debito-Pil: lieviterà fino a quota 132,7% quest’anno per poi calare di un punto nel 2020. Si allontana, inoltre, anche il traguardo del pareggio di bilancio: slitta al 2023. Numeri che, tuttavia, non impediscono al premier, Giuseppe Con te, di fermare sul nascere le voci su manovra bis e nuove tasse: «Siamo in linea con gli obiettivi dell’Ue». Sono state necessarie due ore di confronto serrato fra i due vicepremier, il ministro dell’Economia e lo stesso Conte, per limare fino all’ultimo minuto la bozza di Def preparata dal ministero dell’Economia. Due, in particolari, i passaggi più critici. Il primo sull’Iva. I Pentastellati avrebbero voluto un ‘no’ netto agli aumenti previsti dal primo gennaio dell’anno prossimo. Scontro anche sull’ipotesi di nuove tasse nel caso in cui i conti dovessero deragliare. Ma i nodi veri saranno sciolti solo a settembre, con la nota di aggiornamento del Documento. Solo allora si capirà se davvero ci sono i margini di manovra per evitare l’aumento dell’Iva (costo dell’operazione, 23 miliardi) e, soprattutto se ci saranno i 12-13 miliardi necessari per introdurre almeno il secondo modulo della Flat Tax, con un’aliquota al 15% per i redditi familiari fino a 50mila euro lordi annui. Tutto dipenderà dalla definizione di «misure alternative» e, soprattutto, dalla sostenibilità economica dell’eventuale riduzione delle imposte, che dovrà essere coperta «da una riduzio ne delle spese e delle agevolazioni fiscali». Le incognite, insomma, non mancano. E Di Maio, ieri, ha voluto precisare il perimetro del nuovo fisco: «C’è tutto il mio sostegno solo se sarà rivolta a ceto medio, famiglie e imprese». Canta vittoria Salvini: «la Flat tax si farà. E non c’è alcuna retromarcia su Quota Cento». Vantaggi in arrivo per le imprese: potranno contare su una miniIres sugli utili non redistribuiti e sull’estensione a loro favore della sanatoria fiscale concepita per le persone fisiche nella legge di bilancio 2019. Scatterà subito, invece, la «clausola di salvaguardia» che congela due miliardi di spese dei ministeri. Confermato il turn over al 100% per la pubblica amministrazione, come chiesto dalla ministra Bongiorno. Se la maggioranza si dichiara soddisfatta, l’opposizione spara a zero sul Def. «Questo governo – osserva il segretario Pd Zingaretti non sta andando nella giusta direzione, l’Italia sta peggiorando».

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