Incidenti in montagna, identikit della vittima: free rider, snowboarder, 33 anni

ROMA – Ogni anno la stagione invernale – ormai alle porte – porta con sé i freddi numeri delle tragedie in alta montagna, per incidenti sulle piste o fuori pista, dovuti a volte a imperizia, ed a volte a fatalità non pronosticabili. Come precisa lo stesso soccorso alpino, “le possibilità di sopravvivere dopo essere stati travolti da una valanga sono molto elevate se l’intervento di soccorso è effettuato entro 15 minuti (90%). Oltre tale intervallo le probabilità scendono drasticamente”. L’intervento “salvavita” vede coincidere una serie di fattori professionali, logistici, comunicativi, organizzativi che sono stati aL centro della sessione ‘La gestione del soccorso in valanga’ all’interno di ICARE2021, Congresso nazionale della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva – SIAARTI.

“Gli incidenti da valanga sono spesso eventi letali con una mortalità complessiva del 23%- precisa Simone Bazurro, Anestesista-Rianimatore genovese SIAARTI ed esperto di emergenza in alta montagna- La mortalità aumenta drammaticamente fino al 50% nei casi di seppellimento completo. Nel sistema di elisoccorso sull’arco alpino nella maggior parti delle basi di elisoccorso è presente un A-R. È quindi importante che i medici impiegati nelle unità operanti nelle regioni di montagna abbiano una conoscenza appropriata e aggiornata della gestione delle vittime di valanghe per un migliore outcome dei pazienti”.

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In Europa ed in Nord America le valanghe uccidono circa 150 persone all’anno, di cui la maggioranza sono sciatori, snowboarder e piloti di motoslitte. Una statistica prodotta in Svizzera dall’Istituto per lo studio di neve e valanghe, ha precisato che nel corso degli ultimi venti anni più del 90% di tutti gli incidenti da valanga si è verificato in zone fuoripista, durante escursioni o altre attività di free ride. Sebbene sia una causa di morte sufficientemente rara, i decessi da valanga sono particolarmente devastanti poiché le vittime generalmente sono individui sani con un’età media di 33 anni. Tutti questi elementi portano SIAARTI e gli esperti di soccorso alpino a interrogarsi sulla necessità di innovare tecniche e organizzazione. Stiamo assistendo ad un’evoluzione dei trattamenti e dei soccorsi? “Con una diffusione capillare delle reti di emergenza territoriale in termini di servizi di ambulanza ed elicotteri di soccorso- prosegue l’esperto- gli operatori sanitari sono spesso coinvolti durante le prime fasi del soccorso in caso di valanghe. Grazie a macchine sempre più performanti e tecnologie sempre più portatili si può iniziare un trattamento avanzato già durante le primissime fasi di soccorso”. E quindi tecnologie avanzate, geolocalizzazioni, assistenza specialistica in mobilità, telesoccorso possono aiutare a salvare vite? Risponde Simone Bazurro: “La tecnologia in termini di geo localizzazione, ricerca e soccorso con dispositivi sia attivi che passivi associati ad una trasmissione dati del paziente in tempo reale possono realmente fare la differenza nell’outcome del paziente”. 

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