Borsa italiana a Euronext

Il completamento dell’operazione Euronext, che con 4,4 miliardi di euro ha sancito l’acquisto di Borsa italiana ad opera dell’omologa francese, apre nuovi scenari per le imprese italiane. Non senza lasciare diverse perplessità per quella che, alcuni, vedono come l’ennesima cessione di un asset strategico del nostro paese all’economia d’Oltralpe. Se da un lato la crescita inarrestabile dei mercati internazionali ha imposto l’implementazione dell’offerta alle imprese italiane che vogliono cimentarsi al di fuori dei confini nazionali, dall’altra la partecipazione di Cassa depositi e prestiti nel Comitato di sorveglianza dovrebbe essere in grado di tutelare adeguatamente gli affari di casa nostra. L’impegno, adesso, è quello di riuscire designare un amministratore delegato ed un management che conoscano bene la realtà industriale italiana e siano in grado di valorizzarne tutte le principali caratteristiche, a partire dalla creatività e dalla capacità innovativa che caratterizzano il made in Italy nel mondo. Sono questi i temi che hanno caratterizzato il dibattito nel corso del webinar «Addio alla Borsa italiana: mercati alternativi e Fintech, nuovi strumenti per sostenere la liquidità?» promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei Ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia presidente della Commissione di vigilanza della CassaDepositi e Prestiti, LuciaAlbano, componente di Fratelli d’Italia in commissione Finanze a Montecitorio, Giulio Centemero, deputato della Lega in commissione Finanze e Mattia Mor, deputato di Italia Viva nella commissione Attività produttive. Dai professionisti trapela ottimismo anche se la prudenza non è mai troppa come testimoniano Andrea Bongi, commercialista e revisore legale e Pasqua Borracci, consigliere dell’Istituto nazionale degli Esperti contabili: «Dobbiamo essere positivi. Il rapporto tra aziende italiane e borsa è sempre stato difficile. Con questa operazione possiamo ora triplicare il numero di aziende quotate e speriamo sia scelta giusta. Auguriamoci che non ci siano problemi dal punto di vista occupazionale e che questa sia una manovra azzeccata. Siamo convinti della necessità di incentivi e semplificazioni per le quotazioni in borsa. Molte imprese sono nel limbo e vanno invogliate e sostenute a fare questo passo, necessario comprendere da subito se e cosa cambierà per gli investitori. Siamo tutti d’accordo che al centro della crisi ci siano le piccole e medie imprese anche a causa delle restrizioni del credito bancario. Servono sforzi ulteriori per favorire la trasparenza e la tracciabilità aziendale per agevolare il ricorso al mercato dei capitali alternativi. Anche qui l’azione del governo risulterà determinante al sostegno delle imprese in questo grande passo».

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