Olimpiadi 2026, Sala liquida Cirio. Ma il presidente del Piemonte insiste: “Da noi trampolino e bob”

Di Lucio Valentini

TORINO – Beppe Sala scalcia via l’offerta di collaborazione, ma il Piemonte non molla sulle Olimpiadi 2026. A scendere in campo- dopo il “no” tombale di ieri del primo cittadino di Milano al sindaco Lo Russo (“Mi ha chiamato ma la questione è chiusa”)- è direttamente il presidente della Regione Alberto Cirio. Il concetto reiterato è che il Piemonte può dare un aiuto concreto per evitare sprechi di denaro e consumo di suolo: “E’ paradossale che qui il pubblico metta soldi per eliminare impianti sciistici perchĂ© hanno consumato suolo e dobbiamo restituirli alla natura, e dall’altra parte metta soldi per costruirli uguali a pochi centinaia di chilometri da qui”. Questa opzione va considerata ad esempio per la pista da bob costruita per le Olimpiadi del 2006 a Torino e ormai chiusa da 10 anni: “Quello è un esempio, il trampolino è un altro esempio”, risponde Cirio.

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Il parere di Sala e del governatore Veneto Zaia, riconosce Cirio, conta eccome. Ma non si tratta di rubare le Olimpiadi o cambiarne il nome; solo di portare qualche gara in Piemonte per evitare sprechi: 300 milioni di euro secondo i calcoli resi noti l’altro giorno in conferenza stampa congiunta da sindaco e presidente.

“Certo che torniamo da Malagò”, spiega alla ‘Dire’ Cirio a margine dell’inaugurazione del nuovo reparto di degenza di Nefrologia e Gastroenterologia Pediatrica al regina Margherita. E chiama in causa anche il sindaco Lo Russo: “Non abbiamo nessuna remora e su questo c’è un allineamento totale tra Comune e Regione”.

L’offerta del Piemonte viene da lontano, non è estemporanea: “Abbiamo predisposto in tempi non sospetti un dossier molto ben dettagliato che evidenzia le strutture attualmente disponibili a Torino e in Piemonte e un evidente risparmio collegato all’uso di queste strutture rispetto ad altre”.

Poi il presidente si dedica a rintuzzare il sindaco di Milano. “Non si tratta di riportare in corsa Torino e il Piemonte per cambiare il nome alle Olimpiadi. Siamo ben consapevoli che i tempi sono passati ma si tratta di portare un pezzo di Olimpiadi, una gara, una disciplina che può trovare in Piemonte ospitalitĂ  efficiente, risparmiando soldi pubblici e salvaguardando l’ambiente”.

Non si tratta neppure di rubare il brand a Cortina: “Il brand Cortina non c’è. L’ha rifiutato il Comune di Torino col silenzio della Regione. Noi (Cirio e Lo Russo, ndr) siamo arrivati dopo”. Detto questo, “Il parere di Sala e Zaia è importante e noi lo ascoltiamo,- sottolinea il governatore- ma bisogna spiegare bene qual è il tema: non si tratta di ridiscutere il dossier olimpico. Su questo avrebbero ragione Sala e Zaia”.

Cirio, concludendo le sue risposte alla ‘Dire’, ci tiene infine a spiegarsi bene: “Il tema è: nel dossier olimpico attuato alla realizzazione degli impianti e delle infrastrutture, visti i tempi, visto l’ambiente e visti i soldi, magari può essere di utilitĂ  collettiva portare qua qualche gara”.

SALA LIQUIDA CIRIO: TROPPO TARDI, LO CAPISCA E NON INSISTA

Di Nicolò Rubeis

MILANO – “La vita è fatta di opportunitĂ  e Torino ha avuto la possibilitĂ  di partecipare alle Olimpiadi e ha deciso di non esserci. Adesso il percorso è molto avanti, se ne faccia una ragione il presidente del Piemonte Alberto Cirio e la smetta anche di insistere”. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a margine della presentazione del libro ‘Ecologista a Chi?’ di Roberto Della Seta al teatro Franco Parenti, risponde in maniera secca di fronte all’insistenza della Regione Piemonte che chiede di sfruttare qualche impianto presente sul loro territorio per le Olimpiadi invernali del 2026.

Cirio infatti non molla e vorrebbe che venissero considerati impianti come la pista da bob costruita per i Giochi del 2006 a Torino e ormai chiusa da dieci anni. Dall’altra parte però, nessuna apertura. Non ora, quantomeno. GiĂ , perchĂ© come sottolinea Sala “nessuno ha voluto escludere” il Piemonte, ma è successo che “al momento giusto è stata Torino a decidere e- puntualizza- nessuno ha voluto tenerla fuori”.

Insomma, il messaggio da Milano per il Piemonte è chiaro: c’è tempo per tutto, quello delle adesioni è finito. Poi “ho capito che siamo il Paese dove bisogna sempre discutere di tutto e questa magari è la cultura di Cirio ma- osserva il sindaco milanese in chiusura- non è la mia”.

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