Cna: “Rivalutare le pensioni minime a 680 euro”

ROMA –  Investire meglio sulla salute e rivalutare le pensioni minime per permettere ai pensionati di uscire dal “periodo nero” vissuto a causa del covid. Lo chiede Giovanni Giungi, rieletto presidente dalla Cna pensionati. ‘Ripartire insieme’, esorta il titolo dell’assemblea nazionale che rappresenta 230mila associati.

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“I pensionati chiedono di essere ascoltati”, sottolinea Giungi, 72enne di Rimini, una vita come imprenditori nel settore della meccanica. “Lottiamo per avere un interessamento più qualificato sulla salute da parte del governo. Abbiamo passato degli anni brutti- dice all’agenzia Dire- li stiamo ancora vivendo, vogliamo che in futuro la salute sia un gradino più alto di quello che è oggi. Da cittadini, poi, vogliamo essere tutelati per quanto riguarda l’aspetto economico: non abbiamo mai chiesto un euro in più ma oggi, tra il caro bollette e tutto quello che sta avvenendo, alziamo la voce e chiediamo di essere più ascoltati”.

Cosa può fare il governo con le risorse del Pnrr? “Vorremmo che la nostra pensione minima, che attualmente è di 502 euro, fosse rivalutata come in tutti i Paesi europei, portandola a 680 euro. Sono le cose minime che chiediamo”, risponde Giungi. “D’altronde- osserva ancora- la nostra popolazione anziana, che ha passato un periodo nero negli ultimi due anni, di qui al 2050 crescerà a dismisura. Abbiamo bisogno di tutelarli, perché se avranno una vita più lunga da vivere, ma non avranno le economie per potersi sostenere, non sarebbe un gran vivere”.

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CNA: “SENZA GIOVANI ARTIGIANATO A RISCHIO”

Trasmettere ai giovani la passione per l’imprenditorialità, favorire la trasmissione d’impresa e salvare così tanti mestieri manuali che rischiano di scomparire con gli ultimi, anziani artigiani. Daniele Vaccarino, presidente Cna, chiede al governo di prestare più attenzione alle imprese artigiane.  Ospite dell’assemblea nazionale di Cna pensionati, che rappresenta 230mila associati, Vaccarino spiega all’agenzia Dire: “L”artigianato, che è un elemento fondamentale per l’economia italiana, rischia di arretrare, perché non riusciamo a sostituire gli anziani con i giovani. È un problema enorme”.

I motivi, osserva Vaccarino, sono principalmente due: “Il primo è che ci sono meno giovani che scelgono la strada dell’imprenditorialità, che è un aspetto importantissimo su cui si può giocare anche l’occupazione”. Non solo: senza giovani c’è il rischio “che alcuni mestieri, soprattutto di natura manuale, senza ricambio generazionale rischiano di sparire”. Quindi, conclude: “Come Cna nazionale, con Cna pensionati, stiamo lavorando alle proposte da fare al governo per favorire da un lato una maggiore penetrazione del concetto di imprenditorialità tra i giovani e dall’altro la trasmissione di impresa”.

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